Teatro dell’Opera,
Roma. Sabato 6 ottobre 2012
Sulla quinta è raffigurato un volto di donna disperato
e piangente, un volto che sembra fare da prologo a una delle tragedie più
conosciute di sempre: “Romeo e Giulietta”, il cui testo di Shakespeare viene
trasformato in quel celebre balletto musicato da Sergej Prokof’ev per la prima
rappresentazione del 1938, così intenso, passionale… così adeguato nel
raccontare quella potenza dell’Amore, che delle volte può sfociare anche nella
Morte. Ed è proprio il rapporto Amore/Morte il tema fondamentale di quest’opera
coreutica, che non è un caso che si apra con l’assolo di un’arcana figura
vestita in nero –forse il simbolo della Morte? È forse una figura omnisciente
che già ci vuole dire: “Vedrete una grande storia di Amore, che però,
purtroppo, finirà male, molto male.”.
Di sicuro questo “Romeo e Giulietta” si basa più sulla
Morte che sull’Amore, perché quello dei due giovani è un sentimento che già si
trascina dietro la tomba, tanto è vero che non esistono in questa
interpretazione momenti aulici, momenti in cui l’Amore può essere vissuto serenamente
–neanche l’incontro tra Romeo e Giulietta non può essere allietato da musica
allegra, ma, anzi, da fargli sfondo è una mesta e funeraria passacaglia,
ingegnosamente inventata dal compositore russo.
Un balletto che non possiamo smettere di guardare, di
ascoltare; un balletto che ci tiene il fiato sul collo e che non può toglierci
qualche lacrima, quando, nelle ultime fasi, Romeo danza il famoso passo a due
con una Giulietta senza sensi, che lui crede morta. E morta lo sarà poco dopo,
quando vedrà l’Amore della sua vita disteso accanto a sé, senza vita; allora
prenderà anche lei il veleno e ponendosi le mani e le braccia del giovane su di
sé, spirerà, insieme a Romeo e all’Amore che, a questo punto, diventerà
veramente eterno.
Belle le scene e i costumi di Luisa Spinatelli, che crea
un’atmosfera composta da gradazioni di colore cupe, proprio in linea con la
tematica Amore/Morte, accentuata anche dal consapevole uno in scena dei colori
rosso e nero, e queste suggestive creazioni entrano in perfetta sintonia con l’emozionante
regia e coreografia di Patrice Bart.
Ottima l’esecuzione orchestrale con la direzione di
Coleman, molto attento all’intensità passionale che questa musica deve saper
comunicare, dando vita a un discorso fluido, sempre sospeso, e che riesca a tenere sospesi anche gli occhi e le orecchie
degli spettatori.
Tra i ballerini va sicuramente menzionato Yann Saïz,
che, nei panni di Tebaldo, in questo balletto personaggio centrale –ancora più
di Mercuzio-, dimostra tutte le sue abilità solistiche, mostrandosi in palco
con grande presenza scenica e strappando calorosi applausi del pubblico.
Bravo anche Anton Bogov, nel ruolo di Romeo, anche
abile dal punto di vista comunicativo, interpretativo, avvalendosi, a parte le
sue doti di ballerino, di quelle mimico-teatrali, facendo sua quella giovane ingenuità
dell’Amore e confrontandosi con il pubblico in modo molto emotivo.
La Giulietta della serata, Maria Yakovleva, è anche
lei passionale, ma anche eterea come un sogno: sogna l’Amore e decide di morire
due volte per Amore, prima si uccide per finta, per ritrovare il suo amato, poi
si uccide sul serio, per ritrovarlo ancora nell’alto dei cieli.
Complimenti anche alla prima ballerina allora, come
faccio i complimenti a tutto l’organico del balletto –congratulandomi dunque in
primis con il regista-, un balletto che mi ha portato veramente alla
commozione.
Stefano Duranti Poccetti
Romeo e Giulietta
Musica di Sergej
Prokof’ev
Direttore- David
Coleman
Coreografia,
drammaturgia e regia- Patrice Bart
Scene e costumi- Luisa
Spinatelli
Luci- Mario De Amicis
Maestro d'armi- Renzo
Musumeci Greco
con
Giulietta- Maria
Yakovleva
Romeo- Anton Bogov
Tebaldo- Yann Saïz
Mercuzio- Fabio
Longobardi
Benvolio- Manuel
Zappacosta
Lady Capuleti- Alessandra
Amato
Paride- Giuseppe
Schiavone
Rosalinda- Roberta
Paparella
ORCHESTRA E CORPO DI
BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA
Veramente un balletto bellissimo ed emozionante, una storia che tocca sempre (Sara)
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