Cortona,
Teatro Signorelli. Mercoledì 6 febbraio 2013
Un bar in fallimento
(Il Caffè Vespasiano), una moglie che lo tratta da inetto, una figlia che lo
rende senza autorità. La condizione del protagonista de “Il Diavolo Custode”
(titolo un po’ rubato a “Il Diavolo Custode (quasi amici)”, di Philippe Pozzo
di Borgo) di e con Vincenzo Salemme è disastrosa.
Riuscirà l’arrivo del Diavolo a “salvare” questa triste condizione? Vendere l’anima per avere in terra un’esistenza soddisfacente? No, neanche il Diavolo potrà niente davanti a questa disperata condizione, che porterà lo sventurato a compiere una carneficina, uccidendo l’intera sua famiglia, ritrovandosi infine in un ospedale psichiatrico.
Riuscirà l’arrivo del Diavolo a “salvare” questa triste condizione? Vendere l’anima per avere in terra un’esistenza soddisfacente? No, neanche il Diavolo potrà niente davanti a questa disperata condizione, che porterà lo sventurato a compiere una carneficina, uccidendo l’intera sua famiglia, ritrovandosi infine in un ospedale psichiatrico.
Detta così la trama
sembra veramente drammatica, quando in realtà il testo è una vera e propria
commedia alla Salemme, in cui il regista disegna un perfetto personaggio per il
suo essere attore (Il Diavolo appunto), un personaggio camaleontico, in grado
di tramutarsi in una sorta di gangster prima, in un postino poi, in un disabile
infine, accompagnato sempre dal suo simpaticissimo aiutante, di cui non si
capisce quasi nulla del suo dialetto di Catanzaro.
La scena è dominata
da un orologio sullo sfondo, come a volerci ricordare la terribile
inesorabilità del tempo che passa e che noi non sappiamo sfruttare al meglio,
“Non sappiamo più goderci il tempo come una volta”, dice Salemme alla fine,
riusciamo solo a complicarci la vita, dimenticandoci di come si può essere felici.
Divertente il testo,
anche se a volte forse un po’ ridondante, auto-costruito, come si diceva, su
misura per il Salemme attore comico virtuoso, a cui piace giocare con questo
virtuosismo, delle volte dilungandosi forse troppo, e questa pesantezza è accentuata
dal fatto di proporre una messa in scena senza intervallo.
Ottima la prova degli
attori, di Vincenzo Salemme in primis (tolto il limite del testo, di cui ho già
parlato e che non ha niente a che vedere con le abilità attoriali); il suo
assistente Nicola Acunzo è eccezionale nell’esprimersi senza potersi fare
capire, giocando sulle sue ottime capacità gestuali. L’altro protagonista del
palcoscenico è Domenico Aria, bravo nel suo ruolo di uomo schiacciato dal
nervosismo della moglie - la brava Floriana De Martino -, dall’egoismo della figlia e dal falso buonismo del
fratello prete.
Stefano Duranti
Poccetti
Il
Diavolo Custode
Di
e Con Vincenzo Salemme
Regia
Vincenzo Salemme
Con
Nicola
Acunzo
Domenico
Aria
Floriana
De Martino
Andrea
Di Maria
Antonio
Guerriero
Raffaella
Nocerino
Giovanni
Ribò
Scene
Alessandro Chiti
Musiche
Antonio Boccia
Costumi
Mariano Tufano
Luci
Umile Vainieri
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