<Si rispetta solo
chi rispetta se stesso>. È questa una delle prime battute dell'atteso
film-documentario di Oliver Stone, presentato con successo alla 66^Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia.
Il prodotto filmico
ritrae il profilo di Hugo Chávez, presidente venezuelano dal 1998 al 2013, anno
in cui nel mese di marzo ha lasciato, all’età di cinquantotto anni, il Suo
popolo e i Suoi quattro figli Rosa Virginia, Maria Gabriela, Hugo Rafael e Rosine,
a causa di un tumore.
L’erede di Hugo
Chávez, Nicolas Maduro, ha vinto le elezioni presidenziali in Venezuela con il
50,6 % lo scorso 14 aprile.
Chávez nacque a
Sabaneta, nello stato di Barinas. Figlio di una famiglia dalle scarse risorse
economiche, dunque impossibilitata ad accudirlo, fu affidato a sua nonna
paterna Rosa Inés. Si arruolò nell’esercito e nel 1975 si laureò in Ingegneria
Militare, con specializzazione in comunicazioni. Successivamente conseguì la
laurea in storia moderna, approfondendo con un lavoro di tesi il pensiero di
Simón Bolívar; suo guru per l’attività politica anche in seguito.
In primis, della sua
guida sposò l’idea della cosiddetta “Gran Colombia”: sostenendo e richiedendo,
quindi, la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente quelli
sudamericani (Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia).
Chávez fondò il
Movimento Quinta Repubblica dopo aver organizzato, nel 1992, un fallito colpo
di stato contro l'allora presidente Carlos Andrés Pérez, che causò circa 14 morti
e 53 feriti e a seguito del quale, fu arrestato e imprigionato. Scarcerato nel
1994 grazie a un’amnistia, l’ex militante venezuelano dovette abbandonare le
Forze Armate. Fu eletto presidente nel 1998, nel 2000, nel 2006 e nel 2012.
È stato promotore del
concetto di socialismo patriottico e democratico: integrazione dell'America
Latina e anti-imperialismo. Ha lanciato le Missioni Bolivariane, i cui
obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l'analfabetismo, la
malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali; ma soprattutto, ha
caldeggiato per un sistema che avesse come priorità il “pueblo” e non le
macchine. In spagnolo la parola “pueblo” significa popolo.
Nel pensiero di
Chávez, invece, ci si riferisce ad una sub-classe sociale: la più misera sezione
della massa, costituita per lo più da ex immigrati clandestini cileni,
colombiani e boliviani. Sono proprio quelli che V. Hugo ha soprannominato Les
Misérables che l’ex presidente Chávez aveva più a cuore; probabilmente anche
perché, viste le sue origini, sapeva esattamente cosa significasse essere un
nullatenente.
<Tutto ciò che
viene dall’America, dall’Europa, dal Giappone va bene, tutto quello che viene
da noi è inutile.>. Quasi sembrano essere state queste le ultime parole
prima di lavorare e impegnarsi affinché il Suo Paese potesse camminare a testa
alta e affinché gli abitanti della sua Terra libera potessero essere trattati
come tutti gli altri. I diseredati hanno riottenuto dignità e diritti: se nel
1998 quasi nessun venezuelano conosceva la Costituzione, oggi tutti ne
possiedono almeno una copia. Non a caso in ogni anno di governo Chávez un
milione e 406 mila abitanti hanno imparato a leggere e scrivere; tre milioni
sono stati inseriti nell'educazione primaria, secondaria, universitaria e circa
il 70% riceve, per la prima volta nella storia del Venezuela, assistenza medica
come medicinali gratuiti. <Fede, ottimismo, speranza. La prova concreta che
possiamo cambiare il corso della Storia; è possibile oggi.> e sono queste
affermazioni che come una eco rimbombano nella testa di chi, come lui, ha
creduto realmente di poter fare qualcosa, di poter vincere la scommessa.
Nonostante ciò Chávez
è e sarà ricordato dai suoi più acerrimi nemici come “il tiranno”. Egli è stato
un fervente critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera
statunitense. Iniziò ad operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'Organización
de Países Exportadores de Petróleo; l'acronimo inglese è OPEC). L'integrazione
finalizzata allo sviluppo socioeconomico tra i vari Stati del Sud America è
stata da sempre la cifra della politica estera che ha messo i bastoni tra le
ruote all’America e alle multinazionali, poiché la loro egemonia subì un calo;
così come, lo scambio tra Cuba e Venezuela di petrolio in cambio di medici che
riuscissero a migliorare la condizione di salute venezuelana è stata letta
negativamente ed è stato un pretesto per screditare Chávez, nuovamente.
Lo scontro diretto
all’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) voluta dagli USA, viene
svolto da Chávez dando vita all’Alternativa denominata ALBA (Alternativa
Bolivariana para América Latina y el Caribe), costruita dal basso: da
agricoltori, operai, studenti, i poeti, gli indigeni, dunque dalle radici e non
dalla elite.
Con l’elezione del
presidente Obama, tuttavia, era sembrato che “L’ultimo Comandante” fosse più
tollerante e predisposto, avendo egli stesso dichiarato di voler ritrovare nel
neo-premier il nuovo Roosvelt. Il tempo, tuttavia, non ci ha consentito di
poter conoscere tutti i risvolti di una storia affascinante e complessa come
quella di Hugo Chávez, il quale ha lasciato la Sua Terra utilizzando queste
parole probabilmente pensando proprio al suo ultimo saluto: <Io muoio come
uno solo ma tornerò come milioni di persone>.
Francesca Saveria
Cimmino
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