Così è trascorso un
altro anno e tutti i seguaci del manouche mondiale, me compreso, si sono di
nuovo ritrovati nella cittadina che fu l'ultima residenza di Django Reinhardt,
Samois sur Seine, per il festival annuale in onore del grande Maestro. Questa è
stata la mia terza volta e, come le volte precedenti, ho lasciato Samois
fantasticando di poter vivere lo spirito e l'atmosfera del festival per almeno
10 mesi l'anno... musicisti di livello, provenienti da tutto il mondo, sono
giunti in una foresta magica sulla Senna, a 60 chilometri a sud di Parigi,
tutti disponibilissimi a condividere le loro esperienze e tutti con una gran
voglia di suonare, non solo chitarre, ma violini, contrabbassi, fisarmoniche,
voci, trombe, sax, tutti per lo swing, in particolare quello dei capostipiti
Django e il suo violinista Grappelli.
Visitando Samois, è
facile comprendere perché Django, anche
pescatore e pittore, scelse quest'ultima come sua dimora fissa (cosa
particolare per i manouche, che sono zingari). Il fittissimo verde, la magica
Senna e gli angoli pacifici del centro abitato sono semplicemente da cartolina.
Ma oggi, chi ci va, va soprattutto per la musica.
Per la prima volta,
non sono andato a Samois da solo, infatti siamo riusciti ad organizzare un
contingente dei massimi esponenti del genere in Italia e, in stile tipicamente
manouche, ci siamo carovanati alla volta di Parigi, partendo da Arezzo,
passando per Firenze, Bologna, Milano, il Frejus, e via via. Questo è stato
davvero un viaggio e un esperienza unica, un'irripetibile opportunità di
scambio con grandi musicisti come Maurizio Geri, Jacopo Martini, Augusto Creni,
Tolga During, Walter Clerici, Daniele Gregolin... Alcuni di essi li avevo già
incontrati, altri li conoscevo solo per nome. Come conseguenza, ho già posto
basi per delle collaborazioni interessanti. Augusto Creni è venuto a trovarmi per dei concerti a due e stiamo sviluppando un
progetto insieme.
Maurizio Geri mi ha
invitato spesso a suonare allo stand della Galli, società prestigiosa napoletana
di corde per chitarra con cui si stanno sviluppando idee di lavoro. È stato
fantastico incontrare di persona, suonare assieme, ed ascoltare musicisti del
calibro di Wawau Adler, il mio mentore Fapy Lafertin, Lollo Meier, Denis Chang.
È stato emozionante assistere all'apertura del festival dell'amico argentino
Gonzalo Bergara (che ha saputo contenere l'emozione, che era altissima!). Lui è
davvero l'esempio di uno che è riuscito a trasformare il suo sogno in realtà.
Andare a Samois poi
offre sempre l'opportunità di rendere omaggio all'individuo che ha reso tutto
ciò possibile. In questo viaggio ho rivisitato la casa di Django, una
bellissima casa in pietra a metri dalla Senna, e poi, per la prima volta, la
salma. Senza cadere in inutile retorica, l'esperienza è un forte ricordo
dell'influenza che ha avuto quest'uomo sulla musica del 21esimo secolo e nel
mondo jazz e oltre.
Quindi, nonostante
l'inevitabile perdita di sonno, inconvenienze da campeggio, dieta dominata
dalla baguette, non vedo l'ora di tornare l'anno prossimo, dove la tradizione
di Django e suoi determinati seguaci rivivrà nuovamente, non solo per
preservare questo meraviglioso genere musicale, ma anche per allargarne i
confini e proiettarlo verso il suo promettente futuro.
Dario Napoli
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