Milano,
Teatro Litta, Sala La Cavallerizza. Dal 28 febbraio al 10 marzo 2013
All’ingresso della
Sala La Cavallerizza del Teatro Litta di Milano i due attori protagonisti di
BIGLIETTI DA CAMERE SEPARATE, di Andrea Adriatico, ci accolgono ad uno ad uno
distribuendo foglietti bianchi di carta che poi scopriamo essere brani tratti
da "Biglietti agli amici", che Pier Vittorio Tondelli scrisse e pubblicò nel
1986 in sole 531 copie, destinato come biglietto d’augurio per Natale a 24 dei
suoi più cari amici, pubblicato per Baskerville e andato subito poi esaurito in
pochi mesi, ed è un buon auspicio per ben predisporci all’ascolto, perché di
ascolto si tratta per lo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo dell’autore di Correggio CAMERE SEPARATE ma col suffisso BIGLIETTI…, difatti Leo e Thomas, che
si amano, comunicano attraverso un rapporto epistolare, tutto è scritto e
tangibile, il loro sentimento cresce e matura attraverso la scrittura, poiché,
per volere dapprima di Leo, mal condiviso da Thomas, ma poi con compromessi
accettato, decidono deliberatamente e liberamente di vivere il loro rapporto a
distanza e in camere separate, in città separate; trascorrono del tempo
insieme, condividono le vacanze, ma come base hanno due città diverse, uno in
Italia l’altro in Germania e la complicità e l’amore cresce a dismisura, tranne
che essere interrotto tragicamente dalla scomparsa improvvisa di Thomas ad
opera del male oscuro, l’Hiv, e da qui prende inizio il bellissimo ed
emozionante spettacolo di Andrea Adriatico.
Era inevitabile che questo autore/regista, dopo il cinema, bellissimo il suo "Il vento, di sera", dopo le originali interpretazioni di Copi, di Samuel Beckett, fondatore e agitatore di Teatri di Vita di Bologna, si confrontasse con uno dei più grandi e forse dimenticati scrittori contemporanei prematuramente scomparso il 16 dicembre 1991, e lo fa in un appassionante ping-pong fra i due interpreti, utilizzando sopratutto il terzo movimento del libro, e come Luca Ronconi negli ultimi suoi spettacoli, non riscrive la storia, fa dipanare e raccontare gli avvenimenti, spesso in terza persona, ridistribuendo le battute in maniera drammaturgicamente efficace in una sorta di scrittura al quadrato, moltiplicandone le potenzialità facendo uso di due pedane circolari di mattoni, che ben si integrano nella rinnovata Sala La Cavallerizza, tutta di mattoni portati a vergine, e munita di microfoni. Maurizio Patella e Mariano Arenella ci conducono lucidamente per mano nell’ascolto, dicevamo, partecipato, sofferto, vissuto nel percorso esistenziale/sentimentale che percorre Leo fino a ritrovare se stesso, in un locale per soli uomini in un rapporto bondage, e che i due attori simulano per davvero nudi, uno con una corda intorno ai testicoli e l’altro con una benda stretta alla gola, che gli lascia i segni per tutta la durata della pièce. Finalmente, dopo aver girovagato per il mondo, la vita per Leo può ricominciare e, soprattutto dopo la scomparsa di Thomas, la musica fa da spartiacque in questo accorato quanto sofferto dialogo; si odono "Curami" dei CCCP, "We can’t to live together" di Joe Jackson, passando per le musiche originali di Massimo Zamboni cantate da Angela Baraldi, ma un merito speciale va ai due interpreti Maurizio Patella e Mariano Arenella, straordinari, che senza partecipazione emotiva ci restituiscono tutta la bellezza e la sofferenza delle parole di Tondelli, si alternano sportivamente nei due ruoli e cambiando postazioni, parlandosi e parlandoci agli opposti dello spazio scenico, ci offrono il loro corpi nudi così come sono, corpi normali, corpi martoriati, corpi straziati dall’amore e dalla partecipazione. Mai sottrarsi all’amore ci insegna questo bellissimo e struggente spettacolo: un momento di riflessione che dura tutta la vita per ognuno di noi. Tondelli concepiva l’amore come solitudine e a distanza e invece mai come in questa storia vile e sincera ci fa capire che necessario è il confronto, necessaria è la condivisione e forse lui, se avesse vissuto fino ad età matura, ce ne avrebbe dato prova.
Era inevitabile che questo autore/regista, dopo il cinema, bellissimo il suo "Il vento, di sera", dopo le originali interpretazioni di Copi, di Samuel Beckett, fondatore e agitatore di Teatri di Vita di Bologna, si confrontasse con uno dei più grandi e forse dimenticati scrittori contemporanei prematuramente scomparso il 16 dicembre 1991, e lo fa in un appassionante ping-pong fra i due interpreti, utilizzando sopratutto il terzo movimento del libro, e come Luca Ronconi negli ultimi suoi spettacoli, non riscrive la storia, fa dipanare e raccontare gli avvenimenti, spesso in terza persona, ridistribuendo le battute in maniera drammaturgicamente efficace in una sorta di scrittura al quadrato, moltiplicandone le potenzialità facendo uso di due pedane circolari di mattoni, che ben si integrano nella rinnovata Sala La Cavallerizza, tutta di mattoni portati a vergine, e munita di microfoni. Maurizio Patella e Mariano Arenella ci conducono lucidamente per mano nell’ascolto, dicevamo, partecipato, sofferto, vissuto nel percorso esistenziale/sentimentale che percorre Leo fino a ritrovare se stesso, in un locale per soli uomini in un rapporto bondage, e che i due attori simulano per davvero nudi, uno con una corda intorno ai testicoli e l’altro con una benda stretta alla gola, che gli lascia i segni per tutta la durata della pièce. Finalmente, dopo aver girovagato per il mondo, la vita per Leo può ricominciare e, soprattutto dopo la scomparsa di Thomas, la musica fa da spartiacque in questo accorato quanto sofferto dialogo; si odono "Curami" dei CCCP, "We can’t to live together" di Joe Jackson, passando per le musiche originali di Massimo Zamboni cantate da Angela Baraldi, ma un merito speciale va ai due interpreti Maurizio Patella e Mariano Arenella, straordinari, che senza partecipazione emotiva ci restituiscono tutta la bellezza e la sofferenza delle parole di Tondelli, si alternano sportivamente nei due ruoli e cambiando postazioni, parlandosi e parlandoci agli opposti dello spazio scenico, ci offrono il loro corpi nudi così come sono, corpi normali, corpi martoriati, corpi straziati dall’amore e dalla partecipazione. Mai sottrarsi all’amore ci insegna questo bellissimo e struggente spettacolo: un momento di riflessione che dura tutta la vita per ognuno di noi. Tondelli concepiva l’amore come solitudine e a distanza e invece mai come in questa storia vile e sincera ci fa capire che necessario è il confronto, necessaria è la condivisione e forse lui, se avesse vissuto fino ad età matura, ce ne avrebbe dato prova.
Mario Di Calo
BIGLIETTI
DA CAMERE SEPARATE
uno
sguardo di Andrea Adriatico su Pier Vittorio Tondelli
con:
Maurizio Patella e Mariano Arenella
musiche
originali Massimo Zamboni cantate da Angela Baraldi
TEATRO
LITTA sala LA CAVALLERIZZA
dal
28 febbraio al 10 marzo
Grazie a Mario Di Calo per la bella e acuta recensione! Teatri di Vita
RispondiElimina