Quest’anno
la Berlinale tra tutte le sezioni in concorso ha presentato la cifra record di
quattrocento titoli. Suddividendoli per i giorni effettivi delle proiezioni,
sono stati mostrati al pubblico quaranta film al giorno. Una cifra impossibile
per chi non avrebbe voluto perdersi nemmeno un cortometraggio. Di solito
critici, giornalisti, cineasti o semplici appassionati pianificano la giornata,
sanno che non potranno vedere più di quattro o cinque film in 24 ore e quindi
cercano di organizzarsi in modo da non perdersi in film inutili, anche se a
volte vedere un buon lavoro è solo questione di fortuna. Tra i tanti film visti
quest’anno a Berlino ce n’era uno veramente interessante, un vero capolavoro e
chi lo ha visto è stato veramente fortunato. Un film piccolissimo per
consistenza, budget e attori ma veramente ben fatto. Un lavoro presentato in
una delle sezioni minori del festival e quindi assolutamente passato
inosservato ai grandi media, anche se poi ha vinto due premi, seppur minori, ma
molto considerati a livello internazionale. Una pellicola diretta da un autore uruguaiano, che nel 2007 presentò
al Festival di Venezia La zona,
distribuito nei pochi cinema d’essai rimasti ancora nella provincia italiana.
Il
regista in questione è Rodrigo Pla e il film, su sceneggiatura scritta dalla
moglie, si chiama La Demora.
La Demora è un dramma struggente.
Augustin è un uomo anziano affetto da demenza senile. Sua figlia Maria, senza
marito e tre figli piccoli da mandare a scuola, dorme pochissimo, lavora troppo
e veglia attentamente su tutta la famiglia. La donna, sopraffatta da questa
situazione, decide di mandare suo padre in un centro di assistenza per anziani,
ma quando comincia la pratica per avere il servizio gratuito previsto per i
poveri, scopre che è troppo benestante. A quel punto a Maria viene un’ idea:
approfittando della demenza del padre, decide di abbandonarlo e poi di chiamare
la polizia, in modo che nel trovarlo gli agenti lo accompagnino in un centro
per anziani. Ma qualcosa non va come deve andare e il titolo del film prende
spunto da questo inconveniente, infatti La Demora in italiano si traduce Il ritardo. L’anziano in effetti è
convinto che la figlia sia in ritardo, e quando la polizia arriva tentando di
convincerlo a salire in macchina, lui si oppone con tutte le sue forze,
dicendogli che sta aspettando qualcuno che dovrà arrivare. Il dramma gioca
tutto su un doppio filo: da una parte c’è un vecchio malato che rimanendo fuori
la notte rischia di morire di ipotermia, e dall’altra parte c’è la figlia che
sotto le domande insistenti dei bambini si sente terribilmente in colpa.
L’intreccio ha una struttura classica scandita da tre precisi momenti. La prima
scena è emblematica per presentarci i personaggi e per introdurci nel rapporto
tra padre e figlia: c’è una donna che con tanta pazienza aiuta un anziano nudo
a lavarsi sotto la doccia e lo stesso se ne vergogna. La parte centrale,
invece, è rappresentata dalla scena nella quale la figlia decide di abbandonare
il padre. È qui che il regista mostra tutta la sua bravura, non solo nel
girare, ma anche di saper scegliere gli attori. Perché l’attrice che interpreta
Maria (Roxana Blanco) è davvero brava, è una donna dal viso segnato dalla
sofferenza e il personaggio che interpreta gli è cucito addosso. Bastano pochi
secondi di inquadratura sul suo sguardo e il pubblico riesce a capire la triste
decisione che sta per prendere. Ecco, tutta la forza di questo piccolo capolavoro
è tutta in questa scena. È qui che viene fuori la forza della settima arte, è
qui che il cinema si stacca dal teatro, dalla letteratura e da tutte le altre
forme artistiche e diventa solo cinema nella sua essenza. Ed infine c’è il
finale, un finale denso ed emozionante, ma che non voglio descrivere in questo
articolo perché, se qualche distributore con un po’ di amore per il cinema
l’abbia comprato o lo vuole comprare, farà la fortuna di un qualsiasi cinema
d’essai rimasto ancora nella provincia italiana.
Antonio
Castaldo
Bellissimo film reale e profondo, la Vs recensione lo descrive perfettamente, grazie!
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