Milano,
Teatro Elfo/Puccini, Sala Shakespeare. Dal 27 febbraio al 10 marzo 2013, poi in
turné.
Quando Denis Diderot
si accingeva a scrivere IL NIPOTE DI RAMEAU aveva già iniziato a collaborare
alla stesura della ben più famosa “Enciclopedia” o “Dizionario Ragionato delle
Scienze, delle Arti e dei Mestieri” insieme a Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert,
e pare che lui ce l’avesse per l’appunto con d’Alembert proprio perché costui,
intimorito dalla carica sovversiva che avrebbe potuto avere dati i tempi la
loro colossale e imponente opera, ci si sottrasse e allora Diderot fu stimolato
nell’accingersi a scrivere il bel dialogo satirico che costituisce il poemetto
e che Silvio Orlando porta in scena da due anni con straordinario successo, nella
sua personale interpretazione ed auto-direzione che abbiamo visto a Milano
nella affollata Sala Shakespeare del Teatro Elfo/Puccini.
E’ una bellissima
serata quella passata al Caffè della Reggenza, che nella scatola prospettica in
miniatura di un Settecento alquanto realistico - la scena è di Giancarlo Basili,
i costumi di repertorio invece di Giovanna Buzzi - con le immagini messe ben in
evidenza da rettangoli di luce tratte dall’Enciclopedia per l’appunto. Sembra
di essere lì, a fianco degli attori, a farci una partita a scacchi o a bere
della birra diluita con della limonata talmente il tono è naturale e consueto,
ed è tutto merito di Silvio Orlando che qui assume su di sé tutto il processo
creativo, dalla regia alla ri-lettura con adattamento scorrevole e dinamico
fatto insieme ad Edoardo Erba, che da un testo piuttosto letterario ed
antiteatrale ne hanno fatto con una buona operazione linguistica, un testo di
assoluta e facile comprensione nonché di una modernità sconvolgente: sembra che
si parli di oggi e delle nostre problematiche giornaliere, ma soprattutto è un
momento di grande teatro d’attore. Silvio Orlando si era già cimentato tempo
addietro in una regia teatrale confrontandosi con la grande tradizione teatrale
napoletana di due commedie di Peppino De Filippo, e, in attesa di vederlo al
suo debutto con la regia cinematografica, qui con Diderot raggiunge la sua
maturità teatrale sia come interprete che come regista, ma le due figure si
sovrappongono spesso e durante tutta la serata l’una esalta le qualità dell’altra.
Il catalogo delle posizioni da assumere nelle varie fasi di circostanza fatto
da Rameau con la complicità di Juiliette su di un semplice tavolo del caffè e
con poche ma significanti variazioni mimiche è da repertorio, come anche quando
si rannicchia su due sedie per simulare il sonno sopraggiunto, che ci ricorda il
Benino del presepe napoletano; son momenti di grande teatro, ma la sua
leggerezza e la sua levità lo rendono interprete fine e arguto tanto da
renderci questo materiale addirittura comico e di divagazione in parecchi
momenti della serata, quando in realtà è il contrario, la satira di Diderot ai
danni dei vari adulatori, viscidi, cinici, superficiali servi di corte di tutti
i tempi è feroce e cattiva, e lui stesso si impersona in scena nel difficile
ruolo di contraltare alle malefatte di questo fantomatico nipote di Rameau,
musicista, e lui stesso musico per impostura e per procura, ma impostore e
ciarlatano per tante altre cose di cui si vanta pur di raggranellare un luigi
d’oro, e ciò lo istigherà a insegnare questo anche al figlio avuto da una bella
donna ormai scomparsa, una marionetta manovrata di volta in volta dagli attori
, che qui ricorda uno di quei bambini impiccati di Maurizio Cattelan, bella
intuizione registica, con la agghiacciante battuta finale che nulla di buono
lascia presagire: “Riderà bene chi riderà ultimo”.
Bravissimo, dicevamo,
nel duplice ruolo Silvio Orlando, e lo aspettiamo ad una terza prova
registico/attorale, ma non gli è da meno come spalla dialogante ed interattiva
Amerigo Fontani, che come un attore di grande esperienza snocciola con distacco
le sue battute con divertimento e anche con un po’ di compiacimento; bravo il
clavicembalista di casa che esegue dal vivo musiche di repertorio, qui anche
muto testimone di tutta l’avventura di Rameau. Una menzione speciale la merita
Maria Laura Rondanini, che da servo di scena muto a volte e con rara sorpresa
ci sciorina la sua teoria di donna d’esperienza in quanto tenutaria del Caffè
della Reggenza, brava nell’essere presente ma nella sottrazione, c’è e si sente
ma non ruba mai la scena al protagonista, con quel suo sorriso beffardo di chi
la sa lunga. È la vera vendetta di Diderot rispetto a tutto ciò che costituisce
il male del mondo, il futuro, se ci sarà un futuro per le nuove generazioni,
sarà il loro.
Mario Di Calo
IL NIPOTE DI RAMEAU
di
Denis Diderot adattamento Edoardo Erba e Silvio Orlando
regia
Silvio Orlando
scene
Giancarlo Basili
costumi
Giovanna Buzzi
Luca
Testa (clavicembalista)
con
Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini
produzione
Cardellino srl
Sala
Shakespeare TEATRO ELFO/PUCCINI
Dal
27 febbraio al 10 marzo poi in turné.
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