15 marzo, 2013

Anna Politkovskaja in memoriam. Drammaturgia di Lars Norén. Regia di Salvino Raco/Anna Politovskaja in memoriam. Play by Lars Norén. Staging by Salvino Raco. Di Daria D. e con traduzione in inglese di Daria D.



Milano, OCA- Officine Creative Ansaldo. Dal 4 al 9 marzo 2013

Con (in ordine alfabetico) Alessandro Baldinotti, Alberto Baraghini, Diego Giannettoni, Enzo Giraldo, Michele Mariniello, Antonella Morassutti, Ettore Nicoletti, Sergio Paladino, Silvia Rubino. Le bellissime foto sono di Elia Festa.


Un fotogramma fisso, come una lama conficcata negli occhi e nelle teste degli spettatori attoniti, impotenti: un muro biancastro di un edificio distrutto dalle bombe, su cui si allarga una macchia di giovane sangue.
 È quello di una vittima, una delle tante di questa storia: una ragazzina semi  cieca uccisa, dopo presumibilmente uno stupro, da un suo coetaneo dall’aspetto di un angelo, ma che porta dentro di sé una violenza demoniaca, una rabbia giovane, un’aggressività che chiede solo di essere sfogata ma nel peggiore dei modi.  Per un tempo che ci sembra infinito, mentre ci chiediamo se davvero siamo figli di Dio, un corpo in fin di vita giace a terra, un altro sta in piedi e ci fissa, con aria di sfida. E nessun rimorso.
Sembra un film, per la crudezza, il  realismo, la veridicità.  E quel palco non è semplicemente un palco, ma è un pezzo di città, quella che è rimasta dopo esplosioni, battaglie, attacchi terroristici. Una città ovunque nel mondo moderno, in cui si svolge una storia cupa, inquietante, che porta con sé la violenza primordiale sui deboli, gli inermi, gli indifesi.
 Personaggi come la ragazzina cieca e affamata, la moglie costretta a prostituirsi, e che a sua volta sfoga il suo amore malconcio e malato sul figlio, il marito che prende entrambi a botte, il soldato che ha ammazzato per ubbidire agli ordini, l’uomo d’affari perbene fuori e marcio dentro, intrecciano le loro vicende, sfogano le loro voglie, sfruttano e sono sfruttati, coscientemente o incoscientemente. Tutti esseri umani, nati allo stesso modo, da una vagina su cui si è depositato lo sperma di un uomo programmato per procreare, dopo probabilmente essere entrato a forza nel corpo di una donna. Tutti destinati a morire, a soffrire, a lottare per la propria sopravvivenza, e felicità, se mai sappiamo cosa sia e se esista davvero.
Non posso pensare a nessun’altra location se non questo straordinario spazio delle ex Officine Ansaldo di Milano, per raccontare questa storia che il drammaturgo svedese Lars Norén dedica ad Anna Politkovskaja, anche se ci tiene a precisare che non è la storia della sua vita, ma di tutte le persone che come la giornalista hanno avuto il coraggio di smascherare, portare alla luce e condannare gli orrori di ogni tempo, regime, luogo.
Spesso, come nel caso della Politovskaja hanno pagato con la propria vita, ma il loro esempio, i loro scritti, le loro battaglie non moriranno mai. Il regista Salvino Raco mantiene con la sua regia, quel nero assoluto, quella mancanza di luce che è nel testo originario, quell’impotenza che ci prende quando la violenza è più grande di noi, e non sappiamo combatterla. Oppure non vogliamo, per paura di esserne contagiati, senza sapere che anche noi ne portiamo dentro il germe. Il regista non teme di usare un linguaggio forte, volgare, ogni parola un colpo allo stomaco di chi s’illude che tutto accada lontano da noi, dalle nostre tranquillità borghesi.  Ma mai come qui questo linguaggio porta con sé la poesia della disperazione, del realismo, della più feroce violenza.
Due parole sentiamo pronunciate dagli attori, Russia e Ucraina, per collocare la storia in quell’ambiente invece che in un altro, per rispettare forse quel in memoriam, ma poi le dimentichiamo e ci facciamo trasportare in altri luoghi, in altri scenari.
Non c’è crescendo nello spettacolo, perché è già tutto climax. Fin dalla prima scena siamo già al punto massimo, un punto che non sta in alto, però, ma negli inferi delle anime umane e delle città senza volto.

Ottimi attori, un ensemble di varie età, esperienze, provenienze, che hanno il difficile e provocante compito di mostrare il peggio dell’essere umano.  Potrei dire che assomigliano alle bestie, ma mi sentirei di offenderle, visto che loro, le bestie, sono prive di quel peccato originale che, a crederci, tanta terribile e negativa influenza ha sulle nostre educazioni, comportamenti, rapporti.
Né Norén né Raco elargiscono speranze, siamo noi che dobbiamo conquistarcele, siamo noi che dobbiamo uscire ricordando che “fatti non fummo per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.  E denunciare, come ha fatto Anna, violenze e soprusi, schiavitù e mortificazione della dignità, ogni volta che ci capita l’occasione, oppure sforzarci di essere noi più bestie e meno uomini…
C’è soltanto una battuta come una rosa in un mare di letame che mi risuona ancora in testa, ed è quella di Stoijko, il figlio: “Io voglio sorridere” anche se “Fa male sorridere”.
Dopo tutto, nessun artista ci lascia senza speranza.


Daria D.


A seguito la traduzione in inglese dello stesso articolo. Traduzione effettuata da Daria D. 


Anna Politovskaja in memoriam. Play by Lars Norén.  Staging by Salvino Raco.

Milan, OCA- Officine Creative Ansaldo. From 4th to 9th of March 2013

Actors (in alphabetical order): Alessandro Baldinotti, Alberto Baraghini, Dioego Giannettoni, Enzo Giraldo, Michele Mariniello, Antonella Morassutti, Ettore Nicoletti, Sergio Paladino, Silvia Rubino.

A still frame, like a knife stuck in the eyes and the mind of the powerless and astonished  spectators : the whitish wall of a building destroyed by the bombs, on which widens a stain of young blood.
It’s the blood of a young victim, one of many in this story: a half-blind girl is killed after presumably being raped, by a peer who looks like an angel, but who carries inside himself a devilish violence, a young rage, an aggressiveness that just begs to come out, in the wrong way, though.
For  a moment that seems endless, while we ask ourselves if we are actually children of God, a lifeless body lies on the pavement, another one  is on his feet and stares at us, defiantly. With no remorse.
It looks like a movie because its crudeness, realism, truthfulness. And the stage is not simply a stage but a piece of what remains after explosions, battles, terrorist attacks. A city that can be everywhere in the modern world, a theater where a disturbing graphic story has been told, with its burden of primitive violence against  weak, defenseless and unarmed people.
Characters like the starving girl, the wife forced into prostitution and who, in turn, unleashes  her sick and battered love on her minor child, the husband who beats them both, the soldier who killed  to obey the orders, the business man decent outside but rotten inside, mingle their stories, let out their cravings, exploit and are exploited, consciously or unconsciously. They are all human beings born in the same way, from a vagina in which the sperm of a man scheduled to procreate is deposited, allegedly after entering  violently the woman body. They are all destined to die, to suffer, to struggle for survival and happiness, if we ever know what it is and if really exists.
I cannot think of another location if not this extraordinary space of the former Officine Ansaldo in Milan, to tell this story that the Swedish playwright Lars Norén  dedicated to Anna Politovskaja even he points out that is not specifically about her life, but about all the people like the female  journalist who had the courage to expose, bring to light and condemn the horrors of all time, place and regime.
Often these people paid with their life, dying or been killed  like happened to Anna Politovskaja but their example, writings, battles  will never  be forgotten.
Salvino Raco, the director, maintains,  with his stage work, the  darkness and gloominess  that are in the original play, and also the impotence we feel when the violence is so big that we cannot counteract. Or, we don’t want to, to fear of being infected, unaware that we as well carry within us the dangerous germ.
The director is not afraid to use a strong, graphic and vulgar language, every world is a stub in the stomach of whom is under the illusion that all is happening not in his backyard, far away from his quiet bourgeois existence.  But like never before this language brings the poetry of the desperation, realism and the most ferocious violence.
Russia and Ukraine are words pronounced by the actors that collocate the story in that part of the world, may be to respect the in memoriam but then we easily forget the allegedly location and we are transported to other places, scenarios, societies.
There is not climax in the performance because it’s already climax  from the first scene. We are at the maximum point since the beginning but that point in not high above but in the hell of  human souls and faceless cities.
Excellent actors, an ensemble of different ages, working experiences, origins, have the difficult and provocative task to show the worst side of the human being.
I could easily say they look like beasts, these men,  but I would feel to offend the beasts,  because they do not  carry the original sin, like us.  If we do believe in it, we  should admit how terrible and negative influence the original sin has on our education, behaviors, relationships.
Neither Norén nor Raco bestow any hopes, they let us find them, maybe going out the theater remembering the famous Dante’s words “we are not born to live like brutes but to follow virtue and knowledge”. And so to denounce, like Anna did, violence and abuses, slavery and humiliation of dignity, any time we have the occasion, and possibly to behave more like beasts and less like men…
There is only one line, Stoijko’s line, the son, that  like a rose in the middle of a sea of dung  echoes in my head : “I want to smile” even if “It hurts”.
After all no artist let us be without a fleck of hope.

Daria D.
Translation of her Italian version by Daria D.


Anna  Politkovskaja in memoriam
Testo di LARS NOREN, trad. A. Palme Sanavio, regia S. Raco
sound director Nicola Tripaldi,video di Giulio Dimitri, fotografia Black Lights di Elia Festa, con Alessandro Baldinotti, Alberto Baraghini, Diego Giannettoni, Enzo Giraldo, Michele Mariniello, Antonella Morassutti, Ettore Nicoletti,Sergio Paladino, Silvia Rubino.

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