Roma,
Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi. Fino al 17 marzo poi in turné.
Michele Sinisi mette
in scena in maniera un po’ autobiografica e consequenziale – anni fa proprio
per il debutto romano al Teatro Arvalia di un testo di Michele Santerano, “Le
Scarpe”, autore col quale fonda e condivide il loro Teatro Minimo, fu costretto
per un furto del camion, ad andare in scena senza scene e costumi previsti e
l’effetto fu comunque rilevante, almeno per noi che vi assistemmo, come a dire
che comunque lo spettacolo va avanti anche senza la “cassettina dei trucchi” –
L’ARTE DELLA COMMEDIA DI EDUARDO DE FILIPPO ora in scena al Piccolo Eliseo
Patroni Griffi di Roma, in locandina il titolo dello spettacolo include anche
l’autore nel titolo, inglobandolo, difatti Michele Sinisi assume su di sé tutto
l’assunto ideologico della bellissima commedia di Eduardo per assoggettarla e
rimaneggiarla al suo progetto registico.
Una scena scarna e
spoglia dove prevale il bianco, dalle finestre alla porta e al realistico
squallido pavimento di maioliche di certi uffici di provincia, siamo per
l’appunto ad Aceto, frazione del comune di Casalincontrada (?), e nel
dipartimento del Prefetto De Caro, appena insidiatosi. È mattina e al posto
degli incontri previsti il Prefetto preferisce, in nome dell’allegria di cui
sono sempre portatori, incontrare un attore che cerca udienza, tal Oreste
Campese, e la discussione inevitabilmente cade sul teatro e sul suo malessere;
le opinioni ovviamente sono differenti, il Prefetto si appassiona, discute, si
scontra con i “bisticci di parole” di Campese, ma la soluzione non c’è, o forse
non ci vuole e non ci potrà mai essere, poiché con la burocratizzazione della
gestione del patrimonio pubblico ed i finanziamenti a pioggia, i soldi
finiscono forse distribuiti in maniera errata ed inesatta e la libertà di
espressione è condizionata dal potere. Il testo è di assoluta contemporaneità e
fa capire a chi non si occupa di teatro quali contraddizioni e antitesi vive il
nostro teatro dal dopoguerra in poi, esemplificato alla maniera di Eduardo
volutamente provocatoria: in incentivazione dell’edilizia teatrale, poiché dal
1946, anno da cui cominciò la ricostruzione del paese, non furono previsti il
teatro, il riconoscimento della figura dell’attore nel sillabario distribuito
nelle scuole e infine la costituzione di un albo professionale, è questo il
problema o il teatro è in crisi come sostiene il Prefetto per mancanza di
copioni?
In realtà Campese, a
cui è andato distrutto un capannone dove si esibiva con la sua compagnia, tutti
figli d’arte, e che ora si esibisce al Teatro Comunale, ha perso un po’ del suo
pubblico abituale, pubblico popolare, e chiede al Prefetto il suo pregevole
intervento assistendo alla replica dell’indomani sera in modo da dare lustro e
autorizzazione alla compagnia di esibirsi nel teatro della propria città perché
"...la sua sola presenza metterebbe a rumore l'intero paese...", il
Prefetto si risente e con un foglio di via per permettere alla compagnia di
congiungersi con un'altra compagnia di Cesena liquida l’attore, ma è proprio
uno scambio di foglietti a dare inizio all’arte della commedia parafrasando la
ben più nota commedia dell’arte con l’arrivo nella seconda parte della serata
di diversi personaggi: il medico condotto (un bel pezzo di teatro ben reso
dall’afflitto e abbattuto Michele Altamura), il parroco, il farmacista, la
maestra del paese, ma non sapremo mai se questi figure sono attori della
compagnia organizzati dall’attore per vendicarsi del Prefetto o è gente
realmente venuta a portare la propria tragicomica umanità, non lo scopriremo
nemmeno quando arriverà il maresciallo che dovrebbe arrestare Campese,
personaggi che pirandellianamente non sono in cerca di un autore, semmai sono
alla ricerca di un’autorità!
Lo spettacolo vive di
parecchie contraddizioni, a cominciare da un bellissimo e perfetto primo tempo
ed un secondo un po’ claudicante, da una babele linguistica che va dal pugliese
al romano senza scegliere uno slang comune; scappa anche un “okay” onestamente
fuori luogo, i costumi alludono agli anni settanta con occhialoni tipici
dell’epoca. Non c’è una unità stilistica, ma è proprio questo il fascino ed il
pregio di questo spettacolo che concentra e focalizza tutta l’attenzione sul
gioco dell’attore ed il terzetto costituito da Oreste Campese - interpretato
dallo stesso Michele Sinisi con pacato e ragionato risentimento dove il suo
orgoglio di artista rimane intatto -, il Prefetto De Caro e il segretario del
Prefetto Giacomo Franci. Si gioca grossa parte della serata con bravura e con
attonito divertimento, ma è il caso di nominare tutta la compagnia, tutti
bravissimi: Vittorio Continelli, Nicola Conversano, Simonetta Damato, Nicola Di
Chio, Patrizia Labianca, Riccardo Lanzarone, Gabriele Paolocà.
Mario Di Calo
L’arte
Della Commedia di Eduardo De Filippo
con
(in o.a.) Michele Altamura, Vittorio Continelli, Nicola Conversano, Simonetta
Damato, Nicola Di Chio, Patrizia Labianca, Riccardo Lanzarone, Gabriele
Paolocà, Michele Sinisi
scene
e luci Michelangelo Campanale
costumi
G.d.F. Studio
regia
Michele Sinisi
in
collaborazione con Vittorio Continellie e Michele Santeramo
Teatro
Minimo in coproduzione con Fondazione Teatro Piemonte Europa, Fondazione
Pontedera Teatro e col sostegno di Teatri Abitati / Assessorato alla Cultura
del Comune di Andria
Teatro
Piccolo Eliseo Patroni Griffi
fino
al 17 marzo poi in turnè.
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