TO ROME WITH LOVE
ITALIA/USA/SPAGNA 2012 111'
COLORE
INTERPRETI : WOODY
ALLEN, ALEC BALDWIN, ROBERTO BENIGNI, PENELOPE CRUZ, JUDY DAVIS, JESSE
EISENBERG, GRETA GERWIG, ELLEN PAGE, ALESSANDRA MASTRONARDI, ALESSANDRO TIBERI
Quattro episodi ambientati nella Città Eterna: sotto
l'inquietante sguardo di un onnipresente architetto (Baldwin), il menager di
una coppia di studenti americani viene sconvolto dall'arrivo di un'eccentrica
aspirante attrice (Page), amica di lei; giovani sposini, venuti dal Friuli in
cerca di un'opportunità di lavoro, finiscono col tradirsi a vicenda: lui perderà
la verginità tra le braccia di una prostituta (Cruz), lei finirà a letto con un
topo d'appartamento (Scamarcio) dopo essersi smarrita per le strade di Roma;
uno strampalato regista teatrale (Allen) scopre nel futuro consuocero (che
gestisce un'impresa di pompe funebri) un talento naturale della lirica, l'unico
problema è che costui riesce a cantar bene soltanto sotto la doccia; un
tranquillo impiegatuccio (Benigni) diventa famoso all'improvviso, senza capirne
le ragioni... non durerà.
Uno dei peggiori film dell'intera carriera di Woody, una
cartolina romana futile e vacua (e sì che il titolo del film dovrebbe già
mettere in guardia gli sventurati spettatori: d'accordo per l'omaggio alla Roma
della dolce vita che fu, ma qui si esagera... gli unici soddisfatti saranno gli
operatori turistici, per i quali il film
costituirà un -costosissimo- promo sulle meraviglie della capitale) dove
a lasciare sconcertati è soprattutto l'imbarazzante pochezza della
sceneggiatura (mai ascoltati dialoghi così fiacchi), solitamente uno dei punti
di forza della produzione del regista.
Si comincia subito male, con l'imperdonabile scelta di
"VOLARE/NEL BLU DIPINTO DI BLU" come accompagnamento sonoro ai titoli
di testa: per carità, nulla in contrario nei confronti della canzone di
Modugno, ma per un'Italia reduce dal ventennio berlusconiano e quindi con una
reputazione internazionale ai minimi storici (da "stato libero di
Bananas", per dirla alla Woody: vanificati
decenni di tentativi di affrancamento dai classici clichés italici), cominciare
un film per Roma e su Roma con il brano italiano più stereotipato che ci sia, è
veramente un colpo basso che fa torto alla grandezza intellettuale di Allen... se
ci si mette anche lui, ad alimentare il "pizza-spago-mandolinismo"
imperante, allora siamo proprio fregati... e purtroppo non si tratta dell'unico
elemento di conferma agli stereotipi sull'Italia presente nel film: come non
notare l'improponibile abbigliamento stile emigranti anni '40 dei due sposini
friulani, semplicemente ridicolo; per non parlare poi del personaggio della
moglie dell'impresario di pompe funebri, "tipica" (?) donna italica
sudista tutta cucina e arretratezza culturale o, tanto per restare in tema
musicale, dell'ossessivo refrain fisarmonicistico di "ARRIVEDERCI ROMA"
che accompagna l'episodio degli studenti americani... ma siamo davvero così,
mr. Allen?
Nessuno dei singoli episodi riesce ad emergere da una
generale mediocrità, degna dell'attuale commedia all'italiana, e ho detto
tutto: se non conoscessimo il nome del regista, davvero potremmo scambiare
questo film per il tipico prodotto italico medio(cre) di questi anni (e non mi
riferisco ai "cinepanettoni" né alle "vanzinate", ma alla
commedia che vorrebbe considerarsi un po' più autorevole e ambiziosa, alla
Ozpetek, tanto per intenderci), ossia il classico filmetto appena passabile del
quale non ci ricordiamo più nulla appena usciti dalla sala, dato che scivola
via con la stessa rapida nonchalance di una bella cagata (chiedo scusa). Se
l'episodio degli sposi novelli è un dichiarato (ancorché pallidissimo) omaggio
al Fellini esordiente de "LO SCEICCO BIANCO" ( come dire: Woody
chiama...ma Fellini non risponde!), la situazione non migliora con le altre
storie: noiosa e già vista la tresca tra lo studentello perbene e l'attricetta
pazzoide, una specie di autocitazione alleniana ma in tono minore dall'ottimo
"ANYTHING ELSE" del 2003, con la coppia Jason Biggs/ Christina Ricci
che dà paga e interessi al duo Eisenberg/Page (veramente impietoso il confronto
tra la luciferina ambiguità femminea dell' "Amanda" di Christina e la
scialba "Monica" della Page, siamo proprio ad anni luce di
distanza!); surreale ma alla lunga debole e ripetitivo (anche se un paio di
risate le strappa) l'exploit del tenore "beccamorto", durante il quale
nemmeno la presenza di Woody riesce ad accendere un po' la situazione;
assolutamente insipido e inconsistente, infine, il quadretto benignesco
dall'andamento ellittico (non ci viene spiegato niente, la vicenda parte e si
spegne nel mistero), che pure poteva rivelarsi l'episodio più interessante
visto il tema di fondo che lo caratterizzava, quantomai attuale e stimolante (
quali meccanismi portano ad eleggere come modello per le masse un individuo
senza qualità?), se soltanto Allen avesse puntato di più sulla sostanza invece
che sulla presenza del comico toscano.
Già, a proposito: grandissime aspettative erano state
riposte nel sodalizio Allen/Benigni, un connubio che sulla carta prometteva
meraviglie e che invece si è rivelato un fiasco completo, con un Benigni mai in
parte - più spaesato del personaggio che interpreta-, penalizzato da una
sceneggiatura che gli ha imposto un' inusuale misura e asciuttezza, lontano dai
consueti istrionismi buffoneschi che gli servono per mascherare e compensare le
sue evidenti carenze attoriali di fondo...davvero sprecato!
Comincia a mostrare segni di usura pure il consueto fuoco di
fila di battute su sesso/politica/morte, e non può certo bastare un frescone
nudo che canta "I pagliacci" rinchiuso in una cabina da doccia, nel bel
mezzo di un palco teatrale (con tanto di serissimo pubblico all'ascolto), a
giustificare la visione di un'opera francamente indifendibile, involuta e
regressiva.
Il film viene chiuso dallo stesso personaggio che introduce
le storie, un viglie urbano, il quale annuncia solennemente che in futuro
racconterà altri aneddoti romani: una promessa o una minaccia?
Parata di pura prassi (produttiva) per vari volti noti del
nostro cinema, tra vecchie glorie e giovani rampanti: Giuliano Gemma, Ornella
Muti, Lina Sastri, Riccardo Scamarcio, Donatella Finocchiaro, Antonio Albanese
(forse il cammeo migliore), Gian Marco Tognazzi...
Francesco Vignaroli
Vero, occasione sprecata :-( (Gino)
RispondiEliminaQuando un artista non si rende conto di non avere più nulla da raccontare ma continua a farlo, male, è la cosa più penosa che ci sia...io credo che purtroppo non si fermerà qui, ci sono ancora molti paes in Europa dove Allen non ha ancora girato...aiuto! siamo fritti...Allen rimane grande nei primi film, come anche Fellini...altro esempio di vena che pur esaurita ha continuato a rivoltarsi nei nellea sua passata e lontana grandezza...facendoci rimpiangeee "Lo sceicco bianco", "La strada", "Le notti di Cabiria"...RIP
RispondiElimina