(the time machine)
USA, 1960 98' COLORE
REGIA :
GEORGE PAL
INTERPRETI :
ROD TAYLOR, YVETTE MIMIEUX, ALAN YOUNG, SEBASTIAN CABOT, TOM HELMORE, DORIS
LLOYD, WHIT BISSELL
EDIZIONE DVD : Sì, distribuito da WARNER HOME VIDEO
Regno Unito, sera del 31 Dicembre 1899. Per festeggiare
degnamente l'arrivo del nuovo secolo, il giovane scienziato e inventore George
(Taylor) invita alcuni amici ad assistere ad un esperimento che, in caso di
riuscita, cambierà (letteralmente) la storia dell'uomo: ha inventato la
macchina del tempo. Dopo averne fatto scomparire un prototipo in miniatura
verso un'epoca imprecisata, davanti agli sguardi derisori e poco interessati
degli invitati, decide di collaudare personalmente la macchina vera e propria,
destinazione futuro. Dopo tre soste forzate, in corrispondenza di altrettante
guerre -i due conflitti mondiali nel 1917 e nel 1940, più l'immaginaria (ma
all'epoca purtroppo plausibilissima) apocalisse atomica del 1966-, procede per
cause di forza maggiore fino all'anno 802701; il paradisiaco scenario naturale
che si mostra al suo sguardo cela in realtà un mondo diviso in due fazioni: in
superficie vivono i biondissimi eloi dalle sembianze ancora umane, pacifici,
apatici, indolenti, regrediti sia culturalmente che politicamente (non hanno il
minimo interesse per il sapere, non conoscono né fuoco né scrittura, non
lavorano, non possiedono una struttura sociale, non vi sono istituzioni...);
nel sottosuolo vivono i mostruosi Morlocks, umanoidi degenerati e cannibali
dotati di tecnologia che trattano gli Eloi alla stegua di bestie d'allevamento,
provvedendo al loro sostentamento (cibo e pure vestiti) per poi mangiarseli.
Innamoratosi di Weena, la bella Eloi cui ha già salvato una volta la vita
(traendola in salvo dalle rapide di un fiume, sotto lo sguardo indifferente
degli altri suoi simili), George decide è che arrivato il momento di rovesciare
il regime dei Morlocks (che nel frattempo gli hanno sottratto la macchina del
tempo) e risvegliare negli Eloi le prerogative umane perdute: curiosità,
solidarietà, conoscenza. Solo su queste basi si potrà costruire un ordine nuovo
per un mondo nuovo, dove forse ci sarà posto anche per lui.
Sfida alla quarta dimensione dello spazio (il tempo), per
questo gioiellino di fantascienza pacifista, progressista e utopica, tratto dal
romanzo "LA MACCHINA DEL TEMPO" del 1895 di H.G.Wells (di cui il
protagonista rappresenta l'alter ego, come mostra l'iscrizione sulla macchina,
"MANUFACTED BY H.G.WELLS").
Negli anni della guerra fredda (è sempre fondamentale
contestualizzare un'opera), col rischio di un olocausto atomico ad ogni piè
sospinto -la Crisi dei missili di Cuba, che rappresenta il momento di massimo avvicinamento al punto di
non ritorno del conflitto atomico da parte dell'umanità, avverrà soltanto due
anni dopo, nell'Ottobre 1962- appaiono più attuali e opportune che mai le
intuizioni e le preoccupazioni intorno all'impresa scientifica di cui si fa
portatore il protagonista: quali limiti deve porsi la scienza? Quali sono le
sue responsabilità (doveri) etiche e sociali? E' giusto che la ricerca
scientifica si ponga al servizio dell'industria bellica (come suggerito a
George dagli avidi testimoni dell'esperimento, tutti "affaristi" di
professione) mettendo le proprie conoscenze a disposizione di un'attività umana
potenzialmente (anzi,togliamo pure l'avverbio) più dannosa che utile
all'umanità? George ha le idee molto chiare in proposito ed è per questo che
rimane allibilto e indignato di fronte alle proposte dei suoi ospiti, che lo
sollecitano a trovare il modo di monetizzare la scoperta ("HA MAI PENSATO
ALLE POSSIBILITA' COMMERCIALI?") e
ad occuparsi di qustioni ben più utili alla nazione, impegnata nella
guerra ai boeri in Sudafrica. Non sono soltanto il fascino dell'ignoto e
l'inesauribile sete di sapere a spingere il nostro inventore a compiere questo
salto nel buio, c'è anche un forte desiderio di fuggire dal mondo così come è
diventato, da questo becero e arido utilitarismo figlio della rivoluzione
industriale ormai imperante, che sta traviando l'impresa scientifica dai suoi
intenti originari portandola ad allinearsi a nuovi ideali nei quai George sa di
non potersi identificare. Nulla sembra vincolarlo al suo presente, non ha
neppure (a ribadire la sua radicale alterità al contesto) un legame
sentimentale. E' evidente: nel nascente XX secolo non c'è posto per lui, come
gli confermerà una volta di più il ritorno dal suo VIAGGIO IMPOSSIBILE. Preso
atto di ciò, tanto vale rituffarsi nel MONDO NUOVO, con la speranza di
ricominciare in un luogo in cui si può sfuggire alla guerra, il vero convitato
di pietra di questa storia, minaccioso leitmotiv (insieme al tempo)
onnipresente, sia attraverso un'oscura ma riconoscibilissima presenza nell'aria
che attraverso i propri simboli -la stessa sirena che nel '900 segnala il
pericolo ( ..."A QUEL TEMPO IN EUROPA, C'ERA UN'ALTRA GUERRA/ E PER
CANZONI, SOLO SIRENE D'ALLARME...", Franco Battiato, "ARIA DI
RIVOLUZIONE", dall'album capolavoro "SULLE CORDE DI ARIES" del
1973), la ritroviamo nel futuro remoto con una funzione opposta: è lo strumento
con cui i Morlocks richiamano gli ignari Eloi verso la morte-. Tutto ciò che
gli occorre per ripartire, sono giusto due o tre libri: solo il sapere ci rende
liberi!.....................................................................Siamo
proprio sicuri che sia un bene "riattivare" il processo conoscitivo
nell'uomo? E se la storia si ripetesse e l'uomo ricominciasse a combattere
contro i propri simili riappropriandosi dell'atomo in un amen? Non c'è il
rischio di ricadere dalla padella nella brace? E se i Morlocks, memori dei
disastri del passato, tenessero apposta gli Eloi nell'ignoranza? Per quanto
costruito sull'ingiustizia e la prevaricazione, quello raggiunto da Eloi e
Morlocks parrebbe un equilibrio solido, anche da un punto di vista demografico
(le due specie sembrano numericamente stabili, grazie al controllo operato dai
Morlocks), e, soprattutto, sembra eco-compatibile, a giudicare dalla lussureggiante
vegetazione che cresce in ogni dove... la limitata tecnologia dei Morlocks
serve soltanto -probabilmente, non ci vengono date delucidazioni al riguardo- a
garantire il loro sostentamento, seppure a spese di altri esseri viventi
barbaramente macellati nelle fabbriche sotterranee (ma noi non facciamo
altrettanto??!)...E' dunque possibile per l'uomo, vivere libero, nel pieno
possesso delle proprie facoltà mentali e fisiche, senza che ciò rechi danno al
Pianeta considerato, nella suggestiva prospettiva di Asimoov, come Gaia, un
unico essere vivente? Coniugare libertà e sostenibiltà è la vera sfida del
presente; purtroppo, ad oltre 50 anni di distanza dall'uscita del film, non si
registrano significativi passi in avanti...
A fronte di una brillante prima parte discorsiva e
riflessiva (dove rimane però il duplice rammarico per la mancata incursione nel
passato e per un '900 attraversato troppo di fretta), densa di spunti di
riflessione (anche in chiave spettacolare: i paradossi temporali qui solo
accennati non possono aver lasciato indifferente il regista Robert Zemeckis per
il suo "RITORNO AL FUTURO") e chiusa idealmente dall'eruzione
vulcanica che pone la pietra tombale sulla "civiltà atomica" (la
natura che punisce l'uomo? o forse Dio?), il film si perde un po' sia nella
rappresentazione del futuro che nelle sequenze avventurose : l'anno 802701 non
appare particolarmente originale e "alieno" come sarebbe ragionevole
aspettarsi visto l'enorme lasso temporale che lo separa dal '900, sembra quasi di
trovarsi di fronte ad uno scenario ibrido, a metà strada tra il giardino
dell'Eden e le antiche civiltà precolombiane, sia per quanto riguarda le
scenografie che per lo status generale degli uomini qui rappresentati.
D'accordo la fedeltà al romanzo originale, ma forse sarebbe stato più
opportuno, in nome delle esigenze filmiche, apportare delle variazioni, così
come è stato fatto per vari altri aspetti (alcuni dei quali tutt'altro che
secondari, come vedremo tra poco) che vedono il film distinguersi rispetto al
romanzo; il conflitto tra gli Eloi e i Morlocks (sul design dei quali sarebbe
opportuno chiudere un occhio, dato che il film è del 1960...) non è
particolarmente approfondito e tematizzato, dato che la sceneggiatura risulta
reticente su alcune importanti questioni: come e quando è avvenuta la
degenerazione che ha prodotto i mostri? Come hanno fatto gli uomini a smarrire
certe peculiarità fondamentali? Perché gli Eloi parlano ma non scrivono? Cosa
li ha resi così ottusi e passivi?...Tutte domande legittime, cui però si può
trovar risposta solo leggendo il libro, dato che la sceneggiatura firmata da
David Duncan, se pure è meritevole di lode per il già citato discorso sulla
scienza agganciato alle problematiche degli anni sessanta
"atomofobici" (per evidenti questioni temporali, a Wells questo
orizzonte non poteva non risultare estraneo, nel 1895) ha il demerito di
appiattire, eliminandole quasi del tutto, le istanze socio-politiche sulle
quali Wells ha costruito la storia. Da osservatore estremamente attento e critico
della società del suo tempo, ossia l'Inghilterra a cavallo fra la fine dell'800
e la prima metà del '900, lo scrittore e scienziato nota subito con grande
tempismo e preoccupazione il principale effetto collaterale, il frutto
avvelenato, della rivoluzione industriale (adottando una prospettiva, per idee
personali e formazione politico-culturale, "da sinistra") : la
contrapposizione sempre più netta tra la classe operaia e i padroni, che
presumibilmente sfocierà in uno scontro le cui conseguenze non è dato
immaginare. Seguendo questa chiave di lettura, è fin troppo facile riconoscere
negli Eloi e nei Morlocks una rappresentazione metaforica delle due classi
sociali che la rivoluzione industriale ha messo in conflitto tra loro: gli Eloi
sono i discendenti dei padroni, belli, giovani e sani ma resi deboli e
superficiali dagli agi e dall'ozio che alla lunga hanno atrofizzato i loro
cervelli (l'assenza di bisogni rende inutile l'ingegno); i Morlocks sono gli
sfruttati, gli umili lavoratori che condizioni di vita inumane hanno portato
alla deformità fisica e morale ma soprattutto allo sviluppo di un sentimento di
odio, rancore, avversione nei confronti degli ex- negrieri, sentimento talmente
forte da portarli nel corso dei secoli ad ingegnarsi fino al punto di rovesciare
i ruoli e preparare la nemesi degli Eloi. Ecco dunque tutte le spiegazioni che
cerchiamo, alla luce delle quali diventa più leggibile anche il film; senza di
esse, lo scenario appare decisamente più semplicistico e superficiale; le scene
d'azione, infine, per chiudere la parentesi critica, sono tutt'altro che
memorabili (forse a causa di limiti di budget imposti dalla produzione?) specie
se messe in rapporto agli standards del periodo.
Ciò detto, è comunque opportuno ribadire la bontà
dell'insieme e rimarcare la genialità di certe trovate che sono valse al film
un meritatissimo premio Oscar agli effetti speciali:
il design della macchina, con datario sul cruscotto
incorporato; il manichino sulla vetrina del negozio di fronte, sul quale George
può notare lo scorrere del tempo attraverso i vari cambi d'abito che
testimoniano l'avvicendarsi degli anni e delle epoche; le vertiginose
accelerazioni di immagini con le quali viene mostrata la natura che compie i
suoi cicli (il sole, la luna, i fiori, gi alberi...) a velocità supersonica,
tecnica documentaristica per eccellenza; i libri millenari che si polverizzano
istantaneamente sulle mani di George.
Da vedere, in un'ipotetica rassegna cinematografica sulla
fantascienza classica, insieme a "IL PIANETA DELLE SCIMMIE" di
Franklin Shaffner del 1968, col quale ha più di un punto in comune (su tutto,
la paura dell'incubo atomico e la correlata critica dell'impulso
autodistruttivo del genere umano).
Francesco Vignaroli
Nessun commento:
Posta un commento