Le Baiser de l'hôtel de ville, Robert Doisneau |
Angelina era la tipica dumb blonde, ingenua, bella, si fidava di tutto e di tutti,
soprattutto degli uomini che, pur non avendo nemmeno loro un quoziente d’intelligenza
elevato, la lasciavano regolarmente dopo qualche mese perché ce n’era sempre
una più cretina ad aspettarli.
Lei ci soffriva tanto, perché era una
romantica, ma poi passava al prossimo senza tanti rimpianti.
Non aveva mai visto Roma, così, dopo
l’ennesima storia d’amore, così lei vedeva tutte le sue storie, aveva deciso di
regalarsi una “vacanza romana”. Ammise a se stessa che il famoso film l’aveva
influenzata e sperava proprio di incontrare nella città eterna l’amore ETERNO.
Prima di partire aveva fatto un corso d’italiano
full immersion, in tutti i sensi, perché
c’era andata a letto con il bell’insegnante italo- americano. Ma senza
innamorarsi, questa volta, perché aveva in mente altri progetti: a Roma la aspettava
il suo principe azzurro. Se lo sentiva proprio.
Aveva prenotato un albergo nelle
vicinanze di Piazza di Spagna e del
famoso Caffè Greco, il bar degli artisti e dell’ottimo cappuccino.
Non stava più nella pelle per assaggiarlo e
così la mattina dopo il suo arrivo, si fece largo tra la folla che aveva avuto
la sua stessa, e diciamo pure poco originale idea e ci andò all’ora di punta,
ma poi scoprì che a Roma è sempre l’ora di punta quando si tratta di caffè.
Le persone le sembrarono immediatamente
simpatiche e cordiali, anche il rumore era simpatico, e lo sbattere delle
tazzine sul tavolo era simpatico, i camerieri che gridavano a voce alta, i
bambini che piangevano erano simpatici, la porta che si apriva in continuazione
lasciando entrare l’aria freddina di marzo, l’omino che ti voleva vendere a
tutti i costi una rosa, anche se eri una scema single era simpatico, c’era
perfino un cane di quelli che all’improvviso sbucano dalla borsa abbaiando come
dei veri cani… Tutto era così italiano e simpatico! Definitely friendly.
Sarebbe stata un’esperienza indimenticabile,
da far invidia ad Audrey Hepburn.
Era ora di sfoderare il suo italiano.
La folla era accalcata davanti al balcone e
timidamente cercò di farsi largo per arrivarci anche lei. Una donna, di quelle
rifatte da capo a piedi, le diede una spinta e disse che era arrivata prima.
“ No veramente c’ero prima io…”
Siccome
era molto educata, la lasciò passare, la bitch…
Mentre aspettava cercava di farsi notare dal
cameriere, agitando la mano e usando un tono di voce un po’ meno sussurrato.
“Scusi, cameriere! Posso ordinare un
cappuccino?”.
Sembrava che non l’avessero sentita, in
effetti era un po’ timida e non le piaceva alzare il tono della voce, non era
educato.
O forse
la ignorava proprio, preferendo prestare
attenzione alle tette della rifatta che sembrava un travestito
brasiliano.
Ci riprovò
“Cameriere! Cameriere! Un cappuccino, please!!!”
Però era tutto così friendly e italiano! Poteva sopportare tutto pur di essere a Roma.
E
magari sul più bello sarebbe entrato un tipo alla Gregory Peck che le avrebbe
detto, con una voce da attore dell’ Accademia:
“Ma non ci siamo già visti da qualche parte
io e lei?”.
No, non c’era niente del genere nel bar, solo
uomini arrapati che non facevano che guardare le donne, quelle degli
altri, s’intende.
Ci voleva pure la donna incinta da lasciare
passare, e aveva già tre marmocchi a carico.
Mentre era stretta tra la folla di assetati,
sentì una mano posarsi sul suo bel culo che in
effetti aveva sempre attirato gli sguardi maschili. Gli sguardi…non la
mano morta… Si girò incuriosita e vide un uomo anziano che sbavava come un
lupo.
Ma lei era molto educata e non volle mandarlo
a quel paese. In fondo era straniera e doveva adattarsi alle usanze locali. Per consolarsi pensò che sicuramente era stata
palpata da un discendente, molto patetico,
di Rodolfo Valentino
“Scusi cameriere, vorrei un CAPPUCCINO! NO! Non un ESPRESSO! Mi agita
troppo. SI! Esatto, un CAPPUCCINO. E’
mezz’ora che aspetto…si capisco che c’e’ tanta gente…aspetto qui. I won’t move!”
Ce l’aveva fatta. Aveva ordinato il tanto
sospirato CAPPUCCINO!
Aspettando si rese conto di quanto fossero estroversi
gli italiani. Si davano pacche sulla schiena, facevano commenti a voce alta
sulle donne “Aò vedi che bbona quella… ‘an vedi che tette…”.
Che
simpatici tutti quegli attempati latin
lovers!
Il cappuccino non arrivava ancora. A un certo
punto qualcuno cercò di infilarle la mano nella borsetta, ma lei gli diede un
calcio negli stinchi e lui si allontanò, nominando il nome di cento Santi, con
la Madonna e pure il Cristo in croce.
Va bene che siete simpatici e che io sono
straniera, però c’e’ un limite a tutto.
Finalmente arrivò il cameriere portandole un…ESPRESSO.
“Le avevo chiesto un CAPPUCCINO! L’ESPRESSO
mi agita…Senta. sarò anche una bionda cretina, ma c’è un limite a tutto. E poi
scusi, assomiglio forse a Pamela Anderson? Sì, siamo entrambe americane, però
sono sicura che la Pamela l’italiano non
lo parla. Lei usa la lingua per altre cose… Io invece so pronunciare
correttamente ESPRESSO e CAPPUCCINO. Lei invece crede che non li sappia nemmeno
riconoscere. Mi scusi se al mio paesino… mi hanno insegnato a fare la fila e a
rispettarla. E’ quello che sto facendo da mezz’ora. Però la gente mi passa
davanti e lei li serve prima di me…Tanto io sono una scema americana…ma anche
una scema americana può perdere la pazienza aspettando un CAPPUCCINO che non
arriva, e il mio culo, scusi il mio francese, è stufo di essere pizzicato, i
miei piedi pestati e questo insopportabile chiasso è degno di uno stadio di
calcio. E si figuri, IO ODIO IL CALCIO! Allora, o lei mi porta un CAPPUCCINO
entro 30 secondi o le faccio vedere cosa sa fare un’americana cretina con
questa…”.
Infilò la mano nella borsetta e tirò fuori
una pistola che le aveva regalato un suo ex-amante che lavorava nella LAPD. Poi lui l’aveva lasciata perché lei
inavvertitamente gli aveva sparato in un piede.
Puntandogliela addosso gli disse:
“Mi hai capito bene? Mother f...ora muovi il
culo e portami un CAPPUCCINO. Non voglio un ESPRESSO perché mi renderebbe ancora più
nervosa. E se sono troppo nervosa potrei anche premere il grilletto su quella
testa di c… che ti ritrovi”.
Accidenti se lo parlava bene l’Italiano! Il
cameriere a tempo di record le fece un cappuccino da favola e la folla si
dileguò all’istante, lasciandola sola a godersi quell’indimenticabile Caffè
Greco.
Forse
era il caso, al ritorno, di rintracciare l’insegnante e dargli una prova della
sua lingua…
Che esperienza indimenticabile questa
vacanza! Ed era solo all’inizio.
Daria D.
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