13 febbraio, 2013

La migliore offerta di Giuseppe Tornatore. La mia variante umoristica. Di Daria D.



Una grande scatola dorata (il colore di Praga, che sapevamo fin dall’inizio, sarebbe apparsa) con un nastro rosso (come il Natale, S. Valentino…ecc…ecc) ci viene recapitata in un lussuoso ristorante in qualche città della Mitteleuropa, ma forse è Londra.  Vabbè chi se ne importa?  Stiamo sorseggiando champagne, i camerieri svolazzano intorno, tutti curiosi, gli altri clienti, mormorano, guardano, non vedono l’ora di sapere cosa si nasconde nel prezioso involucro.
Ci mettiamo i guanti e apriamo con delicatezza, magari possiamo usarla un’altra volta, la scatola e pure i guanti, e magari mettere il fiocco al cane, oggi va di moda riciclare. Ma come? È vuota! No, no, ci sono dei pezzi d’ingranaggi polverosi, arrugginiti che vengono chissà da dove e che serviranno a una specie di Edison saccente per costruire un robot.
Quel ragazzetto è anche un vero psicologo, fa tutto da solo nel suo enorme laboratorio, pure confidente, informatore e donnaiolo. Dimenticavo, antipatico.
Sto raccontando il film di Tornatore, ma anch’io mi sono persa, un po’ come ha fatto lui, tra tutti quegli ambienti lussuosissimi, cavoli! Penso io. chissà quanto hanno pagato le location ( poi guardo tra gli sponsor…Unicredit), dove gente ricca si aggira in cerca di opere d’arte, non avendo nient’altro da fare e un sacco di soldi da investire. Beati loro!
Un Geoffrey Rush che recita non bene come di solito fa, qualche momento buono naturalmente c’è, ma il merito è solo suo, è il capo di un’importante casa d’aste, tutto dedito al suo lavoro e naturalmente all’arte. Siccome fa anche stime e perizie, non si fa scappare i pezzi migliori, che fa comprare a un amico (mi piace Sutherland ora che è vecchio) per non figurare lui. Meglio che nessuno sappia. Non mi sembra molto appropriata la cosa…glisson. Comunque il signore di mezza età, impomatato ed elegantissimo, che usa sempre i guanti per non venire a contatto con nessuno (fobia? Altro che! Si crede un po’ Howard Hughes), se li tiene anche in casa sua (ma come farà a lavarsi il viso e qualcos’altro?) è chiamato, oddio non proprio, perché la protagonista, una giovanissima ereditiera affetta da agorafobia, è pure una pazza che cambia idea da un momento all’altro, a fare le stime di tutti gli oggetti d’arte che ha ricevuto alla morte dei genitori.
Che situazione! Tutto quel ben di Dio e non avere avuto i soldi per pagarsi un dottore che la curasse. Al cinema quando le sceneggiature fanno acqua, succede proprio di tutto. Mah!
Tra i due, dopo lotte e paroline dolci dietro una porta affrescata da dove si spiano a vicenda, nasce…rullo di tamburi!!!!!!!!!!! L’AMORE, quello a prima vista, è proprio il caso di dirlo, l’amor fou (infatti, sono due pazzi entrambi). Lui fin’ora aveva amato solo le donne ritratte nei dipinti, tutti strafamosi, che tiene in un caveau di casa sua, dietro una porta scorrevole, nell’armadio della collezione di glove (no glove no love).
L’ereditiera vive in poche stanze di una villa megagalattica che però sembra cadere a pezzi,  tutta sola, a parte un custode sciancato, e passa il tempo a scrivere romanzi. Uno si domanda come in pratica farà quando ha bisogno del dentista, o di comprarsi gli assorbenti, o di ricaricare il cellulare o se peggio si rompono, se deve andare dal parrucchiere e altre bazzecole che capitano alle non-ereditiere.
Comunque, cede al fascino (un po’ tanto viscido) di Rush e si fa comprare vestiti e trucchi, portare rose e invitare a cena. Evviva! Forse è quasi guarita. NO! Perché a un certo momento scompare e il poveretto, che per la prima volta in vita sua non si masturberà davanti ad una bella donna di Modigliani, o Renoir, o Bouguereau, ma farà l’Amore con una pazza in carne ed ossa, impazzisce anche lui. La cerca dappertutto, improvvisandosi detective, perché qui tutti s’improvvisano qualcosa,  pure la nana ficcanaso s’improvvisa mezza Pico della Mirandola e l’altra metà, che poi non c’è, troppo corta, Sherlock Holmes,  e mica chiama la polizia! No davvero! Non ha nemmeno chiamato  un medico per aiutarla a risolvere il suo problemino, perché si fa aiutare da Edison, l’Ippocrate freudiano della situazione. Insomma,  finirà per trovarla rinchiusa nella cantina della villa, inebetita e stralunata, ma innamorata.
Che stanchezza! 
Quando Virgil, (preferivo quello di “Prendi i soldi e scappa”) una sera e qui Tornatore non ci spiega PERCHE’? viene picchiato sotto una pioggia tanto d’effetto, l’agorafobica ESCE di CASA, mezza discinta, pure scalza, vincendo, pur di  salvarlo, la sua malattia. E questo grazie alla nana che si fa sempre gli affari degli altri e ha visto tutto dalla finestra, ma nessuno va a interrogarla sull’accaduto. Della polizia l'unica presenza è la targa sul muro.
Meglio non sapere, dicono molti sceneggiatori, anche perché non lo sanno nemmeno loro. Facciano un altro mestiere, per esempio un romanzo era meglio, lì le incongruenze si possono anche accettare, al cinema no, soprattutto se è una storia che si basa sulla realtà. E qui non è mica un sogno o incubo del povero Virgil. Tutti quei quadri sono veri, però a un certo punto, centinaia di tele presumibilmente di grande valore (perché comunque sono opere  anche se minori di grandi pittori) spariscono nel giro di una notte.
Mi sa che la bella e diafana ereditiera si è innamorata d David Copperfield, che è anche più bello di Rush, perché era gelosa di tutte quelle bellezze con cui Virgil ha passato la vita.  Quindi fa sparire i quadri, per vendetta e poi, lasciando il poveretto in stato confusionale e disperato, sparisce anche lei dopo che gli aveva dichiarato il suo amore. Mica ho sentito male! Ha parlato di AMORE!
La stanchezza aumenta e pure le incongruità.
Ma insomma è cinema! Già lo dimentico sempre…ma questo non significa che i fatti siano messi insieme alla rinfusa, tanto perché fa comodo. Ci vuole una logica. Tornatore non è Buñuel e manco Kubrick, quando usa tutti quei flashback e flashforward, molto confusi.
Se non avessi molto rispetto per i film americani, che anche loro comunque sfornano cavolate, direi che questo film è un’americanata vestita all’europea…. Niente di peggio.
L’ultima scena è naturalmente al ristorante di Praga che la ragazza aveva menzionato all’inizio del film, quindi bella carrellata da Tripadvisor della stupenda città dorata. Lui è lì, solo, e noi pure…con i nostri dubbi e delusioni.
Basta, non ce la faccio più.

Daria D

P.S. Attenzione uomini di mezza età quando v’innamorate delle ereditiere giovani e agorafobiche…

1 commento:

  1. non avevo nessuna intenzione di andarlo a vedere...mi era bastato il trailer... Lisa

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