Prato, Teatro Metastasio, 22 gennaio 2012, spettacolo "Lo schifo" – Una donna, la cronaca della sua vita, una storia che oggi è
politicamente corretto tenere nascosta. Ecco cosa ha voluto far tornare a galla
il regista, nonché drammaturgo, Stefano Massini. Al centro di tutto, l’atroce
esperienza di Ilaria Alpi. C’è chi sostiene che la permanenza in Somalia della
giornalista fu “una settimana di vacanze conclusasi tragicamente”, ma Massini
non si fa incantare e il suo messaggio è molto chiaro. Ilaria Alpi, durante il
suo soggiorno a Mogadiscio, aveva scoperto qualcosa che l’Italia stessa avrebbe
voluto tenere nascosto e, per il bene della patria, era giusto farla tacere per
sempre. Questa la verità dei fatti, questo ciò che il pubblico scopre dopo un’ora
e venti di spettacolo. Uno spettacolo che al teatro unisce l’opera, i video e,
in un certo senso, anche il disegno. Due attrici a portare avanti il racconto,
la non più giovane Lucilla Morlacchi (conosciuta soprattutto per i lavori con
Ronconi, Castri e Visconti) nei panni della stessa Alpi, e Luisa Cattaneo,
interprete dei vari fantasmi che riempiono i ricordi della protagonista.
Ricordi che volano, tornano in vita, come pagine di diario rilette dopo anni.
Ed è proprio questa l’idea che la messa in scena dà: un flusso di memoria
sussurrato (poco comprensibile se non fosse per i microfoni), dolce,
malinconico, ma al tempo stesso sofferente. Un testo molto intenso, a tratti
commovente, forse più adatto ad una lettura piuttosto che ad uno spettacolo
teatrale, ma pungente. Una regia purtroppo poco efficace, un complesso di
musiche travolgenti, ma a volte fine a se stesse. Il messaggio che Massini
vuole dare è apprezzabile, è la macchina teatrale che non convince.
Sicuramente, però, fa riflettere su mondi che non conosciamo, su situazioni che
neanche immaginiamo. D’altronde, chi mai si aspetterebbe che dall’Italia
scaricassero in Africa quantità di scorie tossiche (da qui il titolo “Lo
schifo”) in cambio di cibo e armi?
Sara Bonci
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