Milano,
Teatro Filodrammatici. Dal 14 al 10 marzo 2013
Questo testo del grande scrittore austriaco è un’opera
sempre attuale, molto piacevole, leggera ma non banale, divertente, piena
d’intelligenza e profondità. Quel girotondo d’ipocrisia borghese nascosta tra
parole d’amore, stereotipi vari, il bisogno di trovare nuovi stimoli, vivere
passioni anche se, o proprio perché passeggere, è un gioco che, ammettiamolo
pure, fa gola a tutti. A volte rimane nelle nostre fantasie, altre…
Il tradimento, anzi “lo stordimento” di cui parla
Schnitzler, è come un bicchiere di champagne, ci lascia euforici, ma non ci
abbrutisce, rilasciando i nostri freni inibitori quel tanto che basta per rendere
quello “stordimento” una cosa momentanea, un coinvolgimento passeggero, a volte
necessario per superare momenti di solitudine, tristezza, abbandono, cui
penseremo, una volta passato, con nostalgia e senza sensi di colpa.
Un invito al tradimento? Bisognerebbe fare un lungo
discorso su cosa è il tradimento. E se lo facesse una donna, direbbe una cosa e
se ne parlasse l’uomo, ne direbbe un’altra. È un terreno su cui le due
sensibilità non s’incontrano ancora. Ma per fortuna s’incontrano le volontà dei
traditori…
Quindi guardiamoci l’interessante rilettura di
Fornasari.
Nello spettacolo, molto gradevole, inventivo e ben
recitato, la bella moglie Giulia ammette per prima il “tradimento” con un divo
di un reality show, il tipico gigolò, e si difende dicendo “però l’ho
pagato”. Nella prima scena, in una
camera d’albergo a cinque stelle, dove i due s’incontrano, lei è aggressiva e
dura, forse per mettere un altolà a qualsiasi coinvolgimento emotivo. Lo sta
facendo solo perché si sentiva trascurata dal marito, quante volte accade, vero
donne? Il ragazzo che ha capito tutto, perché è furbo, anche se scemo,
approfitta della situazione, per guadagnarsi la marchetta. Lei naturalmente non crede alle varie
“stronzate” che le racconta, ormai trite e false, però gli concede il suo
corpo. Non il suo cuore. E, infatti, nell’ ultima scena finale , lei farà
l’amore con suo marito, provando, grazie alla scappatella, un nuovo e
inaspettato piacere. E lui, avendo dimenticato l’inesperta e potenzialmente
pericolosa minorenne, riscoprirà il piacere di ritornare all’ovile, anche per
dimostrare di essere migliore dell’altro.
Lo spettacolo, con la sua scenografia semplice ma
sensuale, moderna, quell’avorio dei divani di pelle che si trasformano in
letti, sullo sfondo delle pareti gialle, la musica stile disco che martella sul
fotogramma fisso dell’atto sessuale, che i due attori quasi strizzandoci
l’occhiolino consumano senza consumare,
le immagini che scorrono velocissime sul video, come il tempo di
prestazione e di performance delle coppie, è veramente un gioco che ci
coinvolge, soprattutto per i riferimenti all’attualità.
E allora i personaggi, che nello scrittore austriaco
sono un capitano, uno scrittore, una prostituta, una giovane signora,
un’attrice ecc. … diventano un uomo politico arrogante e cinico, una minorenne
che sogna di fare la velina, un ragazzetto per cui il sesso è allo stesso
livello di una camcorder, la moglie annoiata, il gigolò, la professoressa
vogliosa, ma impacciata. Ci troviamo
davanti a degli stereotipi cui siamo tutti abituati, ma lo stesso è in
Schnitzler, perché ogni carattere rappresenta un pezzetto della società,
dell’umanità, fa parte dell’immaginario collettivo, modelli da seguire o da
rifiutare, secondo le sensibilità, le circostanze, le possibilità.
Sinceramente avrei voluto più caratterizzazioni, per
concludere il gioco con ancora più
sorpresa e per farlo durare di più.
Il ritmo veloce, i dialoghi spiritosi, che scandiscono
questo girotondo non solo erotico/sessuale ma anche esistenziale, ci mettono
davanti alle nostre vite e a quelle degli altri, e forse ritroviamo un
pezzettino di noi stessi in ognuno di loro, pur senza confessarlo
pubblicamente. Così, trascorriamo un’ora e mezzo nella leggerezza, apprezzando
il lavoro del regista che ha saputo reinventare e attualizzare un testo
classico, con stile e originalità.
Le tragedie e i
drammi, caso mai, li ha lasciati dietro le quinte, o nelle nostre fantasie
quando lanciamo un occhiata al nostro vicino/a di posto…
“un bel gioco dura poco” come dice quell'antipatico
proverbio...
Daria D.
WEPORN
di Bruno Fornasari
ispirato a Girotondo di Arthur
Schnitzler
regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio e Elisabetta
Ferrari
scene e costumi Erika Carretta
assistenti alla regia Adalgisa
Vavassori Alice Redini Fabio Zulli
progetto di comunicazione Cristiana
Giacchetti
poduzione Teatro Filodrammatici
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