22 giugno, 2012

La Divina Commedia di Nekrošius: immagini e visioni di un originale viaggio attraverso il mondo dantesco


Teatro Comunale, Modena. 26 maggio 2012

Il 26 e 27 maggio scorsi è andato in scena al Teatro Comunale di Modena lo spettacolo Divina Commedia del regista lituano Eimuntas Nekrošius, all’interno dell’ottava edizione del festival VIE organizzato da Emilia Romagna Teatro. Una nuova sfida per il regista di fama internazionale, riconosciuto come una delle eccellenze della scena teatrale contemporanea, che per questo spettacolo ha scelto di confrontarsi con uno dei capolavori della letteratura italiana, testo di riferimento della nostra stessa identità nazionale. Lo spettacolo è arrivato a Modena subito dopo il debutto mondiale a Brindisi, dove l’idea era nata durante un laboratorio teatrale, e il lavoro di Nekrošius non ha tradito le aspettative.
Raccontare il teatro di Nekrošius non è solo difficile ma inevitabilmente riduttivo, perché ogni suo spettacolo va visto, per non dire che va vissuto. È un concentrato di immagini, simboli, richiami metaforici, dove buona parte delle potenzialità dello spettacolo dipende da quello che si vede sul palcoscenico e da quello che la scena riesce a evocare. Bisogna lasciare da parte la nostra tradizione - soprattutto quella legata alla lettura del testo dantesco - e lasciarsi condurre dall’interpretazione del tutto personale che il regista fa dell’opera, senza altri riferimenti esterni alla scena. Lo spettacolo funziona se lo spettatore si lascia immergere nella creativa immaginazione del regista, se supera l’iniziale stordimento linguistico (come sempre lo spettacolo è recitato in lituano con sottotioli in italiano) lasciando parlare le scene, gli oggetti, la musica che svolge un’importante funzione drammaturgica, e senza dubbio l’espressività a tuttotondo degli attori.
La scenografia della Divina Commedia è posta su di un fondale nero, l’oscurità domina tutto lo spettacolo, ma su di essa intervengono le luci a delimitare gli spazi e a focalizzare lo sguardo sui numerosi personaggi che appaiono in scena. Una grande sfera scura occupa in secondo piano un lato del palcoscenico, e ad essa si contrappone la porta dell’Inferno, nera anch’essa ma a specchio, simile piuttosto ad un muro dove i dannati sbattono ripetutamente. Dietro il passaggio verso l’altro mondo, sul fondo, si scorgono il pianoforte e un tamburo, i due principali strumenti che danno vita alle musiche suonate in scena, che spaziano dal moderno al contemporaneo, e che ora fungono da raccordo tra i diversi momenti del viaggio di Dante, ora introducono i peccatori, in altri casi invece fungono da commento, da voce altra rispetto alla scena. Ai lati del proscenio troviamo due sedie e a terra, appoggiati su di un piano rialzato, due libri che non rimandano solo alle prime due cantiche dell’opera dantesca che sono al centro dello spettacolo, Inferno e Purgatorio, ma che più di una volta diventano oggetti di scena. I due libri sono segnati con post-it colorati, che da un lato danno l’idea di testi vissuti e riletti più volte, e dall’altro rimandano alla modernità, alla nostra quotidianità, come a simboleggiare l’attualità di un’opera che ha superato il tempo. Nekrošius del resto attualizza molto il viaggio di Dante attraverso i due regni ultraterreni, così come umanizza i personaggi a partire in particolare dai protagonisti, Dante e Beatrice, a seguire Virgilio e tutti gli altri.
L’originalità di Nekrošius si esprime anche attraverso i suoi attori, da quelli che compongono la Compagnia Meno Fortas a quelli più giovani che provengono dalla Scuola di recitazione di Vilnius. Agli attori giovani va il merito di aver dato forza alle scene corali in cui dannati e peccatori incontrano Dante e Virgilio, ovvero a quei momenti in cui la scena è tutta costruita sul gesto, sulla corporeità degli attori, sui loro movimenti che scandiscono impeccabilmente le coreografie, arricchite a volte di piccole acrobazie. Basti ricordare al riguardo uno dei vari Papi che Dante incontra, il quale si cimenta in una vera e propria scalata al trono: mentre il Papa tenta di accomodarsi, le anime dei peccatori continuano a portare in scena sedie che mettono una sopra l’altra, fino a formare una colonna che diventa sempre più irraggiungibile per il pontefice, e quando le sedie finiscono arrivano i cuscini ad allontanare definitivamente il trono. Nei diversi passaggi gli attori sono compatti, perfettamente sincronizzati, mai una sbavatura, lontani dalle quelle imperfezioni che spesso scorgiamo sui nostri palcoscenici, dovute a cali di attenzione da parte degli attori. I giovani della scuola diretta da Nekrošius mostrano una tecnica e un rigore attoriale che a volte noi rimpiangiamo sui palcoscenici dei giorni nostri.
Ai componenti della Compagnia Meno Fortas va invece riconosciuta la capacità di esprimere al meglio la non sempre facile caratterizzazione dei personaggi scelta dal regista, nonché la capacità di reggere il palcoscenico in uno spettacolo della durata di oltre quattro ore, in cui spicca senza dubbio il protagonista. Un esempio del primo caso può essere l’attrice Ieva Triškauskaité che interpreta il ruolo di Beatrice, protagonista femminile lontanissima nello spettacolo di Nekrošius  dal nostro immaginario consolidato di donna angelicata. La Beatrice del regista lituano infatti quando entra in scena ha degli atteggiamenti sbarazzini, è una giovane donna che scherza con Dante, a cui si rivolge con suoni acuti simili al grido di un uccello. I due mostrano grande complicità e parlano attraverso i movimenti del corpo, si incontrano prima ancora che Dante inizi il suo viaggio, prima che incontri Virgilio, e il loro dialogo di gesti e vocalità si sviluppa attraverso tutto lo spettacolo. È Beatrice che segue le tappe del cammino di Dante, le sue entrate in scena appaiono a volte come un commento agli incontri di lui con le anime, ed è lei la figura con cui Dante si confronta più da vicino. Da questo punto di vista è contestabile l’affermazione che è stata fatta presentando lo spettacolo, secondo la quale l’attenzione del regista si concentra sulle figure di Dante e Virgilio, poiché quest’ultimo non risulta una presenza forte sul palcoscenico e non spicca come la guida che noi conosciamo. Virgilio appare più come una spalla di Dante, lo accompagna nel suo viaggio ultraterreno ma non lo istruisce, non ha i modi di fare né la voce del maestro, e di fatto è Dante il perno attorno al quale ruota ciò che viene rappresentato. In una sorta di definizione di ruoli Dante, interpretato da uno straordinario e profondo Rolandas Kazlas, è il protagonista indiscusso, colui che vive la storia e la scena stessa, segnandola con un’interpretazione ai massimi livelli; Virgilio, interpretato da Vaidas Vilius, è il compagno che condivide con Dante immagini e momenti del viaggio; Beatrice è il filo rosso che percorre lo spettacolo, la spinta iniziale per Dante a intraprendere il cammino e il punto d’arrivo di esso, con un’apertura verso quell’ultima tappa, il Paradiso, che viene accennato nel finale. E quello di Beatrice è anche il personaggio che maggiormente cresce durante lo spettacolo, dalla giovane sbarazzina dell’inizio alla donna sicura che si presenta come guida verso il regno dei giusti.
Ogni personaggio che Nekrošius sceglie di mostrare nella sua Divina Commedia ha una precisa e originale caratterizzazione: di Caronte ad esempio smorza l’immagine di demone severo dagli occhi infuocati mettendo in scena un personaggio che fuma una sigaretta facendo cerchi con il fumo; di Pia de’ Tolomei invece accentua l’incisività del suo racconto. Ad ogni personaggio si legano inoltre delle immagini: la coreografia degli attori giovani che con i loro movimenti rappresentano i suicidi trasformati in alberi; Paolo e Francesca che nel ricordare la loro vicenda sottolineano i due libri presenti in scena uniti dalla stessa asticella; un insolito Messaggero che vestito da postino passa tra le anime con un carretto e raccoglie le loro cartoline; il vestito scuro di Beatrice che viene colorato dai post-it che i dannati le attaccano addosso, post-it che poi ricadono a terra come coriandoli al muoversi di lei in modo leggiadro – immagine difficile a rendersi a parole, ma di grande impatto scenico!
La Divina Commedia di Nekrošius è fatta di visioni che ora stupiscono ora incantano lo spettatore, in ogni caso lo catturano in un crescendo emotivo. L’immagine finale parla da sola: sul fondo da un lato viene ricostruita Firenze con un plastico dei principali monumenti della città e con gabbie da uccelli a forma di edificio (oggetti già utilizzati scena durante lo spettacolo); dall’altro lato la grande sfera si apre a metà (a simboleggiare i due emisferi della concezione geografica dantesca) e il palcoscenico si illumina di rosso, il rosso del fuoco, ma anche della passione. Il gruppo di attori giovani circonda in una danza la riproduzione di Firenze, mentre Dante e Beatrice sono in primo piano l’uno di fronte all’altra. Dante si stacca e si avvicina al proscenio, si pone di profilo rispetto al pubblico e allarga le braccia in alto, tanto da rendere l’effetto visivo di tenere tra le mani la sfera. Poi inizia lentamente ad avvicinare le braccia fino quasi a chiuderle, tra le sue mani resta un piccolo spazio, quel tanto che basta per farci stare un libro, uno di quelli in scena che viene preso da uno dei personaggi e gli viene sospinto tra le mani. Se in quella sfera ci leggiamo il mondo, Dante lo abbraccia tutto e lo racchiude nella sua opera, in quel cammino umano e senza tempo che è la Divina Commedia, a cui Nekrošius rende l’omaggio della sua genialità registica.

Sara Nocciolini


DIVINA COMMEDIA
di  Dante Alighieri
regia  Eimuntas Nekrošius
scene  Marius Nekrošius
costumi  Nadežda Gultiajeva
musiche originali  Andrius Mamontovas
luci  Džiugas Vakrinas
con  Rolandas Kazlas, Vaidas Vilius, Darius Petrovskis, Simonas Dovidauskas, Marija Petravičiūté, Beata Tiškevič, Julija Šatkauskaité, Ieva Triškauskaité, Milda Noreikaité, Pijus Ganusauskas, Vygandas Vadeiša, Paulius Markevičius, Audronis Rūkas, Remigijus Vilkaitis
produzione  Compagnia Meno Fortas, coprodotto da Fondazione Stanislavsky (Mosca), Baltic House Festival di San Pietroburgo e Lithuanian National Drama Theatre
in collaborazione con  Teatro Pubblico Pugliese, Ministero della Cultura Lituano e Aldo Miguel Grompone, Roma
organizzazione internazionale  Aldo Miguel Grompone

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