Roma,
Teatro dell'Orologio. Giovedì 2 novembre 2012
Nella sala grande del
Teatro dell'Orologio di Roma abbiamo visto un grande Jacob Olesen cimentarsi
nella riuscitissima affabulazione del romanzo dello scrittore ceco Bohumil
Hrabal, noto anche aver scritto “Una solitudine troppo rumorosa”, grazie anche
alla accurata regia di Giovanna Mori.
E’ la storia di un
piccolo, di statura e di condizione sociale, camerierino, della sua carriera in
servizio presso il Gran Hotel de Paris di Praga, della sua brama di diventare
ricco tanto quanto di sembrare più alto, infine del suo successo e della
disfatta, il tutto sullo sfondo della Cecoslovacchia degli anni ’30
, libera e proto-capitalista, poi occupata dai nazisti, poi di nuovo e brevemente libera e poi ancora fattasi comunista. L'adattamento di Jacob Olesen ce ne rende tutta l'umanità e la delicatezza del romanzo, e l’attore interpreta tutti i personaggi aiutandosi con la sua pratica fisiognomica e di ogni personaggio ci restituisce tic e manie - ottimo anche il pastiche linguistico che opera, rendendolo uno spettacolo di sapore e di gusto europeo. Molto gradevole è la gag dell'alito cattivo del quale Bohumil fa un gustoso momento che si ripete a mo’ di ossessione; ad aiutarlo è la regia di Giovanna Mori, che l'accompagna per tutta la durata dello spettacolo in uno spazio neutro e vuoto, ma che ci appare carico di presenze e di situazioni diverse. I gesti e le movenze sono spesso ripetitivi, ma occorrono a dare la giusta dimensione del costante spaesamento e stupore di Bohumil (sia davanti ai suoi superiori sia davanti alle donnine che incontra sul suo percorso). Jacob è uno straordinario interprete e, sempre sul filo dell'emozione, ci fa rivivere la storia con una grazia ed un incanto sempre vivo. Occhi spiritati, ma sempre attenti, divertito e divertente per l'ora e un quarto di durata dello spettacolo, ci tiene sempre desti e qualche momento di commozione non manca e ci fa riflettere su quanto poco possa bastare per raccontare una piccola-grande storia.
, libera e proto-capitalista, poi occupata dai nazisti, poi di nuovo e brevemente libera e poi ancora fattasi comunista. L'adattamento di Jacob Olesen ce ne rende tutta l'umanità e la delicatezza del romanzo, e l’attore interpreta tutti i personaggi aiutandosi con la sua pratica fisiognomica e di ogni personaggio ci restituisce tic e manie - ottimo anche il pastiche linguistico che opera, rendendolo uno spettacolo di sapore e di gusto europeo. Molto gradevole è la gag dell'alito cattivo del quale Bohumil fa un gustoso momento che si ripete a mo’ di ossessione; ad aiutarlo è la regia di Giovanna Mori, che l'accompagna per tutta la durata dello spettacolo in uno spazio neutro e vuoto, ma che ci appare carico di presenze e di situazioni diverse. I gesti e le movenze sono spesso ripetitivi, ma occorrono a dare la giusta dimensione del costante spaesamento e stupore di Bohumil (sia davanti ai suoi superiori sia davanti alle donnine che incontra sul suo percorso). Jacob è uno straordinario interprete e, sempre sul filo dell'emozione, ci fa rivivere la storia con una grazia ed un incanto sempre vivo. Occhi spiritati, ma sempre attenti, divertito e divertente per l'ora e un quarto di durata dello spettacolo, ci tiene sempre desti e qualche momento di commozione non manca e ci fa riflettere su quanto poco possa bastare per raccontare una piccola-grande storia.
Mario Di Calo
Jacob
Olesen
in
Il
mio nome è Bohumil
liberamente
tratto da
Ho
servito il re d'Inghilterra di Bohumil Hrabal
regia
di Giovanna Mori
prod.
Enrico Carretta
Quando in Toscana Jacob?
RispondiEliminaNon lo so. Presto spero Jacob
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