Roma,
Teatro Argentina. dal 30 gennaio al 17 febbraio 2013
Ci sono parecchie componenti
affettive nello spettacolo visto ieri sera, in un affollatissimo Teatro
Argentina di Roma, e fa piacere soprattutto che queste s’individuano in giovani
- quelle di Mario Martone, regista dello spettacolo - per il mito greco, che si
era confrontato con queste tematiche al tempo delle regie fatte quando era
direttore dello stabile romano - EDIPO RE e EDIPO A COLONO -, regie, che
ruotano sempre intorno al mito che lo hanno da sempre interessato ed
appassionato insieme alla sua lunga frequentazione con l’altro protagonista
della serata, Carlo Cecchi. Ricordiamo, solo uno per tutti, MORTE DI UN
MATEMATICO NAPOLETANO, film col quale esordisce brillantemente al cinema,
mentre è noto il legame che Cecchi aveva con Elsa Morante, autrice del
bellissimo ed inedito testo per la scena SERATA A COLONO (estrapolato dalla
raccolta IL MONDO SAVATO DAI RAGAZZINI), poema/dramma poetico e visionario,
testo messo in scena per la prima volta, dopo svariati tentativi e con nomi altisonanti
a farsene promotori. Ora, non da meno, lo editano per la scena con il concorso
del Teatro di Roma, il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Stabile delle
Marche in un’edizione memorabile.
Come per I PERSIANI,
messo in scena nel 1990 per il ciclo delle rappresentazioni classiche a
Siracusa, Mario Martone parte dalla Foné, microfonando tutti gli attori e
facendo un lavoro molto interessante con la complicità di Nicola Piovani, che
scrive tutta una partitura musicale sulla quale parola e musica si fondono in
vari passaggi dello spettacolo, ma non contento, Martone dissemina e distribuisce
per tutto lo spazio neutro solo una porta di fondo a fendere il vuoto; il resto
è un palcoscenico nudo, con casse acustiche che serviranno anche da sedute o
appoggi, lo stesso Edipo sarà deposto, durante le sue ultime ore, appena giunto,
su una corsia di emergenza, su di giaciglio costituito da un ammasso di casse.
Questo lavoro svolto dal regista esalta e valorizza la poeticità e liricità del
testo e quasi con discrezione e rispetto si mette da parte lasciando a noi le
argomentazioni e la costruzione linguistica della Morante, che, a metà fra il
monologo ed il melologo, ci regala un flusso costante di parole della durata
ininterrotta di un’ ora e mezza dello spettacolo. Non ci si annoia mai, è una
tensione continua e costante, anche grazie agli interpreti che spesso si
dilungano anche in sala, ed è il caso del coro voluto da Martone, costituito
dai matti dell’ospedale/manicomio in cui ci troviamo, che, sotto l’occhio
vigile del personale infermieristico e dei medici, fanno da contrappunto al
viaggio visionario di Edipo. Bravi gl’interpreti, a partire dalla suora, interpretata
con grazia e solerzia da Angelica Ippolito, scambiata forse per Giocasta? al
flusso atonale in ciociaro stretto ben reso da quella che è creduta Antigone,
di Antonia Truppo, brava nel non strafare. La serata è tutta per l’interprete
principale ed unico, Carlo Cecchi, che del suo personaggio ne fa quello che
vuole, ci sguazza, ci porta per mano nel suo personale delirio di vecchio
meridionale farneticante; bendato fin dall’inizio, ci ha ricordato Leo De
Berardinis in “O’ Zappatore”, del 1972, ed è un piacere ascoltarlo nel suo
soliloquio, con variazioni impercettibili, immobile e legato, ci infonde tutte
le emozioni che vive in prima persona. “Io non sono uno che assiste al dolore
di Edipo, sono io questo dolore”, e difatti assume su di sé tutti i dolori del
mondo e quando il sole, invocato fin dall’inizio, un sole optical che cala
dall’alto, col quale i matti poi giocheranno fino a montarci sopra, quel sole
sarà motivo, a tempo di mazurca, salutare, ancora una volta, per il nostro
Edipo contemporaneo, che avrà incarnato su di sé l’Edipo di ogni tempo. Questa
SERATA A COLONO ci sembra apparire ben fatta, con la graditissima complicità di
tutti gli enti che concorrono ad una serata d’onore per un grande interprete ed
un grande operatore della scena italiana: Carlo Cecchi!
Mario Di Calo
LA
SERATA A COLONO
di
Elsa Morante
regia
e scene Mario Martone
con
Carlo Cecchi (Edipo)
Antonia
Truppo (Antigone)
Angelica
Ippolito (Suora)
Coro
(in ordine alfabetico) Giovanni Calcagno, Salvatore Caruso, Dario Iubatti,
Giovanni Ludeno, Rino Marino, Paolo Musio, Franco Ravera
guardiani
Victor Capello, Vincenzo Ferrera, Totò Onnis
dottore
Rino Marino
Francesco
De Giorgi (tastierista), Andrea Toselli (percussionista)
musiche
Nicola Piovani
fondale
Sergio Tramonti
costumi
Ursula Patzak
luci
Pasquale Mari
suono
Hubert Westkemper
dal
30 gennaio al 17 febbraio
Vedere (Elena)
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