Prosegue al Teatro Signorelli, nell'ambito della rassegna
"CORTONA IN MUSICA 2012", la trasmissione in diretta via satellite ed
in alta definizione dei concerti organizzati dal Teatro alla Scala di Milano
per celebrare il trentesimo anniversario della FILARMONICA DELLA SCALA (ricordo
il precedente appuntamento del primo Aprile, sinfonie n.41 K551 Jupiter di
Mozart e n.1 di Brahms per la direzione
del Maestro Christoph Eschenbach). L'originale e innovativa iniziativa,
denominata eloquentemente "FILARMONICA DELLA SCALA AL CINEMA", si
propone di permettere agli appassionati di tutto il mondo (il progetto ha visto
l'adesione, oltre che dell'Italia, di vari paesi europei ed extraeuropei) di
fruire, rigorosamente in diretta ed in condizioni audio/video ottimali -nei
limiti delle possibilità tecniche delle varie sale cinematografiche aderenti-,
dello spettacolo offerto dai migliori direttori d'orchestra del mondo, chiamati
per l'occasione a guidare la prestigiosa filarmonica milanese, fiore
all'occhiello dell'eccellenza musicale italiana, che è giusto valorizzare e far
conoscere nel pianeta.
Il compositore americano George Gershwin (1898-1937) è stato
una delle figure-chiave del '900 artistico, e non solo nell'ambito della musica
classica: l'innata sensibilità e curiosità verso ogni forma musicale, il suo
eclettismo, l'assenza di pregiudizi culturali e il desiderio di innovare lo
hanno portato a costruire una musica che solo riduttivamente può essere
definita "classica". Le sue composizioni sono in realtà magistrali
esempi di contaminazione tra i vari generi circolanti nella prolifica scena americana
di inizio '900 (blues, jazz, gospel, folk...) e la classicità della
Mitteleuropa dei secoli precedenti, vere e proprie testimonianze di un felice
sincretismo culturale capace di abbattere barriere spazio-temporali giudicate
(almeno prima di Gershwin) invalicabili. L'evidente ibridazione delle sue opere
più celebri -la "RAPSODIA IN BLU", "AN AMERICAN IN PARIS",
"PORGY AND BESS", tutte caratterizzate dal prevalere di un mood jazz
innestato su un impianto classico-, rendono la musica di Gershwin straordinariamente
attuale oltreché godibile e accessibile ai profani del genere (tra i quali si
trova chi scrive); a distanza di quasi un secolo la sua produzione, canzoni
comprese (perché anche ad esse si è dedicato, insieme al fratello paroliere
Ira), mantiene una freschezza melodica straordinaria che fa ben comprendere
perché i grandi nomi del jazz e della musica leggera più in generale abbiano
fatto (e facciano tuttora) a gara per omaggiare le sue opere ( su tutto, è
sufficiente citare la "PORGY AND BESS" di Miles Davis) e le sue songs
(quante versioni saranno state incise di "SUMMERTIME"? Dovendo
sceglierne un paio non avrei dubbi: quella jazz di Ella Fitzgerald e
l'epica,sofferta, definitiva e straziante incisione di Janis Joplin con i suoi "BIG
BROTHER & THE HOLDING COMPANY" nello storico album "CHEAP
THRILLS" DEL 1968; di "S'WONDERFUL" invece, altro brano divenuto
nel tempo un celebre standard jazz, cito volentieri l'elegante rilettura della
crooner canadese Diana Krall), per non parlare poi della fortuna di Gershwin al
cinema: nel mare di rifacimenti e film ispirati al Maestro, come dimenticare i
passi di Gene Kelly in "UN AMERICANO A PARIGI",il tributo
hollywoodiano del 1951 diretto da Vincente Minnelli e premiato da una pioggia
di Oscar -tra cui quelli per il miglior film e, naturalmente, per la miglior
colonna sonora-, omaggio al figlio che Hollywood perse subito dopo averlo
adottato (vi si era trasferito solo un anno prima della prematura scomparsa,
per dedicarsi alle musiche per il cinema); il film permette di apprezzare al
meglio le canzoni dei fratelli Gershwin, pezzi del calibro di "I GOT
RYTHM", "LOVE IS HERE TO STAY" oltre alla già citata
"S'WONDERFUL". Non ho dubbi che, se la vita gliene avesse concesso
l'opportunità, Gershwin avrebbe potuto eccellere anche come autore di colonne
sonore cinematografiche (è davvero arduo riascoltare "AN AMERICAN IN
PARIS" senza proiettarsi nella mente, in sottofondo, i fotogrammi delle
splendide coreografie di ispirazione pittorica (Renoir, Van Gogh e altri) del
balletto finale del film).
E allora, ad assecondare il maestro cerimoniere Riccardo
Chailly -direttore d'orchestra di lungo corso dal curriculum chilometrico (che
qui vi risparmio ma che è facilmente reperibile in rete per chiunque voglia
approfondire), abituale collaboratore della Filarmonica della scala nonché
attuale direttore del GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia-, chi meglio di Stefano
Bollani -forse il più grande pianista italiano del momento-, colui che ha fatto
della versatilità e dell'eclettismo quasi delle regole di vita, oltre che la
cifra artistica principale del proprio percorso (è ormai consuetudine vederlo
alternarsi, con la massima naturalezza e disinvoltura di questo mondo, tra un
progetto jazz e un concerto di classica, piuttosto che tra una comparsata in tv
a riproporre spiritosamente le canzoni di Paolo Conte (imitandone persino la
voce!) e un omaggio al Brasile sconosciuto col progetto "CARIOCA")?
In una serata che celebra Gershwin, la presenza sul palco di un artista sempre
pronto a rimettersi in discussione e apertissimo ad ogni idea purché buona come
Bollani, si tinge di un suggestivo valore simbolico, stipulando una sorta di
ideale "continuum empatico" tra il compositore americano e l'estroso,
funambolico, grande pianista milanese (ma forentino d'adozione), due uomini di
cultura accomunati dal rifuito dei pregiudizi e da un'insaziabile desiderio di
conoscenza. L'apparizione di figure carismatiche e fuori dagli schemi come
quella di Bollani in particolare, costituisce un toccasana rigenerante per un
ambiente tradizionalmente paludato e serioso come quello della musica colta (ma
anche di certo jazz...si pensi a Keith Jarrett...), oltre a fungere da viatico
per favorire l'avvicinamento degli ascoltatori più giovani ad un ambiente
troppo spesso esclusivo e quindi escludente.
La serata -opportunamente introdotta da cenni storici e
tecnici qualificati, integrati poi dalle interviste ai protagonisti dell'evento
messe in onda durante le pause tra le esecuzioni- si è aperta con la
riproposizione di estratti dalla suite "CATFISH ROW", una rilettura
sinfonica che lo stesso Gershwin ha operato della sua opera più famosa,
"PORGY AND BESS"; è giunto poi il momento dell'attesa e celeberrima
"AN AMERICAN IN PARIS", la cui impeccabile esecuzione ha ricevuto un
giusto plauso prolungato da parte del pubblico (teatro gremito in ogni ordine
di posto); dopo l'intervallo, l'evento-clou del programma con l'ingresso fianco
a fianco di Chailly e Bollani per il "CONCERTO IN FA" per pianoforte
e orchestra, uno dei sogni gershwiniani più ambiziosi. La palpabile sintonia
tra i due (che del resto si conoscono già benissimo, avendo realizzato insieme
un album tributo a Gershwin, "RAPSODIA IN BLU E CONCERTO IN FA",
divenuto rapidamente un cult, tanto da essere stato recentemente ristampato in
versione deluxe a doppio disco, alla maniera dei grandi dischi rock e pop) ha
prodotto un risultato eccellente, come solo una profonda complicità poteva
garantire.
Esaurito il programma ufficiale, tempo di bis a raffica, con
un incontenibile Bollani a scherzare prima con Chailly ed orchestra, poi a
folleggiare in splendida solitudine, lanciato in spericolati fraseggi jazz
ipnotici la cui lunghezza ha finito per stupire e deisorientare perfino il
"povero" satellite, dotato di autonomia temporale per il collegamento
(spero capiate) tassativamente limitata alla soglia invalicabile delle 22, col
risultato che ci siamo visti sfumare sul più bello la sarabanda bollaniana,
troncata di netto dall'impietosa e perentoria apparizione del "nero"
sullo schermo...così è la vita!
Una piccola nota stonata che comunque non sposta di un
millimetro il mio giudizio, decisamente positivo, su questo interessante e
riuscito esperimento al quale ha senz'altro giovato la cornice evocativa del
nostro bel teatro Signorelli (forse pure troppo: l' immedesimazione è stata
tale che al termine dei brani veniva veramente voglia di applaudire, come se ci
trovassimo fisicamente a Milano e i musicisti potessero sentirci, una
situazione ai limiti del surreale...), funzionale nel mitigare una certa
impressione di "virtualità" generale (siamo lì senza esserci):
contraddizioni della tecnologia!
DIRETTORE RICCARDO
CHAILLY
PIANOFORTE STEFANO
BOLLANI
GEORGE
GERSHWIN
CATFISH ROW
catfish row
porgy sings
fugue
hurricane
good
morning brother (sistuh)
AN AMERICAN IN PARIS
CONCERTO IN FA
allegro
adagio- andante con moto
allegro agitato
Prossimi appuntamenti, sempre al teatro Signorelli, con i
grandi concerti della "FILARMONICA DELLA SCALA AL CINEMA":
LUNEDI' 7 MAGGIO
DIRETTORE ANDREA
BATTISTONI
PIANOFORTE ALEXANDER
ROMANOVSKY
MATTEO FRANCESCHINI
"JA SAM"- PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
SERGEJ
RACHMANINOV "RAPSODIA SU UN TEMA DI
PAGANINI/ SINFONIA N.2"
LUNEDI' 21 MAGGIO
DIRETTORE FABIO LUSI
PIANOFORTE RAFAL BLECHAZ
GIOVANNI GABRIELLI
"TRE CANZONI"
LUDWIG VAN BEETHOVEN
"CONCERTO PER PIANOFORTE N.4"
ALFREDO CASELLA
"PAGANINIANA"
OTTORINO RESPIGHI
"FESTE ROMANE"
PREZZI: INTERO EURO 15;
RIDOTTO EURO 12; RIDOTTO (MAIN PARTNERS) EURO 10
Francesco Vignaroli
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