FUORI ORARIO USA
1985 85' COLORE
(after hours)
REGIA: MARTIN
SCORSESE
INTERPRETI: GRIFFIN
DUNNE, ROSANNA ARQUETTE, LINDA FIORENTINO, VERNA BLOOM, TERI GARR, WILL PATTON,
JOHN HEARD
EDIZIONE DVD: SI',
distribuito da WARNER HOME VIDEO
Dopo il lavoro, Paul
Hackett (Dunne), tranquillo e metodico programmatore informatico, conosce una
ragazza in un bar notturno newyorkese; lei gli da' appuntamento nel quartiere
di Soho, lui commette l'errore di accettarlo: è solo l'inizio di un'odissea
notturna in una New York pullulante di personaggi uno più svitato dell'altro.
Per Paul sembra
proprio impossibile riuscire a tornare a casa, in una notte in cui gli capiterà
veramente di tutto, tutto in una notte: si ritroverà ospite di una scultrice
con tendenze sado/maso, assisterà impotente ad un suicidio prima ( Marcy, la
ragazza dell'appuntamento) e ad un omicidio poi, rischierà lo scalpo ad un
raduno punk, verrà scambiato per un rapinatore di quartiere ed inseguito dalla
folla inferocita, finirà "imbalsamato" sotto forma di scultura per
salvarsi la pelle, salvo poi venire rubato da una coppia di ladri scalcinati
che perderà la preziosa "opera d'arte" proprio davanti ai cancelli
del palazzo aziendale, giusto in tempo -ormai è mattina- per timbrare il cartellino...
Gioiellino perduto
nel cuore degli '80, questa deliziosa black commedy è tutt'altro che uno
Scorsese minore: a quasi dieci anni di distanza dal capolavoro "TAXI
DRIVER" (1976), il regista torna a filmare una New York notturna, se
possibile, ancora più stravolta e grottesca, passandola stavolta sotto
l'infallibile lente deformante dell'ironia. Null'altro che un divertissement -
e lo si capisce subito-, un scherzo (con la cadenza dell'incubo) che dura
dall'inizio alla fine. Ma che funziona alla perfezione. Impossibile non ridere
nell'assistere alle peripezie di un povero disgraziato che ha il torto di
trovarsi sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato e che ha perennemente
stampato negli occhi lo sguardo incredulo e stralunato di chi si è ritrovato a
passare di lì per caso. E' il calvario di un brav'uomo qualsiasi -ben incarnato
dal volto autoironico e un po' anonimo del bravo Griffin Dunne- che finisce nei
guai non appena tenta di sfuggire alla propria soffocante routine, catapultato
in un mondo che non gli appartiene e di cui non conosce le regole. Paul, più
nello specifico, è un "antipicaro": anziché cavalcare gli eventi e
piegarli a proprio vantaggio in virtù di una scaltrezza che non ha, subisce
senza saper reagire adeguatamente e paga regolarmente ogni maldestro tentativo
di trasgredire (si fuma una canna e va fuori di testa, prova a prendere il
treno senza pagare ma viene subito bloccato da un poliziotto, tenta di
corrompere un buttafuori e finisce fregato); e cosa c'è di peggio, del resto,
per un ordinato impiegato modello abituato a rispettare rigidi orari
all'interno di giornate programmate minuto per minuto, che ritrovarsi
"fuori orario", anzi, senza orario? L'unica cosa che Paul sa fare è,
infatti, guardare l'orologio in continuazione, nella vana illusione di poter
ancora esercitare un controllo su una realtà che non ha (più) nessuna logica
razionale...
"VOGLIO
VIVERE", sussurra Paul alla donna che lo nasconde agli inseguitori. In
virtù di questa ingenua rivendicazione esistenzialista -niente affatto
scontata- è possibile leggere il film come un sogno di libertà regalato a tutti
coloro (impiegati ma non solo) che si sentono imprigionati nella propria
quotidianità e che per questo decidono di accettare l'invito di Lou Reed a prendersi una salutare (?) "WALK ON THE
WILD SIDE", un momento di sospensione nell'ignoto foriero di sorprese. Ma
c'è poco da fare: se non si è dotati di incredibile flessibilità e spirito di
adattamento, si viene immancabilmente respinti, come constata il nostro ("VOLEVO
SOLO USCIRE UNA SERA...DOVREI MORIRE PER QUESTO?"); e infatti, la storia
si chiude, a compimento di una perfetta circolarità alla quale sembra
impossibile sfuggire, nello stesso luogo
in cui era cominciata: il rassicurante ufficio, grigio tripudio di computers, scrivanie,
giacche e cravatte, una moltitudine di ripetizioni interrotta soltanto da
tristi muri divisori...
Forte della perfetta
sceneggiatura di Joseph Minion (un orologio svizzero!), Scorsese confeziona un
film gustoso, pieno di trovate irresistibili (giusto per citarne un paio: Paul
che prepara cartelli segnaletici per indicare ai poliziotti dove trovare il
corpo di Marcy; la casa della cameriera pazza, piena di trappole per topi) e
situazioni surreali, intimamente "80s" nella sua ricerca dell'intrattenimento
leggero tipica del cinema americano da blockbuster del periodo, un cinema abile
nel fiutare l'aria da disimpegno degli "anni da bere" e dell'edonismo
reaganiano imperante -idealmente, potremmo individuare nel capolavoro "THE
BLUES BROTHERS" di John Landis (1980) l'inizio del "decennio
spensierato" del cinema americano, periodo in cui verranno alla luce le
tipiche fantacommedie alla "RITORNO AL FUTURO" o alla "CORTO
CIRCUITO", piuttosto che le (archeo)avventure leggere di "INDIANA
JONES" o quelle, più movimentate, alla "1997"-. Ciò detto, non
ci si lasci ingannare: Scorsese non si limita a seguire pedissequamente il
trend imperante, non sarebbe proprio da lui! Dietro la rassicurante facciata
irridente e grottesca che permea tutto il film, il regista torna ad affrontare
le tematiche tutt'altro che d'evasione già presenti in "MEAN STREETS"
e nel già citato "TAXI DRIVER", i due quadri newyorkesi precedenti,
ripresentandoci una metropoli alle prese con gli stessi problemi che la affliggevano
nei '70; così, tra uno sberleffo e una risata, fanno capolino storie di
disagio, solitudine, alienazione, insoddisfazione, violenza e morte, ed il
ricorso al registro comico/dissacrante -funzionale all'indoramento della
pillola- non può nascondere le ansie e le preoccupazioni di un acuto
osservatore quale è Scorsese, intellettuale americano angosciato per i mali di
cui soffre la sua America. E lo spettatore che abbia già visto "TAXI
DRIVER" non può non provare un piccolo brivido nel riconoscere, nel
conducente inquadrato di spalle quando Paul sale sul taxi, proprio il
famigerato giustiziere in giallo Travis Bickle, salvo poi accorgersi, una volta
visto il volto dell'uomo, che in realtà si tratta, al massimo, di un suo cugino
minore, appena appena meno psicopatico ma dotato degli stessi occhi folli e
allucinati del personaggio reso indimenticabile da De Niro.
Scorsese, premiato
come miglior regista al Festival di Cannes, si concede come sua abitudine una
brevissima apparizione: è l'uomo che manovra il riflettore al "Club Berlin".
Francesco Vignaroli
mi sono sempre chiesto come avrebbe fatto Paul a riprendere le chiavi del suo appartamento.. (Fabio)
RispondiEliminami hai fatto venire la voglia di rivederlo (Daria)
RispondiEliminada cui gli autori bonelliani hanno tratto spunto per un altra meravigliosa storia Dylaniata: Dopo Mezzanotte (Fabio 2)
RispondiEliminahttp://media.comicvine.com/uploads/0/9116/1825078-26_super.jpg (Fabio 2)
RispondiEliminacome possiamo vederlo ?
RispondiEliminaBellissima recensione, abile nel descrivere dettagliatamente sia la superficie che i lati nascosti di questo gioiellino di Scorsese: "un cinema abile nel fiutare l'aria da disimpegno degli anni da bere e dell'edonismo reaganiano imperante" ma anche "storie di disagio, solitudine, alienazione, insoddisfazione, violenza e morte", il tutto passato "sotto l'infallibile lente deformante dell'ironia".
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