Tra teatro, cinema e televisione; dall’ Europa all’America; Da Tinto
Brass a Terence Hill… una ricca carriera quella dell’attrice Carlà Dujany
Solaro, che si racconta al nostro giornale:
Ciao Carlà, puoi presentarti brevemente ai lettori del Corriere dello
Spettacolo?
Mi presento: mi chiamo Carlà Dujany,
cognome di origine valdostana, di conseguenza divenuto francese in quanto la
valle, per chi non lo sa, apparteneva alla Haute Savoie ed in seguito fu
conquistata dall’Impero Romano! Storia a parte, invece Solaro è il cognome di mia madre, usato per la prima volta
nel film di Brass, che l’ha preferito a Dujany (più facile, ovvio) e da allora
rimase quello, ma io scrivo tutti e due.
Nella tua vita ti sei dedicata sia a teatro, cinema e televisione… Hai
una preferenza tra questi tre linguaggi?
Amo tutte e tre le cose: un
attore deve sapersi adeguare, però ritengo che il cinema, il grande set, rimane
la mia passione più grande, più magica, anche se oggi come oggi uno si
accontenta di quello che gli viene proposto… di questi tempi!
Qual è l’esperienza artistica che ricordi con maggior piacere?
Bella domanda. Sarebbe banale
dire tutte, in quanto ogni esperienza è diversa dall’altra e quindi bella,
interessante, istruttiva, eccitante, ma forse direi che il luogo in cui mi sono
sentita più a casa è una “Mecca del cinema”, parlo di Los Angeles, in cui
ricordo bellissime esperienze.
E quella che ricordi con maggior dispiacere, se si può dire?
Quella con maggior dispiacere è
quella in cui mi sono ritrovata a fare una figurazione speciale, con tanto di
battute, invece del ruolo assegnatomi, ma, la cosa peggiore in assoluto, è
stato vedere e ascoltare le mie battute da un’altra attrice che ha fatto quel ruolo
al posto mio. Andai su tutte le furie con la persona (l’"agente"),
che mi ci mandò e con l’aiuto-regista che, ovviamente, non ne sapeva nulla… fu
una cosa vergognosa. Sarebbe stato da lasciare il set, ma, dato che sono una
signora per bene (e purtroppo questo non paga), rimasi!
Parlavi prima dell’ottima preparazione americana per quanto riguardo il
tuo lavoro. Tu hai lavorato in molti paesi d’Europa e del mondo, quali credi
siano quelli dove esiste una migliore organizzazione sotto questo aspetto?
Senza dubbio, dal punto di vista
organizzativo, l’America, anche se al secondo posto metterei l’Italia, a
seconda delle produzioni però!
Cosa ne pensi dell’odierna situazione italiana? Un teatro trascurato,
una televisione delle volte dannosa?
Penso che ormai, purtroppo,
essendo incentrato tutto sulla televisione, è un peccato che la gente non vada
più spesso a teatro o al cinema. Non siamo comunque obbligati a guardare quello
che ci propongono in tv. Ora è arrivata anche l’interattività: scegli tu.
No, direi che nessun incontro ha cambiato
la mia vita.
Quali sono invece i personaggi che hai conosciuto che per te sono stati
più importanti?
Ma, guarda, sono state tutte
belle e, più o meno, piacevoli esperienze, devo dire che Tinto è stato per me
un grande maestro anche nel suo genere e forse sono l’unica o una delle poche a
dirlo e che non si lamenta o si pente di quello che ha fatto, perché Brass, che
considero prima di tutto un amico, sa fare maestosamente bene il suo lavoro. È molto
preciso e pignolo nelle scene e nelle inquadrature. Lo ringrazio molto per le
belle esperienze passate insieme. Per quanto riguarda gli attori è ovvio che
per me l’incontro con il grande Terence Hill è stato il massimo- il mio idolo
da ragazzina, innamorata di quegli occhi che ho sempre sognato e che sono rimasti
fulminanti anche adesso. Ricordo quella mattina che andai sul set: mi stavano
truccando quando lui arrivò e fu Lui a venire da me a presentarsi… Un vero
Signore con la “S” maiuscola! quale attore o attrice di oggi più improbabile avrebbe fatto la stessa cosa? Mah…
Hai mai provato la sensazione che la tua bellezza è stata messa sopra
il tuo talento?
Sì, purtroppo sempre, anche se io
mi ritengo una bellezza, se si può dire, normale, come ce ne sono tante. Forse
è il fascino quello che conta e dove mi rispecchio di più. Non sento che mi
siano state date grandi occasioni per esprimermi a livello artistico.
Qual è il ruolo che hai interpretato che ti è rimasto più impresso?
Indubbiamente il ruolo di Michelle,
la protagonista di “Snuff killer”, in cui sono una madre che cerca la propria
figlia rapita, una madre che per ritrovarla si cala nei personaggi più ombrosi
e squallidi che ci siano. Ho vissuto molto intensamente Michelle, talmente
tanto che, specialmente in alcune scene di violenza, mentre giravamo, hanno
dovuto calmarmi, perché ero troppo calata nel ruolo- pensa fin dove un attore
può arrivare da sentirsi male!
È faticoso essere considerata per le strade non tanto la Carlà che si
è, ma la Carlà attrice e personaggio?
No, per niente faticoso e, devo
dire la verità: non mi e mai successo. Piuttosto sì, l’etichettatura di
tintobrassina quella è rimasta un bel po’, ma, anzi, io sono felicissima quando
mi riconoscono o mi guardano, come per dire: “Ma quella l’ho già vista e non
ricordo dove e in quale ambiente o situazione”, o vengono timidamente a chiedermi
se sono io che ho fatto questo e quest’altro. Ben venga!
curata da Stefano Duranti Poccetti
Ottima intervista di una donna ed attrice di rara personalità Tony Binarelli
RispondiEliminaho avuto la fortuna di conoscerla solo telefonicamente,devo dire che lei è così come viene presentata in questa intervista...Alberto moreni (ragazza in jeans)
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