Roma,
Sala Umberto. Dal 29 gennaio 2013
Come nella versione
di Armando Pugliese del 2000, che ambientava il dramma di Luigi Pirandello su
di un grande set fotografico, in virtù della clamorosa scoperta del
fotografo/rivelatore Boffi, anche Francesco Zecca, regista dell’attuale
edizione in scena in prima nazionale al Teatro Sala Umberto di Roma da martedì
29 gennaio, prodotto da Pietro Mezzasoma, ambienta la storia dapprima in un
cabaret berlinese con tanto di luci del varietà a fare da parentesi a quanto
accade e si dipana sulla scena, a Berlino, in casa dello scrittore Carlo Salter
e poi in Veneto nella villa ricostruita da Bruno Pieri, in una sorta di teatro
nel teatro consono all’Ignota, ovvero Elma, ovvero Cia, quando decide
finalmente di “interpretare” il ruolo a lei richiesto da più parti, tutto
questo nella suggestiva e funzionale scena di Francesco Ghisu.
In COME TU MI VUOI
Pirandello, osservatore della sua filosofia sull’identità, va oltre la semplice
incertezza percepita da noi, pubblico o lettori delle sue opere, e ne
approfondisce l’indeterminatezza dell’identità che ognuno di noi sembra cercare
e trovare in se stesso. E qui entra in gioco la memoria, non come strumento di
impostura, ma proprio come ricerca della propria identità: “Essere è niente, essere è farsi”, per
l’appunto come spesso viene ripetuto nella bella versione di Masolino D’Amico,
che asciuga tutti i passaggi verbosi dello scrittore agrigentino, accentuando
il plot sugli “interessi” legati al riconoscimento e, dai tre atti originari,
lo trasforma in un unico grande blocco della durata di un ora e quaranta circa
e, con la complicità del regista in luogo del famoso inizio della commedia, realizza
un prologo musicale (musiche originali di Paolo Daniele) dove la protagonista
Lucrezia Lante Della Rovere si rivela anche una ottima cantante con un numero
in voga durante la Repubblica di Weimar, accompagnata dai sui quattro boys,
sotto l’occhio innamorato e vigile di Mop (Francesca Farcomeni). Si entra subito
nel vivo della vicenda e un bravo e asciutto Simone Colombari, nei panni dello
scrittore fallito, si pone subito in netto contrasto con le velleità della sua
divetta/amante; l’arrivo di Boffi (Raffaello Lombardi) sconvolgerà il sia pur
sconclusionato menage. Lucrezia Lante Della Rovere, che abbiamo visto nel
recente “John Gabriel Borkman” di Piero Maccarinelli, si trova decisamente più
a suo agio nei panni de L’Ignota e gioca volentieri a farsi credere ciò che non
è, entra ed esce con disinvoltura e bravura dal personaggio che le si richiede
di interpretare per poi uscirne definitivamente con grande dignità e stile
vestita alla maniera di Greta Garbo - che per altro ne interpretò una versione
cinematografica nel 1932. Bellissimo il momento in cui si spoglia letteralmente
da Elma e, come un automa, si lascia condurre con un grande colpo di teatro
attraverso la pantomima del ricordo del matrimonio in quella che sarà la sua
nuova famiglia: un momento decisamente magico e spettacolare, dove la
ritroviamo nel famoso quadro dove è raffigurata quella di cui crediamo lei
possa riprenderne l’identità. Bravi e divertenti i momenti in cui si alternano
cavallerescamente i due caratteri Crescenza Guarnieri (la Zia Lena) e Arcangelo
Iannace (lo Zio Salesio), che sono i numi/testimoni oculari memori
dell’effettiva rassomiglianza. E il Bruno Pieri del vigoroso e vibrante Andrea
Gherpelli, giovane e bello quanto basta, dà maggiore peso e sostanza alla
scelta della presunta Cia, che, forse per un attimo perduta nelle sue braccia,
ritrova il suo orgoglio di donna. “Cia l’hai cercata male”, forse sarebbe pure
stata disposta a farsi colei che si credeva, ma il rispetto di sé non le
permetterà di proseguire oltre con la finzione, ritornerà da dove è venuta, al
suo mondo di luci e varietà.
La regia di Francesco
Zecca è convincente e segue fino in fondo e con complicità la filosofia
pirandelliana dirigendo con sapienza l’intricato destino dei personaggi spesso
raddoppiando, triplicando i significati per mescolarne le carte; la cornice di
cui sopra è riproposta a loop, e la sedia vuota con cui viene condotta in scena
la vera Cia, una vecchia paziente che Salter riesce a scovare a Vienna complice
un amico suo psichiatra di Vienna (Freud?), ne è la controprova che ha centrato
ottimamente il gioco pirandelliano delle parti, e i personaggi che rimarranno a
reiterare la favola di sempre sono sei!
Mario Di Calo
dal 29 gennaio 2013
Pietro
Mezzasoma
presenta
COME
TU MI VUOI
di
Luigi Pirandello
libero
adattamento di Masolino D'Amico
Lucrezia
Lante della Rovere
con
Crescenza
Guarnieri
Simone
Colombari
Raffaello
Lombardi
Arcangelo
Iannace
Andrea
Gherpelli
Francesca
Farcomeni
scene
FRANCESCO GHISU
musicheoriginali
PAOLO DANIELE
costumi
ANNA PAOLA BRANCIA D'APRICENA
luci
VALERIO PERONI
coreografie
DANIELA AYALA
vocal
coach LISA ANGELILLO
regia
Francesco Zecca
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