Tre
persone sulla scena che attaccano manifesti dello spettacolo “Pornobboy” della
compagnia “Babilonia Teatri” di cui sono proprio loro gli attori: Valeria
Raimondi, Ilaria Dalle Donne ed Enrico Castellani, rappresentanti di sé stessi.
Dopo la pubblicità, si mettono frontali al pubblico e cominciano, a una sola
voce, una sorta di cantilena meccanica e ritmica. La triade intona un “monologo
a tre” comico e allo stesso tempo tetro che, tramite rime, giochi di parole e
ossessive ripetizioni, ripercorre la più conosciuta attualità del nostro paese.
Si passa dal caso Franzoni al rapimento di Quattrocchi; da Eluana alla vicenda
di Veronica Berlusconi. Questi e molti altri diventano i protagonisti di una
farsa che giunge ad alti picchi di tragico descrivendo, con disgusto per la
società, il bombardamento mediatico da cui siamo continuamente e inconsciamente
condizionati. Noi non conosciamo i fatti per quello che sono, ma per quello che
ci costringono a credere. Fatti vomitati dai Babilonia in uno sfondo di ironica
sessualità, la stessa sfruttata dai media solo a titolo d’immagine appetitosa:
da qui “Pornobboy”.
Le parole
finiscono ed è il silenzio che regna, rotto dopo alcuni istanti da una canzone:
una ninnananna infantile invocatrice di una pace imprendile, distorta.
Terminata la musica la scena viene invasa da una schiuma bianca che ricopre e
mangia gli attori: metafora della verità soffocata dall’artificio.
Lavoro
ben costruito, equilibrato in tutte le sue parti, “Pornobboy”, ha il limite,
rappresentando argomenti attualissimi, di correre il rischio di un forte
apprezzamento nel presente e di una caduta nell’immediato futuro, il pericolo
che si trasformi in uno spettacolo a sua volta consumistico, benché l’amarezza
che lascia dentro porti a una più profonda riflessione sull’uomo e su quello
che lo circonda.
Stefano
Duranti Poccetti (dal giornale del Kilowatt Festival, 29 luglio 2009)
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