Roma,
Teatro Argentina. 16-27 gennaio 2013
Nel 1906 Luigi
Pirandello scrive una novella intitolata “Tutto per bene”, in cui una moglie
infedele, con la complicità dell’amante - un politico rampante e affermato che
deve la sua fortuna ad uno scienziato famoso - riduce il marito e l’amico
ignaro e innamorato, ad un ruolo odioso di subalterno. Sotto l’ala protettrice
dell’uomo politico la vita della coppia sembra trascorrere senza disagi, fino a
che non sopraggiunge la morte della donna, lasciando una bimba piccola ed un
marito schiantato dal dolore. Il rapporto fra i due amici sembra farsi più
stretto e cordiale, mentre l’antico amante prende ad assolvere, in modo fin
troppo generoso, il ruolo di tutore nei confronti della ragazza, sapendola sua.
Con gli anni, riesce a distogliere il padre naturale, tollerante e mite
incallito, la confidenza e la considerazione della ragazza. Si arriva al giorno
delle nozze della giovane attraverso un crescendo di atteggiamenti sprezzanti
che ammoniscono il padre, a torto denigrato anche dagli amici e dal futuro
marito di Palma. Ma la verità non viene a galla e chi è, di chi è il padre,
tutto ancora da verificare…
Da questa novella
Pirandello ne trae uno straordinario pezzo di teatro con l’omonimo titolo,
andato in scena il 2 marzo del 1920 con la compagnia di Ruggero Ruggeri. Siamo
ad una svolta nella produzione pirandelliana, dove l’assunto è già avvenuto e
tutto quanto accade non è altro che il risultato, tutto sembra assorto in una
sorta di predestinazione degli eventi ma il finale a sorpresa conclude con la
frase del titolo pronunciata dal protagonista assoluto Martino Lori: “Tutto per bene”, “Tutto per bene”… Pirandello non ci dà soluzione stavolta, coloro
che son stati carnefici diventano vittime o il gioco al massacro continuerà?
Nella straordinaria
messinscena di Gabriele Lavia tutto è rarefatto e rallentato, spesso per
sottolineare ciò il regista opera un rewind
sui personaggi che a tempo ritmato ritornano sui loro passi (musica di Giordano
Corapi) per ricordarci e ricordarsi che non è più possibile tornare indietro e
in una plumbea scena monumentale, sulfurea e funerea, come a giustificare
l’imponente tomba in proscenio della compianta moglie Silvia – a cui spesso il protagonista
nel portarle un omaggio floreale ricorre per chiederne spiegazioni – buio
ovunque e lunghi silenzi, gli attori sono illuminati solo da enormi lucernari
che fendono la scena e che delineano anche i cambi dei tre atti del dramma o
dalle quattro porte che si aprono e dai cui inonda la luce. Per cadenzarne e
assecondarne la sintassi pirandelliana Lavia infarcisce inoltre di tuoni lo
svolgersi degli eventi.
Mattatore della
serata/evento è l’attore Gabriele Lavia, che nel finale si riserva come da testo
uno straordinario monologo dove si prende la rivincita su coloro che lo hanno
vessato per lunghi anni, in un caleidoscopio di toni e posture a lui care ora
accelera ora rallenta per gustarsi e prolungare il piacere di restare in scena
ed è un piacere per noi stare ad ascoltarlo e a seguirlo nella sua scelta
registica di rarefazione e di sospensione temporale, lasciando impietriti i
compagni di vita nelle loro imperscrutabili certezze, “tutto per bene” è la frase che pronuncia “per salvare le apparenze” - la sua preoccupazione costante -
lasciandoli impietriti e impotenti oramai…
Ed è commovente il
rapporto padre/figlia anche nella vita reale che pudicamente viene riportato in
palcoscenico, Lucia Lavia e Gabriele Lavia duettano in un crescendo emozionale.
Lei è bravissima e tagliente prima nell’accusare e poi riabilitare il padre,
quel padre presunto vigliacco e pusillanime, dapprima succube e poi carnefice,
fino a smascherarne le antiche rappresaglie. Il senatore è disegnato con grande
intelligenza e cattiveria attoriale da Gianni De Lellis, non è mai
identificabile con un sentimento definito e sfugge anche a se stesso come è
tipico di certi politici concentrati solo sulla loro carriera, ed è molto brava
anche la mamma/suocera di Daniela Poggi che si diverte con pose da fin de
siècle e dà all’inizio dello spettacolo una sferzata di ironia e leggerezza
prima di poterci immergere nelle pieghe del dramma.
Completano il cast
Woody Neri, Riccardo Bocci, Dajana Roncione, Giorgio Crisafi, Riccardo Montillo
e Alessandra Cristiani.
Pirandello si rivela
ancora una volta di una modernità eccezionale e questo spettacolo lo testimonia
con tantissime chiamate per gli attori accompagnati in proscenio dal grande
demiurgo della serata: Gabriele Lavia!
Mario Di Calo
TUTTO
PER BENE
di
Luigi Pirandello
regia
e con Gabriele Lavia
e
con Riccardo Bocci, Giorgio Crisafi, Gianni De Lellis, Lucia Lavia, Riccardo
Monitillo, Woody Neri, Daniela Poggi, Dajana Roncione
danzatrice
Alessandra Cristiani
scene
Alesandro Camera
costumi
Andrea Viotti
musiche
Giordano Corapi
Produzione
Teatro di Roma
16/27
gennaio
Teatro
Argentina Roma
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