Esiste l’impossibile? No, non esiste. Grazie al sogno si può
raggiungere qualsiasi cosa, benché al sogno si aggiunga il mezzo, vale a dire
una concreta volontà di fare, di costruire: la capacità di dare vita all’impalcatura
che regge il sogno e, se questa non viene eretta con saldezza, il sogno diventa
solo una mera illusione.
È un po’ questa l’essenza dello spettacolo “Il volo di
Leonardo”, scritto, diretto e interpretato da Flavio Albanese, andato in scena
al Teatro Strehler del Piccolo di Milano nella minuta Scatola Magica. Leonardo da Vinci è uno dei più grandi geni dell’umanità – che banalità che ho detto. Un
genio che è riuscito a creare, a inventare qualsiasi cosa e tutto questo solo
provando, solo facendo tentativi, solo fallendo! Solo chi fallisce può trovare
una soluzione, perché solo chi agisce fallisce, e solo chi fallisce riuscirà un
giorno a volare! Come lo stesso Leonardo riuscirà alla fine dello spettacolo –
dopo vari tentativi che metteranno a dura prova il suo allievo. Uno spettacolo
che è un monologo, in cui Flavio Albanese interpreta non Leonardo, ma l’allievo
di cui parlavo: Zoroastro. Leonardo non compare mai, ma la sua immagine è resa dal
personaggio in scena, che ne racconta le gesta in una chiave a tratti comica, a
tratti d’intensa liricità, in cui emerge la vasta figura dell’artista –
architetto – ingegnere … del factotum Leonardo, che, certo, di errori ne ha commessi,
ma alla fine è sempre arrivato dove voleva e questo perché mai ragionò come un
uomo comune, ma con la propria mente, la mente di un genio.
Sulla scena ci sono solo pochi oggetti che ricordano Leonardo da Vinci, sopra a tutti una lavagna in cui sta disegnato il grande volto del
maestro. Flavio Albanese ha costruito lo spazio scenico e l’intero impianto
spettacolare molto bene ed è bravo a dialogare col pubblico durante la
rappresentazione, aiutato anche dalle piccole dimensioni della sala, che si
adatta perfettamente a uno spettacolo del genere. L’attore sta sul palcoscenico
per circa un’ora e si fa seguire con piacere, senza annoiare, rubando sorrisi.
Si può dire insomma che l’evento da lui portato non può prendere il nome di
illusione, ma di sogno, perché ha sognato di portare in scena la vita di
Leonardo e lo ha anche fatto costruendo un valido impianto spettacolare, che,
nella sua semplicità, è stato incisivo ed efficace al punto giusto.
Stefano Duranti Poccetti
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