Mestre, Teatro Toniolo. Sabato 8 dicembre 2012
Al Teatro Toniolo di Mestre, in un cartellone
costellato di presenze dei migliori mattatori della scena italiana, abbiamo
visto “John Gabriel Borkman”, penultimo dramma del norvegese Henrik Ibsen,
nella bellissima traduzione di Claudio Magris, con la regia di Piero
Maccarinelli, che ha affidato i ruoli dei tre protagonisti a Lucrezia Lante
della Rovere, Manuela Mandracchia e ad uno strepitoso Massimo Popolizio.
Le fortune e l'equilibrio della famiglia dei Borkman
sono improvvisamente decadute dopo l'arresto di John Gabriel, il quale però ha
usato la sua posizione di direttore di banca per speculare illegalmente con i
soldi i suoi investitori e di ciò se ne rende colpevole. L'azione prende piede
otto anni dopo il rilascio, appunto, di John, quando lui stesso, sua moglie e
sua sorella gemella Ella Rentheim, si contendono il futuro del giovane Erhart
Borkman.
Il regista Maccarinelli ha innanzitutto abbassato
l'età dei protagonisti affidando i ruoli alla suddetta ditta per rendere la
storia più credibile ma soprattutto più umana; lo spazio neutro nero abitato da
sedie severe e spartane - la scena è di Carlo De Marino - ammantato di luce
lunare (suggestive le luci di Umile Vainieri) caratterizza il cambio di scena
solo coll'alternarsi di due enormi lampadari fin de siècle, il resto è solo
parola, racconto, tensione drammatica, interpretazione degli attori e solo al
quarto atto, con un bellissimo cambio di scena, la luce invade lo spazio
scenico con quel che vuole sembrare una radura nordica: tante betulle
ghiacciate a simbolizzare l'aridità dei personaggi concentrati solo sul proprio
egoismo e meschinità, una parabola umana di agghiacciante contemporaneità.
Ci sembra un’ottima idea quella di avvicinare a noi
questa storia eterna fatta di sopraffazione e prepotenza, e Lucrezia Lante
della Rovere, nel suo “Io invece sento sempre freddo”, rende la sua Gunhild di
glaciale inaccostabilità, mentre quella che è stata la vera madre e la vera
moglie di Borkman, Ella Rentheim, interpretata da Manuela Mandracchia, ha toni
più umani e più tragici nel riconquistare quello che otto anni addietro le fu
tolto. Il protagonista della serata è Massimo Popolizio, già stato Peer Gynt
per Luca Ronconi, ci trasmette un personaggio a tutto tondo, simpaticamente
goffo, si ride spesso delle sue battute, leggermente ricurvo è sempre presente
a se stesso in un percorso tutto in salita come un vero “lupo malato chiuso in
gabbia”.
Bravissimo anche Mauro Avogadro nel disegnare il
personaggio di Vilhelm Foldal, impiegato di stato, padre di Frida; con lui
anche Alex Cendron, il giovane e tormentato Erhart Borkman; inoltre anche
Ilaria Genatiempo e Camilla Diana.
Mario Di Calo.
John Gabriel Borkman
di Henrik Ibsen
traduzione Claudio
Magris
adattamento Piero
Maccarinelli
regia Piero
Maccarinelli
con Massimo Popolizio,
Lucrezia Lante della Rovere, Manuela Mandracchia
e con Mauro Avogadro,
Alex Cendron, Ilaria Genatiempo, Camilla Diana
scene Carlo De Marino
costumi Gianluca Sbicca
luci Umile Vainieri
musiche Antonio Di Pofi
una produzione Artisti
Riuniti
in collaborazione con
Teatro Eliseo
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