Un po’ di storia. il febbraio del 2009 ha contrassegnato l'ultimo concerto a Roma degli Oasis. Per ricordare quell’evento ecco un prezioso documento che ricorda quella sera: una recensione scritta da Flavia Clari
OASIS
20.02.2009 Roma - Palalottomatica
Finalmente dopo 5 anni torna in Italia la band inglese amata
da tutta Europa: OASIS!!
Sono le ore 21.00, il Palalottomatica di Roma è colmo di
fan, dal 2° ma ancor di più dal 3° anello si vedono soltanto TANTE teste... Sono
i ragazzi del Parterre che sono lì dalle otto di mattina per vedere il più
vicino possibile la loro band preferita; Tra i posti degli anelli c’è
addirittura gente in piedi o seduta per le scale. Un concerto sold out infatti
già da novembre erano terminati tutti i biglietti.
Si spengono tutte le luci della sala, la folla inizia ad
urlare e a gridare il loro nome, sul palco iniziano ad alternarsi delle luci a
strobo seguite da luci occhi di bue come se stessero cercando la band…Ed eccoli
apparire: i fratelli Gallagher, Andy & Gem sotto la loro classica canzone
di apertura: “Fuckin in the Bushes”.
Luci blu, Liam conquista il centro del palco, assume la sua
classica posizione un po’ storta davanti al microfono e il concerto ha inizio!
Con quale canzone migliore poteva aprire il concerto e
spiegare come si sentiva se non con Rock ‘n’ roll star?? “Tonight I'm a rock n
roll star!!” E ci ha fatto sentire a tutti come delle vere star del rock ‘n’
roll ...
Comincia così un grande mix di brani vecchi e nuovi da Lyla
a Shock of the lightning (singolo tratto dall’ultimo album della band inglese)
e l’ostilità tra i due fratelli Gallagher è sempre più accentuata e il tipico
atteggiamento di Liam di andarsene mentre canta il fratello è stato ben
visibile nella canzone “ The Masterplan”.
Ma il brano che accende il corpo e l’anima del pubblico è
solo uno: “What’s The Story Morning Glory” che trasforma il palalottomatica
come un vero inferno: le luci tingono il palco e la folla di rosso e milioni di
fan saltano, ballano e gridano “in quell’aere senza stelle e senza tempo”.
Ma sono fan destinati e che appartengono al paradiso,
infatti, una lieve luce azzurra illumina il palco e l’unica luce che illumina
la folla è la fiamma degli accendini sventolati. Come se fosse un coro di
angeli si sente soltanto la voce del pubblico che da sola inizia la canzone più
dolce e lenta degli Oasis: “I’m outta time”.
Non poteva non mancare la più bella canzone mai scritta dai
fratelli Gallagher... Un colpetto di tosse... Tempo stabilito dalle bacchette della
batteria... e la chitarra acustica che dà inizio a un brano colonna sonora di
molte storie d’amore: “Wonderwall” ; innamorati che si baciano e si abbracciano
dolcemente, persone che si dedicano questa canzone attraverso il telefono, una
chiamata alla loro amata che non ha fatto in tempo a prendere il biglietto. È
come se l’attenzione per un attimo si spostasse dal cantante agli occhi del tuo
amato, come se in quell’istante in mezzo a un milione di persone esisteste solo
tu e lui.
Ma l’apoteosi del concerto si ha con la fantastica canzone:
“Don’t look back in anger” un esibizione da brivido; Noel con la sua chitarra
ci fa emozionare e ci lascia cantare da soli il ritornello di questo
meraviglioso brano: “And so, sally can wait, She knows its too late as were
walking on by. Her soul slides
away, But dont look back in anger. I heard you say”. Ma la cosa più
bella, oltre a sentire solamente la nostra voce, è stato vedere sul grande
schermo del palco le nostre facce che cantavano con gioia e felicità questa
splendida canzone, come se fossimo noi le vere star!
E con il brano “I Am the Walrus” (cover dei The Beatles) si
conclude purtroppo questo incantevole sogno che tutti noi avremmo voluto che
durasse per l’eternità.
Anch’io ho partecipato a questo straordinario evento ed è
stato bellissimo, stupendo, magnifico averli tutti a pochi metri, incrociarne
lo sguardo, anche solo per un attimo, cantare con loro e anche più forte di
loro. Terrò sempre il ricordo di quella sera e per qualche giorno questo
sorriso inebetito che dal 20 febbraio ho stampato in faccia e che questa band
mi ha regalato.
Flavia Clari
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