Roma,
Teatro Agorà. Fino al 4 marzo 2013
La comicità di Carlo
Dilonardo si colloca proprio a metà tra la drammaturgia anglosassone del tipo
Alan Ayckburn, Michael Frayn, Alan Bennett e quella italiana di Vincenzo
Salemme e Gianni Clementi, in più condita con un pizzico di leggerezza e di
cattiveria che fa del suo testo, in scena al Teatro Agorà di Roma fino al 24
marzo, un’atroce satira di costume e il suo NON SIAMO QUI PER LE TELECAMERE
parte proprio da quell’innominabile trasmissione “che va in onda su una nota televisione privata dopo Cento Vetrine alle
14.45 e finisce intorno alle 16.05” presentata da quell’altrettanto
innominabile manipolatrice di sentimenti e delle coscienze di poveri cristi che
si danno in pasto al grande pubblico in virtù di un pizzico di celebrità.
Difatti Vincent e
Vanessa, la famosa coppia dalla doppia V, alias Vincenzo e Cecilia, sono reduci
dal trono e dalla consecutiva scelta imposta da quella trasmissione e vivono da
cinque lunghi anni segregati in una casa per una maledetta clausola, e come in
un grande fratello, difatti, ci sono sei telecamere appostate a riprenderli e
mostrarli giorno e notte. Dipendono da un contratto controfirmato dalle parti,
con la fantomatica produzione, per continuare a “vivere” il loro sogno dorato a
dispetto di una audience altalenante e sono stanchi e soprattutto non
innamorati, anche la loro scelta di cui sopra si parlava è stata manipolata dagli
autori con lettere pilotate; stanchi, dicevamo, di essere solo oggetto di
serate in discoteca, finti scoop fotografici, vogliono uscirne e non sanno come
fare poiché le penali sono molto alte, si parla di diecimila euro al giorno, ma
alla fine sarà tutta la variegata umanità che frequenta quella casa a correre
in soccorso e a liberare i nostri giovani eroi intrappolati dall’aurea gabbia,
da Eugenio, giovane operatore di improbabili poste private e discendente di un’antichissima
famiglia di postini - che con un grammelot napoletano e svarioni del tutto personali
fa del suo interprete Ferdinando Puglia uno spassoso e prezioso momento dello
spettacolo – a Gioacchino, idraulico palermitano, persona assolutamente “vera”
e pronta per ogni debutto – lo spericolato e gustoso William Ansaldi – passando
per Ramona, la romanesca mangiatrice di popcorn vicina di casa – Ludovica Leo –
e per la cugina avvocato – Giglia Marra - a cui si ricorre per consulenza
legale, ma che in realtà è alla ricerca della popolarità anche lei.
Carlo Dilonardo
scrive bene e condisce con sapienza di tormentoni simpatici ed ossessivi tutto
il corso della commedia facendone una critica atroce e cattivissima della
televisione e dei suoi derivati, anche se lo fa divertendoci per le due ore di
durata dello spettacolo, e dirige i suoi interpreti in una scena molto scarna,
con mano sicura, e ricorrendo a tutto quanto è in suo possesso - il gioco del
caffè ricorda un po’ il terzo atto di “Uomo e Galantuomo” di Eduardo, con la
gag del bicchiere d’acqua - e i suoi due protagonisti non gli sono da meno,
spaesato quanto marpione Vincenzo, reso dal bravissimo Alessandro Eramo, volto
più cinematografico che teatrale, ma se la cava bene a fronteggiare il ciclone
della serata: Iolanda Salvato, brillante ed eclettica, anche se con scaltrezza
ricorre al suo idioma naturale, il napoletano, per accattivarsi la simpatia del
pubblico - la tirata al telefono con la zia sulla preparazione della parmigiana
di melanzane è da plauso -, ma non è da meno quando con piglio deciso e
definitivo prende in mano la situazione.
Il finale non è consolatorio,
quel Morris, nome tipico derivato da un prodotto televisivo, il piccolo di sei
anni nato e cresciuto sotto le telecamere, sarà felice e contento? Forse!
Mario di Calo
NON
SIAMO QUI PER LE TELECAMERE
Una
commedia scritta e diretta da Carlo Dilonardo
con
Alessandro
Eramo, Iolanda Salvato, Ludovica Leo, Ferdinando Puglia, William Ansaldi,
Giglia Marra
Teatro
Agorà
Via
della Penitenza 33 Roma
fino
al 4 marzo 2013
Se siete a Roma e volete passare una serata divertente durante il weekend, ecco ci vuole per farvi dimenticare i problemi di Bersani, le magagne di Berlusconi e le bizze di Grillo;)
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