Teatro Rossini, Pesaro. “Rossini Opera Festival”, lunedì
13 agosto 2012
Baldassarre, re di
Babilonia, è assediato nella sua capitale da Ciro, re di Persia, che conduce la
guerra con l’aiuto dei Medi. Durante una sortita nel campo nemico, Baldassarre
riesce ad impadronirsi della moglie di Ciro, Amira, e del loro figlioletto Cambise...
Il prologo qui
presentato è il preambolo del soggetto dell’opera “Ciro in Babilonia”, che ha
inaugurato l’edizione 2012 del Rossini Opera Festival. Un festival che si tiene
da trentatré anni nel mese di agosto nella cittadina di Pesaro, che celebra il
genio di Gioacchino Rossini, che qui nacque nel 1792, e che, insieme alla
Fondazione Rossini, rintraccia dove possibile i manoscritti autografi del
compositore e cura le fondamentali edizioni critiche di ogni sua opera,
presentando ogni anno agli appassionati almeno tre produzioni operistiche del
loro illustre concittadino, anche quelle inedite come il “Ciro in Babilonia”,
che fu presentato al pubblico del Teatro Comunale di Ferrara esattamente
duecento anni fa.
Una moltitudine di
persone, spesso proveniente da tutto il mondo, nel mese più caldo dell’anno,
viene a Pesaro per seguire le vicende dei vari Baldassarre, Ciro e Amira, che
piangono le loro miserie, cantano di guerre e tradimenti e si sprecano in
supplizi e sacrifici.
Melomani in festa,
accomunati dalle appassionate note del grande maestro pesarese, popolano il
Teatro Rossini e acclamano i loro beniamini, onorandoli di epiteti esornativi
fuori da ogni deplorevole dubbio o discussione. Sì, perché a Pesaro si
esibiscono i migliori, da Abbado a Juan Diego Flòrez, da Ronconi a Pierluigi
Pizzi. Ma non solo, grazie a un’oculata ricerca, il festival dà la possibilità
ai giovani più meritevoli di esprimersi, affidandogli spesso i ruoli principali
delle produzioni in atto. Non è un caso se il tenore peruviano Juan Diego
Flòrez, a detta di molti il tenore più bravo nel mondo, sia nato artisticamente
proprio da questo fortunato festival.
Ma andiamo da dove
siamo partiti, dall’opera che ha inaugurato il Festival: Ciro in Babilonia,
ossia La caduta di Baldassarre, un dramma sacro in due atti che all’epoca fu
accolto con mugugni, forse a causa del testo poco valoroso, fu dallo stesso
compositore considerato un fiasco. Ebbene, grazie ad una notevole intuizione
del giovane regista torinese Davide Livermore, il teatro d’opera si è
trasformato in una sala cinematografica dei primi anni del Novecento,
trasformando di fatto un’opera statica, dovuta alla farraginosità del libretto
e all’abbondanza dei recitativi, in uno spettacolo dinamico e piacevole. Il
regista ha giocato, attraverso continue contaminazioni, sul doppio piano del
melodramma e del cinema muto, facendo di un’opera musicale un kolossal, che riferendosi
a pellicole d'epoca come 'Cabiria' (1914) tramuta i personaggi del melodramma
in attori del cinema muto, a loro volta proiettati sullo schermo.
Il racconto si snoda
come su una grande pellicola e i colori non potevano essere che il bianco e il
nero, con gli splendidi costumi di Gianluca Falaschi che filtrano la storia
attraverso l'abbigliamento di inizio XX secolo. Le didascalie da cinema muto,
che durante l'Ouverture spiegano l'idea registica, consentono anche allo
spettatore meno informato di seguire l'intricata vicenda. Il cast è stato
all'altezza della situazione e hanno trionfato i protagonisti, a partire da Ewa
Podles, grandissima professionista dalla rara vocalità, che ha interpretato il
personaggio di Ciro con energia e determinazione. L'australiana Jessica Pratt
ha incantato la platea con la splendida aria “Deh! Per me non v'affliggete”, dove
ha sfoderato le sue doti di agilità e la capacità di affrontare con
disinvoltura e carisma le “esplosioni” sonore. Non è stato da meno Michael
Spyres, tenore, che, specie nella grande aria di Baldassarre “Qual crudel, qual
trista sorte”, ha messo in campo una ricchezza di colori e di fraseggio che
hanno segnato un'interpretazione unica. Tutti sotto la splendida direzione del
direttore Will Crutchfield. Un’opera che si è conquistata gli applausi del
pubblico sin dall’inizio, che grazie, soprattutto alla splendida regia, si è
resa fruibile come spettacolo raffinato, ironico ed emozionante. E per finire
da dove avevamo iniziato: E tutti, vincitori e vinti si ritrovano nella Gran
Piazza di Babilonia dove si celebra il trionfo di Ciro, ed io aggiungo: del “Ciro
in Babilonia” del festival di Rossini di Pesaro.
Antonio Castaldo
Nessun commento:
Posta un commento