Un'atmosfera da saloon: seggiole, poltrone, un tavolo con
bottiglie e bicchieri di vino rosso (realmente bevuto dai musicisti). Questo lo
scenario di "Schubertiade. La vita di Schubert raccontata e
illustrata", uno spettacolo di teatro-musica sulla vita del grande
compositore Franz Schubert andato in scena ieri sera al "Tuscan Sun
Festival". È stata Greta Scacchi a presentare il tutto che, nei panni
della baronessa e scrittrice Madame de Staël, si è dimostrata veramente brava
nell'intrattenere il pubblico, parlando un mix di lingue che sono oscillate
dall'italiano, all'inglese, al tedesco.
Altro attore era presente, Nicola Bibi Ciammarughi, che ha
vestito i panni di Robert Schumann, recitando amabili parole che Schumann spese
su Schubert, ritenendolo all'epoca un grandissimo compositore, per certi versi
superiore allo stesso Beethoven. Ottimo Frank Braley al pianoforte sia nel
brano solistico "Impromtu n. 1 in Do minore, op.90", sia nelle
composizioni liederistiche accompagnato dal Baritono Werner van Mechelen
("Der Tod und das Mädchen" – La morte e la fanciulla - è stato
veramente interessante), sia nel "Quintetto per pianoforte e archi in La
maggiore 'La trota', con Michael Guttman ed Eleonore Darman al violino, Anton
Martynov alla viola, Diana Ligeti al violoncello ed Enrico Fagone al
contrabbasso, questi ultimi quattro anche artefici di alcuni brani di due
quartetti Schubertiani – il "Quartetto n. 14 in Re minore 'Der tod und das
Mädchen'. 2°movimento" e il "Quartetto n. 12 in Do minore, o, postuma.
'Quartettsatz'".
A differenza dei quintetti di Schumann e Brahms, di cui ho
già parlato in scritti precedenti, in cui i musicisti si "muovono"
tutti in modo organico e armonico, cercando appunto di diventare da cinque uno,
nei quintetti di Schubert ogni strumento mantiene la sua personalità, tanto è
vero che essi si possono distinguere bene tra di loro. Tutti hanno il loro
momento di protagonismo e nessuno di loro è lasciato in secondo piano. Sempre
chiara e brillante la musica del compositore austriaco, farcita di sentimentale
romanticismo, ma scorrevole e ispirata come un pezzo settecentesco.
Non ho molto da dire su questo spettacolo. Mi è piaciuto,
tutto ben riuscito e sarebbe inutile scrivere una pagella per ognuno quando per
ognuno è positiva, mi limito soltanto a dire: "Complimenti a tutti!".
E così si conclude per quest'anno la mia esperienza del
"Festival del sole Toscano", perché degli impegni mi terranno lontano
dagli ultimi due spettacoli della rassegna musicale. Spero che le mie
recensioni siano state apprezzate. Ammetto che delle volte sono un po' troppo
critico, ma, d'altronde, che senso avrebbe essere un critico senza criticare
mai, come fanno in molti ai nostri giorni? D'altra parte, quando si ama una
cosa, la si vuole perfetta. Io amo l'Arte e non mi stancherò mai di analizzare
tutti gli errori che la distolgono dal raggiungimento della perfezione.
Stefano Duranti Poccetti (Tuscan Sun Festival 2011, da
ValdichianaOggi)
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