Piccolo Teatro Grassi, Milano. Martedì 8 maggio 2012

È un po’ questo il concetto del monologo “Pro patria. Senza prigioni, senza processi” di e
con Ascanio Celestini, in cui l’attore, utilizzando solo una piccola porzione
di palcoscenico, sta seduto su uno sgabello rosso; sullo sfondo giornali in cui
sta scritto: “Discorso sulla controvertigine”. Il protagonista infatti dà luogo
a un monologo in cui immagina un fantasioso dialogo tra sé stesso e Giuseppe
Mazzini, tutto questo nell’attesa di riuscire a comporre il discorso da fare in
tribunale, quando l’imputato sarà giudicato, il discorso sulla controvertigine
appunto: quel discorso che lo salverà oppure che lo costringerà a vivere in
eterno in carcere, se non sarà costretto, addirittura, a uccidersi.
Non basta un Celestini strepitoso attore per reggere su di sé
un monologo così pesante e ridondante. I discorsi sulla storia d’Italia
risultano troppo dispersivi e il tutto risulta alquanto monotono, a causa di
una cadenza ritmica e vocale sempre uguale in sé stessa e a una poco dinamica
gestualità e mobilità. Ribadisco, comunque, Celestini grande attore, ma è la
sua opera scritta a non esserlo, un testo che soffoca l’abilità attoriale e,
per dirla tutta, anche troppo lungo: un’ora e quaranta senza intervallo!
Pro patria
testo Ascanio Celestini
Suono Andrea Pesce
con Ascanio Celestini
una produzione FABRICA
in coproduzione con Teatro Stabile dell'Umbria
Stefano Duranti Poccetti
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