Cortona,
Cinema Signorelli. Domenica 11 novembre 2012
Con ‘Io e te’, ultima
opera del pluripremiato Bernardo Bertolucci, assistiamo a due eventi
particolarmente significativi: il ritorno alla regia del grande autore
emiliano, da un lato, e finalmente una trasposizione filmica di un romanzo
degna (anzi, a parere di chi scrive, persino superiore al testo di partenza),
dall’altro. In effetti Bertolucci non girava un film completamente in italiano
da oltre trent’anni (La tragedia di un uomo ridicolo). E non poteva farlo in
modo migliore: una pellicola convincente, perfettamente conchiusa e dalle
molteplici letture. Forte dell’esperienza maturata in operazioni simili (ad es.
la straordinaria versione del Conformista di Moravia con Jean-Louis
Trintignant, Gastone Moschin, Dominique Sanda e Stefania Sandrelli), il regista
ha collaborato con lo stesso Niccolò Ammaniti, autore dell’omonimo libro di
partenza, per preparare una sceneggiatura asciutta e capace di migliorare le
lacune del pur fortunato racconto lungo del 2003 (espungendo in toto il finale,
per esempio). Operazione non facile, dato il carattere claustrofobico della
vicenda – tutta ambientata in una cantina, con poche uscite dal microcosmo in
cui Lorenzo Cuni decide di chiudersi –, ma che Bertolucci riesce a realizzare
senza troppi intoppi, anche grazie alle doti degli attori, particolarmente
convincenti (un plauso al giovanissimo Jacopo Olmo Antinori e alla sempre brava
Sonia Bergamasco), e di una fotografia curata e mai soffocante. Ci si muove nel
classico tema del Bildungsfilm, o ‘pellicola di formazione’, in cui si spiega
la crescita personale del personaggio protagonista, a seconda degli eventi che
ne modificano l’orientamento. Lorenzo, alla fine della pellicola, ha trovato un
senso alla propria esistenza, superando quella fobia sociale che proprio nella
cantina poteva raggiungere il suo acme. L’abilità del regista lo porta persino
a nobilitare la curiosa versione italiana di “Space Oddity” di David Bowie,
tradotta con parole improbabili da Mogol a suo tempo: incredibilmente “Ragazzo
Solo, Ragazza Sola”, è quanto di più coerente si potesse trovare con la
narrazione.
Alessandro Ferri
beh , come sempre in bertolucci, la protagonista è la cinepresa (Roberto)
RispondiElimina..di Ammaniti mi piace il grottesco, l'impudenza delle sue storie, ma lontanissimo da Bertolucci... infatti il film sembrava un paradosso... invece è profondissimo grazie al grande regista e grazie alla Olivia di Tea... graffiante dal cuore tenero, bellissima, fragile ed irresistibile.(Dario)
RispondiEliminaEsatto, quando un film supera un libro??quasi mai, però Bernardo supera tutto sempre. Un genio. Lorenzo
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