Cortona, Teatro
Signorelli. Venerdì 30 novembre 2012
Ultimamente va molto di moda parlare di Mafia
artisticamente e questo lo dimostrano le uscite di molti libri e film su questo
argomento, le speculazioni televisive di Saviano e, come sta accadendo recentemente,
anche le messe in scena teatrali. Una di queste è “Per non morire di mafia”, di
Alessio Pizzech e con Sebastiano Lo Monaco, che si basa sul testo del Procuratore
Nazionale Antimafia Pietro Grasso, portato sul palcoscenico grazie all’adattamento
di Margherita Rubino.
Una sedia, una grande lavagna sullo sfondo e un tavolo, presumibilmente da autopsia, sono tutti gl’ingredienti scenografici di questa rappresentazione, insieme a una scrivania con sopra carte, archivi, un registratore. Sebastiano Lo Monaco, interpretando lo stesso Pietro Grasso, che nel suo libro spiega appunto le sue vicende legate alla Mafia in una chiave intima e personale, si muove in questo spazio tetro e angusto, rappresentando dall’inizio alla fine i tristi sentimenti legati a un’esistenza complicata e difficile, come non possono che essere quelli di chi per tutta la vita ha avuto a che fare con Cosa Nostra.
Passando attraverso processi, vicende personali,
vicende e personaggi storici – annotati sulla grande lavagna - giungiamo alla
conclusione: Non bisogna morire di Mafia, la Mafia esiste e non bisogna
ignorarla.
Ho trovato un Lo Monaco un po’ freddo, estetico,
esageratamente gestuale, non molto comunicativo. Posso ben dire sinceramente
che mi sono annoiato per tutta la durata dello spettacolo, sorpreso
negativamente dal protagonista, irritato da un testo troppo letterario e poco
teatrale, addormentato da un argomento diventato troppo di moda e anche
banalizzato. Mi è sembrato di assistere a un documentario storico piuttosto che
a uno spettacolo teatrale e sono questi i momenti in cui sento mancarmi
Arlecchino e Pulcinella sopra il palcoscenico. Questo per dire semplicemente
che mi è mancato di vedere il Teatro, il Dramma, l’Azione; ho visto solo un
libro parlante. Prendo atto comunque che il pubblico è sembrato piacevolmente
colpito ed è stato caloroso di applausi, ma non per questo posso nascondere la
mia sincera opinione.
Stefano Duranti Poccetti
PER NON MORIRE DI
MAFIA
di Pietro Grasso
regia Alessio Pizzech
Con Sebastiano Lo
Monaco
Produzione Sicilia
Teatro
Versione scenica di
Nicola Fano
Adattamento
drammaturgico di Margherita Rubino
Musiche di Dario
Arcidiacono
Scene di Giacomo
Tringali
Costumi di Cristina
Darold
Disegno Luci Luigi
Ascione
Canti tradizionali
Clara Salvo
Aiuto regia Francesco
Wolf
Direttore di scena Mauro
Milani
Elettricista Stefano
Sebastianelli
Fonico Alessio Pasquazi
Sarta Sabrina Solimando
Scenotecnica Spazio
Scenico s. r. l.
Sartoria Tirelli Costumi
S. p. A.
Responsabile di
produzione Tiziano Pelanda
Organizzazione Santi Lo
Monaco
Non sono d'accordo, io l'ho trovato per nulla scontato, Lo Monaco veramente comunicativo, la scenografia essenziale sì, ma gestita nel modo giusto, segue lo svolgimento della storia; la lavagna poi riassume i temi centrali, girarla alla fine e far apparire lo specchio è stato d'impatto e significativo. Gli applausi scroscianti ed il pubblico in piedi alla fine, non succede spesso, credo che invece denotino l'apprezzamento della platea!!(Laura)
RispondiEliminaInfatti Laura, come ho scritto alla fine, riconosco che c'è stato un grande apprezzamento da parte del pubblico, ma non per questo posso nascondere la mia opinione - ho avuto quella e se non l'avessi scritta non sarei stato onesto né con me stesso né con i miei lettori. Ti ringrazio molto per aver commentato! Lo fanno talmente in pochi! Fa piacere ricevere opinioni dagli altri, anche contrarie, l'importante è dialogare...
RispondiEliminaa me è piaciuto molto, ho trovato lo spettacolo intenso ed emozionante. quello che chiedo al teatro è appunto di emozionarmi e non semplicemente intrattenermi. non disdegno il teatro comico ma questo spettacolo non voleva esserlo, almeno credo. la drammatizzazione di alcuni fra gli episodi di mafia più crudeli della nostra storia, la ricostruzione delle vicende umane di Falcone e Borsellino, la storia del maxiprocesso con i suoi risvolti anche umani e i racconti delle miserie umane che stanno nel testo lo rendono lontano dal lavoro semplicemente documentaristico. Infine credo sia importantissimo questo tipo di teatro per avvicinare i giovani a prendere coscienza della nostra storia recente e nello stesso tempo avvicinarli alla forma teatrale senza appesantirli con i classici spesso tanto male modernizzati. Mattia.
RispondiEliminaè bello vedere che persone commentano con attenzione gli Spettacoli, è importante dialogare sulla Cultura e sul Teatro...
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