Teatro Carcano, Milano. 7 novembre 2012
Quest’opera di
Pirandello, scritta tra la fine del 1928 e l'inizio del 1929, è considerata la
terza parte della trilogia dedicata al metateatro, ovvero il teatro nel teatro,
dopo i Sei personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a suo modo. La prima
rappresentazione assoluta si ebbe a Könisberg il 25 gennaio 1930, versione in
tedesco, invece in Italia al Teatro Torino di Torino il 14 aprile del 1930.
In Questa sera si recita a soggetto
l’autore studia e critica la regia a teatro, usa una nuova figura, innovativa
nel panorama teatrale dell’epoca, un personaggio, all’interno dello spettacolo
stesso, che si prende la responsabilità di mettere in scena l’opera, scrutando
i rapporti tra lui e gli attori e il rapporto degli attori con il pubblico.
L’interazione, la bravura degli attori ha fatto rivivere quel Pirandello degli
anni ’30, quello che voleva sottolineare l’importanza della libertà scenica,
del potere degli attori che con la loro bravura e il loro pathos prendono in causa gli spettatori e li portano per mano
nell’azione, coinvolgendoli. Viene abbattuta così la quarta parete, quella
distanza tra pubblico e attori. Questi ultimi si mischiano tra la platea, si
sentono parte di essa, e vogliono ancor di più far provare le stesse emozioni e
sensazioni da “palcoscenico” anche a coloro che sono seduti apparentemente a
osservare.
L’inizio dello
spettacolo è assolutamente sui generis:
un climax ascendente di rumori, chiacchiericcio dietro al sipario che sfocia in
una lite. Discussioni che nascono sul come iniziare lo spettacolo, sul come
rappresentare l’opera di Pirandello senza un copione preciso, discussioni tra
attori e regista, il dottor Hinkfuss. Mentre il regista vorrebbe impacchettare
in scene precise tutto il corso degli eventi, in modo più che formale, amputando
i tasselli di un meccanismo più complesso, quello dei sentimenti, e la sua
intensità spontanea e prorompente come quella dettata da un cuore geloso, gli
Attori si ribellano a questa imposizione. Si tratta infatti della passione di
Rico Verri, che si tramuta in gelosia perversa e soffocante nei confronti della
sua amata moglie Mommina, prima di quattro figlie tutte vestite di blu come per
volere creare un filo conduttore tra madre e figlie, tra tutte e cinque le
donne. Tutti gli Attori, infatti, si schierano su un unico fronte, contro il
volere di Hinkfuss di limitare la loro enfasi di interpretazione di emozioni
vive. Essi non si sentono a loro agio nell’avere regole precise, vogliono
potersi far trascinare da ciò che il loro personaggio gli detta, dalle
sensazioni più recondite alle pressioni dolorose più profonde. Solo in questo
modo emergerà il loro talento.
E così prosegue il
dramma di una donna che ha commesso errori in passato e che sembra continuare a
pagarne lo scotto, a causa della follia di un marito che non riesce a
dimenticare e che la segrega in casa, finché un giorno lei non scopre che le
sorelle e la madre sono giunte al suo paese. Sono arrivate perché nel
frattempo, la sua consanguinea è diventata una famosa cantante e questo le
riporta alla sua luce vecchie sensazioni. Mommina, infatti, era la più brava
nel canto di tutte le figlie, ma il suo amore fedele e remissivo per il marito
gli aveva levato tutte le energie, voglia di vivere e di coltivare il suo
talento. E’ proprio qui che l’attrice stessa, che sta mettendo tutta la sua
anima e il suo corpo nel far uscire questo dolore lancinante, sviene. Ed è così
che il regista può tornare in scena e sostenere concludendo che sia necessario
un copione ben preciso, stabilendo un limite tra interiorità umana e talento
recitativo.
In questo spettacolo
in particolare colpisce la coreografia, essenziale, dalle sfumature di grigio,
contrastate dai colori della Chanteuse,
donna dai capelli rossi che illumina in modo deciso la scena, con le sue
performance di canto in francese prima e in tedesco dopo, con la sua voce
soave, con il suo fare da Femme Fatale, così come sedurrà il padre di famiglia
“Sampognetta”, nonché marito della signora Ignazia.
Uno spettacolo di
alti e bassi, di scambio di pareri, proprio come il susseguirsi di vicende
umane, proprio come la realtà. E’ questa la magia che si respira durante lo
spettacolo. E’ proprio così che lo spettatore entra con gli occhi e col cuore
nelle vicende degli Attori, in ciò che pensano, in ciò che vogliono, nella
ricerca della loro identità.
“Nulla pare che sia più superfluo dello spirito in un organismo umano.
Un
fatto è come un sacco: vuoto, non si regge. Perché si regga, bisogna prima
farci entrar
dentro
la ragione e i sentimenti che lo han determinato.”
Sei personaggi in
cerca d’autore, 1921.
Flavia Severin
QUESTA
SERA SI RECITA A SOGGETTO
Di
Luigi Pirandello
regia:
Ferdinando Ceriani
interpreti
principali:
Mariano
Rigillo
Anna
Teresa Rossini
Giacinto
Palmarini
Ruben
Rigillo
Silvia
Siravo
Carla
Ferraro
Andrea
Nicolini
Fabrizio
Vona
Francesco
Di Trio
Serena
Marinelli
Federica
Marchettini
Salvatore
Rancatore
Simone
Vaio
Eleonora
Tiberia
Produzione
Compagnia Molière e Teatro Quirino Vittorio Gassman
scene
di Andrea Bianchi / Forlani
musiche
di Alessandro Panatteri
costumi
di Marta Crisolini Malatesta
disegno
luci di Giovanna Venzi
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