29 giugno, 2012

"Film da riscoprire", di Olga Renzi: "Le vacanze di Monsieur Houlot"



Les vacances de M. Hulot (Francia, 1953)

Genere: Commedia
Regia: Jacques Tati
Sceneggiatura: Jacques Tati, Herni Marquet, Pierre Aubert, Jacques Lagrange                  
Fotografia: Jacques Mercanton, Jean Mousselle
Musiche: Alain Romans                                                                                                                                                                               
Produttore: Fred Orain


Nell'articolo precedente avevo parlato dell'omaggio che Chomet aveva fatto al grande autore francese Tati, ora mi sembra giusto illustrarvi uno dei suoi capolavori. La trama del film si svolge presso un villaggio balneare dove Monsieur Houlot si reca per passarvi le vacanze. Una trama vera e propria in realtà non c'è e il film si costruisce su piccole gags nelle quali Houlot/Tati, spesso suo malgrado, si ritrova coinvolto insieme a tutti gli altri personaggi che vivono nella sua pensione. Così una ruota della macchina diventa una corona da morto, il frustino diventa una spada, le porte lasciate aperte da Houlot fanno entrare correnti d'aria portando scompiglio alle altre persone e così via..
Le giornate vengono regolarmente scandite da un ritmo ciclico che fa sì che alcune situazioni si ripetano come la campana del gelataio o l'altoparlante della spiaggia ad esempio. Houlot con la sua figura alta, il cappello in testa e la pipa sempre in bocca è diventato nell'immaginario cinematografico una figura iconica come lo Charlot di Chaplin. Ed è da Chaplin e dai personaggi di Buster Keaton infatti che Tati riprende la fisicità, la capacità di esprimersi mimicamente senza l'uso della parola, ad esclusione di quel «gramelot» che è presente in tutti i suoi film. E così Houlot, personaggio gentile, un po' ingenuo, molto solo, ci fa tenerezza nelle sue dimenticanze, nel suo modo di essere così distratto e poco attento nei confronti dell'universo che lo circonda. Il suo modo di vivere, a tratti un po' infantile, ci permette di affezionarci a lui e al film che prende da subito toni malinconici e sognanti. La vacanza, che spesso è tanto sognata sia dagli adulti che dai bambini, quando volge al termine e tutti i pensionanti si devono salutare, lascia un leggero retrogusto amaro e malinconico in bocca.
Tati fa di Houlot una figura poetica, un uomo così alto che potrebbe toccare il cielo con un dito ma che, allo stesso tempo, ha ancora l'animo di un bambino. Tati al riguardo diceva:
           
[...]Confusione è la parola della nostra epoca. Si va troppo in fretta. Ci dicono tutto          quello che dobbiamo fare. Organizzano le nostre vacanze. La gente è triste.    Nessuno fischietta più  per strada [...] sarà sciocco, ma mi piacciono le persone             che fischiettano per strada ed io  stesso lo faccio. Credo che il giorno in         cui non            potrò più fischiettare per strada sarà una  cosa gravissima.




Il film alla fine è un piccolo saggio di poesia, sognante e delicato. Un viaggio nel passato, quando si andava in vacanza per riposare e staccare la spina dalla vita di città. Tati successivamente ha ripreso in mano la pellicola due volte: nel 1963 ne ha realizzato un nuovo montaggio con una nuova colonna sonora e nel 1975 ha aggiunto al film un'altra sequenza di quattro minuti.
Il film vinse nel 1953 il Premio Louis-Delluc e fu candidato nel 1956 agli Oscar per la miglior sceneggiatura e il miglior soggetto. Nel 1954 fu inserito, attraverso  il National Board of Review of Motion Pictures  tra i migliori film stranieri di quell'anno. 

Olga Renzi

1 commento:

  1. Ci pensavo in questi giorni vedendo la gente in vacanza... (Daria)

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