14 marzo, 2013

Riderà bene chi riderà ultimo: IL NIPOTE DI RAMEAU nelle belle interpretazione e regia di Silvio Orlando. Di Mario Di Calo



Milano, Teatro Elfo/Puccini, Sala Shakespeare. Dal 27 febbraio al 10 marzo 2013, poi in turné.

Quando Denis Diderot si accingeva a scrivere IL NIPOTE DI RAMEAU aveva già iniziato a collaborare alla stesura della ben più famosa “Enciclopedia” o “Dizionario Ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri” insieme a Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert, e pare che lui ce l’avesse per l’appunto con d’Alembert proprio perché costui, intimorito dalla carica sovversiva che avrebbe potuto avere dati i tempi la loro colossale e imponente opera, ci si sottrasse e allora Diderot fu stimolato nell’accingersi a scrivere il bel dialogo satirico che costituisce il poemetto e che Silvio Orlando porta in scena da due anni con straordinario successo, nella sua personale interpretazione ed auto-direzione che abbiamo visto a Milano nella affollata Sala Shakespeare del Teatro Elfo/Puccini.
E’ una bellissima serata quella passata al Caffè della Reggenza, che nella scatola prospettica in miniatura di un Settecento alquanto realistico - la scena è di Giancarlo Basili, i costumi di repertorio invece di Giovanna Buzzi - con le immagini messe ben in evidenza da rettangoli di luce tratte dall’Enciclopedia per l’appunto. Sembra di essere lì, a fianco degli attori, a farci una partita a scacchi o a bere della birra diluita con della limonata talmente il tono è naturale e consueto, ed è tutto merito di Silvio Orlando che qui assume su di sé tutto il processo creativo, dalla regia alla ri-lettura con adattamento scorrevole e dinamico fatto insieme ad Edoardo Erba, che da un testo piuttosto letterario ed antiteatrale ne hanno fatto con una buona operazione linguistica, un testo di assoluta e facile comprensione nonché di una modernità sconvolgente: sembra che si parli di oggi e delle nostre problematiche giornaliere, ma soprattutto è un momento di grande teatro d’attore. Silvio Orlando si era già cimentato tempo addietro in una regia teatrale confrontandosi con la grande tradizione teatrale napoletana di due commedie di Peppino De Filippo, e, in attesa di vederlo al suo debutto con la regia cinematografica, qui con Diderot raggiunge la sua maturità teatrale sia come interprete che come regista, ma le due figure si sovrappongono spesso e durante tutta la serata l’una esalta le qualità dell’altra. Il catalogo delle posizioni da assumere nelle varie fasi di circostanza fatto da Rameau con la complicità di Juiliette su di un semplice tavolo del caffè e con poche ma significanti variazioni mimiche è da repertorio, come anche quando si rannicchia su due sedie per simulare il sonno sopraggiunto, che ci ricorda il Benino del presepe napoletano; son momenti di grande teatro, ma la sua leggerezza e la sua levità lo rendono interprete fine e arguto tanto da renderci questo materiale addirittura comico e di divagazione in parecchi momenti della serata, quando in realtà è il contrario, la satira di Diderot ai danni dei vari adulatori, viscidi, cinici, superficiali servi di corte di tutti i tempi è feroce e cattiva, e lui stesso si impersona in scena nel difficile ruolo di contraltare alle malefatte di questo fantomatico nipote di Rameau, musicista, e lui stesso musico per impostura e per procura, ma impostore e ciarlatano per tante altre cose di cui si vanta pur di raggranellare un luigi d’oro, e ciò lo istigherà a insegnare questo anche al figlio avuto da una bella donna ormai scomparsa, una marionetta manovrata di volta in volta dagli attori , che qui ricorda uno di quei bambini impiccati di Maurizio Cattelan, bella intuizione registica, con la agghiacciante battuta finale che nulla di buono lascia presagire: “Riderà bene chi riderà ultimo”.
Bravissimo, dicevamo, nel duplice ruolo Silvio Orlando, e lo aspettiamo ad una terza prova registico/attorale, ma non gli è da meno come spalla dialogante ed interattiva Amerigo Fontani, che come un attore di grande esperienza snocciola con distacco le sue battute con divertimento e anche con un po’ di compiacimento; bravo il clavicembalista di casa che esegue dal vivo musiche di repertorio, qui anche muto testimone di tutta l’avventura di Rameau. Una menzione speciale la merita Maria Laura Rondanini, che da servo di scena muto a volte e con rara sorpresa ci sciorina la sua teoria di donna d’esperienza in quanto tenutaria del Caffè della Reggenza, brava nell’essere presente ma nella sottrazione, c’è e si sente ma non ruba mai la scena al protagonista, con quel suo sorriso beffardo di chi la sa lunga. È la vera vendetta di Diderot rispetto a tutto ciò che costituisce il male del mondo, il futuro, se ci sarà un futuro per le nuove generazioni, sarà il loro.

Mario Di Calo


IL NIPOTE DI RAMEAU
di Denis Diderot adattamento Edoardo Erba e Silvio Orlando
regia Silvio Orlando
scene Giancarlo Basili
costumi Giovanna Buzzi
Luca Testa (clavicembalista)
con Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini
produzione Cardellino srl
Sala Shakespeare TEATRO ELFO/PUCCINI
Dal 27 febbraio al 10 marzo poi in turné.

Nessun commento:

Posta un commento