30 luglio, 2012

“OMAGGIO A CHARLIE CHAPLIN - TEMPI MODERNI”. L’Era industriale insorge, ma il sogno non morirà mai.



Piazza Signorelli, Cortona. “Cortona Mix Festival”, sabato 28 luglio 2012

Apertura in grande stile per il nuovissimo "CORTONA MIX FESTIVAL", che ha scelto di affidare al genio di Charlie Chaplin ed al suo capolavoro "TEMPI MODERNI" il compito di celebrare degnamente la propria serata inaugurale. Ad impreziosire un evento già di per sé succoso (soprattutto per i cinefili) ha contribuito la presenza dell' "ORCHESTRA DELLA TOSCANA" che, sotto la direzione del Maestro statunitense Timothy Brock, ha accompagnato il film dal vivo eseguendo le musiche originali composte dallo stesso Chaplin; il tutto, nella suggestiva cornice di Piazza Signorelli, tradizionale sede di spettacoli all'aperto nelle estati cortonesi.
Un esperimento decisamente riuscito e gradevole, soddisfacente sia sul versante visivo -il film è stato riproposto nell'edizione recentemente restaurata- che sonoro -esecuzioni impeccabili ed in pieno spirito chapliniano (indimenticabile e sempre commovente il tema di "SMILE"), perfetta fusione tra immagini e temi musicali, degna dell'edizione originale-; in merito a questo secondo aspetto tecnico, è opportuno aggiungere che, per prepararsi degnamente all'evento, il maestro Brock ha proceduto ad un accurato e rigoroso studio "filologico" delle partiture originali, accedendo direttamente ai prestigiosi Archivi Chaplin.
Molto incoraggiante, in ottica festival, la risposta a questa prima chiamata da parte di un pubblico anagraficamente variegato e partecipe, il cui entusiasmo riapre il dibattito, innescato dal fenomeno "THE ARTIST" -Premio OSCAR come miglior film 2012-, circa l'attualità del cinema muto e le potenzialità ancora inespresse da un genere, o piuttosto da un modo di fare cinema, considerato ufficialmente estinto dalla fine degli anni '20 circa (salvo eccezioni, come lo stesso Chaplin, che porterà avanti la bandiera del muto fino ai tardi anni '30, e sporadici ripescaggi nel corso dei decenni successivi). Fa davvero riflettere il fatto che, nell'epoca del bluff ( Sì! ) del cinema 3D, ultima trovata per ravvivare un panorama cinematografico asfittico e stagnante, ci siano ancora così tante persone (tra cui molti giovani) disposte a fare la fila per assistere alla proiezione di un muto del 1936... forse, dopotutto, i sostenitori del cinema di sostanza rispetto a quello dell'apparenza (dove l'orgia rutilante di effetti speciali da capogiro e i brividi tridimensionali fungono soltanto da specchietti per le allodole piazzati per mascherare sceneggiature a dir poco inconsistenti) non sono così pochi come il mercato vorrebbe far credere.
Che dire poi della freschezza e dell'attualità di un gigante come Chaplin, passato indenne attraverso le ingiurie del tempo, capace ancora di far ridere e commuovere anche a distanza di decenni, generazione dopo generazione... cos'è l'eternità anelata da un artista, se non questo?

Due parole sul film.
Charlot, alle prese con il lavoro disumano alla catena di montaggio, impazzisce e finisce ricoverato in ospedale. Appena il tempo di uscirne, guarito ma disoccupato, che la polizia lo arresta nel corso di una retata contro un gruppo di manifestanti. In carcere, sventa una rivolta e si riguadagna la libertà; una volta fuori, si innamora di una giovane orfanella che salva da un arresto per furto, tenta senza successo vari lavori combinando un disastro dietro l'altro, entra ed esce di prigione in continuazione, finché sembra arrivare finalmente l'occasione giusta: i due fidanzati vengono assunti come cantanti in un ristorante-dancing (imperdibile l'esibizione di Charlot che si mette a improvvisare cantando in una lingua inesistente, una specie di francese maccheronico e dadaista) facendo furore, ma l'arrivo delle forze dell'ordine li costringe ad una precipitosa fuga. Nonostante tutto, si può tentare ancora: il futuro è una lunga e faticosa strada da percorrere a piedi partendo all'alba, possibilmente col sorriso sulle labbra, verso un orizzonte forse irraggiungibile.

Tempi moderni, ovvero l'uomo di fronte al progresso ed alle sue "meraviglie": il fordismo, lo stress quotidiano, le lotte operaie, la disoccupazione, gli scioperi, l'emarginazione e, sì, perfino la droga (divertentissima la scena in cui un Charlot sballato marcia verso la cella girando su se stesso). Ridere pensando e pensare ridendo: dietro il paravento della consueta dose di gags comiche che fanno di quest'opera un film inequivocabilmente comico (sì, ma non solo, come accade sempre con Chaplin), il regista piazza una critica aspra ed irridente della società industriale e si interroga sull'incidenza della tecnologia nella vita dell'uomo, guardando al progresso con lo stesso scetticismo-pessimismo che sarà poi di Kubrick, Tati e Pasolini; il tutto, rinunciando  quasi completamente al sonoro -per essere precisi, più che di film muto dovremmo parlare di un "ibrido", dato il ricorso qua e là ad effetti sonori utilizzati sia in funzione narrativa che per ottenere l'effetto comico (come nella scena del tè)-, per affidare ancora una volta alla potenza delle immagini il compito di veicolare le proprie idee.
Evidente, in chiusura, l'esortazione alla speranza e all'ottimismo contro rassegnazione e scoramento: solo continuando a sognare si può trovare la forza per andare avanti.

Francesco Vignaroli

3 commenti:

  1. bravo vigna! (Alessandro)

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  2. Le musiche di Chaplin sono veramente interessanti, oscillano tra citazioni da Puccini, Bartòk, Liszt, Hoffenbach... Un vero genio Chaplin, che dimostra anche una grande consapevolezza musicale. Bravissimo anche Timothy Brock, un direttore molto comunicativo, sia con il pubblico che con l'orchestra (non si è neanche dimenticato, a fine spettacolo, di rendere omaggio al grande Charlot)...

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  3. Il bluff del 3D! bravo... (Daria)

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