Les
vacances de M. Hulot (Francia, 1953)
Genere: Commedia
Regia: Jacques Tati
Sceneggiatura: Jacques Tati, Herni Marquet, Pierre Aubert,
Jacques Lagrange
Fotografia: Jacques Mercanton, Jean Mousselle
Musiche: Alain Romans
Produttore: Fred Orain
Nell'articolo precedente avevo
parlato dell'omaggio che Chomet aveva fatto al grande autore francese Tati, ora
mi sembra giusto illustrarvi uno dei suoi capolavori. La trama del film si
svolge presso un villaggio balneare dove Monsieur Houlot si reca per passarvi
le vacanze. Una trama vera e propria in realtà non c'è e il film si costruisce
su piccole gags nelle quali Houlot/Tati, spesso suo malgrado, si ritrova
coinvolto insieme a tutti gli altri personaggi che vivono nella sua pensione.
Così una ruota della macchina diventa una corona da morto, il frustino diventa
una spada, le porte lasciate aperte da Houlot fanno entrare correnti d'aria
portando scompiglio alle altre persone e così via..
Le giornate vengono regolarmente
scandite da un ritmo ciclico che fa sì che alcune situazioni si ripetano come
la campana del gelataio o l'altoparlante della spiaggia ad esempio. Houlot con
la sua figura alta, il cappello in testa e la pipa sempre in bocca è diventato
nell'immaginario cinematografico una figura iconica come lo Charlot di Chaplin.
Ed è da Chaplin e dai personaggi di Buster Keaton infatti che Tati riprende la
fisicità, la capacità di esprimersi mimicamente senza l'uso della parola, ad
esclusione di quel «gramelot» che è presente in tutti i suoi film. E così
Houlot, personaggio gentile, un po' ingenuo, molto solo, ci fa tenerezza nelle
sue dimenticanze, nel suo modo di essere così distratto e poco attento nei
confronti dell'universo che lo circonda. Il suo modo di vivere, a tratti un po'
infantile, ci permette di affezionarci a lui e al film che prende da subito
toni malinconici e sognanti. La vacanza, che spesso è tanto sognata sia dagli
adulti che dai bambini, quando volge al termine e tutti i pensionanti si devono
salutare, lascia un leggero retrogusto amaro e malinconico in bocca.
Tati fa di Houlot una figura poetica,
un uomo così alto che potrebbe toccare il cielo con un dito ma che, allo stesso
tempo, ha ancora l'animo di un bambino. Tati al riguardo diceva:
[...]Confusione è la parola della
nostra epoca. Si va troppo in fretta. Ci dicono tutto quello che dobbiamo
fare. Organizzano le nostre vacanze. La gente è triste. Nessuno fischietta più per
strada [...] sarà sciocco, ma mi
piacciono le persone che
fischiettano per strada ed io stesso lo
faccio. Credo che il giorno in cui
non potrò più fischiettare per
strada sarà una cosa gravissima.
Il film alla fine è un
piccolo saggio di poesia, sognante e delicato. Un viaggio nel passato, quando si
andava in vacanza per riposare e staccare la spina dalla vita di città. Tati
successivamente ha ripreso in mano la pellicola due volte: nel 1963 ne ha
realizzato un nuovo montaggio con una nuova colonna sonora e nel 1975 ha
aggiunto al film un'altra sequenza di quattro minuti.
Il film vinse nel 1953 il
Premio Louis-Delluc e fu candidato nel 1956 agli Oscar per la miglior
sceneggiatura e il miglior soggetto. Nel 1954 fu inserito, attraverso il National Board of Review of Motion
Pictures tra i migliori film stranieri
di quell'anno.
Olga Renzi
Ci pensavo in questi giorni vedendo la gente in vacanza... (Daria)
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