Roma,
Teatro dei Conciatori. Ancora dal 3 all’11 maggio 2013
“Cherry Doc’s” è il
titolo dello spettacolo in scena al Teatro dei Conciatori fino al 14 Aprile e
che replicherà dal 3 all’11 maggio visto lo straordinario successo ottenuto. Il
titolo del testo di David Gow prende spunto dalle scarpe a diciotto buchi che
indossano gli skin heads per caricare contro le loro vittime.
Qui l’azione scenica
si svolge durante un processo, o l’attesa di un processo, siamo in una cella
dalle grate sbilenche – scena di Dario Dato - dove Dan, il protagonista,
attende di essere processato per un tentato omicidio di un pakistano, e Mike,
il suo avvocato difensore, nell’arco di quattro mesi e di sette incontri, tenta
una strategia di difesa credibile affinché il ragazzo possa essere scagionato
dall’accusa.
Ma c’è
un’implicazione non indifferente, l’avvocato difensore è un osservante e devoto
ebreo, ed è un valore aggiunto a tutta la storia che ha dell’incredibile e che
riesce in pieno nel suo intento. La tematica ricorda un po’ quella del
fortunato film di Nicolo Donato “Fratellanza’”del 2009, ma lì le implicazioni
erano di tipo sentimentale, qui sempre di sentimenti si tratta ma di natura
filiale. Mike, come un vero ed appassionato padre, conduce per mano il ragazzo
in una possibile redenzione, e ci riesce non senza però scontri e contrasti
molto profondi. “Che tempo fa fuori?” chiede il ragazzo e l’adulto risponde
“Più freddo che all’interno!”, come a sottolineare lo stato emozionale vissuto
da entrambi. L’avvocato coinvolto all’inverosimile avrà, a parte incubi ed
allucinazioni, seri problemi familiari per questa difficile difesa, ma la sua
battaglia sarà portata fino alla fine e con una clamorosa vittoria.
La pièce è scritta in
un concitato clima molto coinvolgente e in un’ora o poco più riesce ad
emozionare e a coinvolgere nel gioco drammaturgico. Le ragioni e le tesi sono
valide e il protagonista lotta con tutte le sue forze per trovare una ragione
dentro di sé per risalire la china e ricominciare laddove il circuito si è
interrotto, la lettera di una vittima infine lo porterà verso una definitiva via
di uscita.
La scena sbilenca,
come si diceva, per altro semplice ma molto efficace - una poltrona e un letto
- converge con una leggera pendenza verso il centro, come un vortice, ed è
esemplificativa dal percorso esistenziale che i due personaggi svolgeranno
nell’arco di quei quattro mesi, entrambi infatti fanno parte di quel vortice
che li porterà inevitabilmente verso la salvezza o verso l’annientamento.
Il finale è una
piacevole sorpresa.
La regia di Antonio
Serrano inizialmente sembra prendere le distanze dall’assunto naturalistico
dando direzioni interpretative discordanti e dissonanti agli interpreti, che
spesso volutamente sono sfalsati, ma poi i percorsi si incrociano
irreparabilmente e spesso gli attori si scontrano viso contro viso in contrasti
sempre più violenti e in un ritmo incalzante e travolgente. I regista inserisce
delle figure senza volto, delle mitiche meduse di bianco vestite, dove peraltro
all’inizio, sul loro gruppo scultoreo, saranno proiettate immagini di violenza,
probabilmente un instant-movie di quanto accaduto al povero pakistano vittima
dell’aggressione di Dan. Sono le stesse proiezioni del nostro sub-conscio,
mostri che rappresentano di quanto male ci si possa portare dentro?
Antonio Bonanotte
interpreta il suo avvocato con scioltezza linguistica di rara efficacia, e il
suo tormento è credibile fino alla fine, le sue incertezze danno un così alto
spessore umano al personaggio da renderlo perfino toccante, il processo che
tecnicamente inscena è il suo verdetto finale, la sua forza è nella sua
incertezza di uomo, di ebreo e di difensore. Ma il vero motore dello spettacolo
è Pierfrancesco Ceccanei, che fin dall’inizio, fin da quel bellissimo pezzo sui
piedi che calzano le scarpe citate nel titolo, in cui l’attore vomita sul pubblico,
esordisce con il suo carisma, aiutato forse dal training fisico che si impone
in scena: corse, flessioni; suda, implora, impreca, possiede quella tensione
che non smonta mai, è sempre in salita, ed è tenero alla fine vestito di tutto
punto, con cravattino e gilet, in cui tenta con ogni mezzo a sua disposizione
una possibile autodifesa. Sguardo intenso e torvo, ma che cela un’inquietudine
ed una tenerezza infinite. Vittima sì, ma di sicuro riscatto!
Mario Di Calo
CHERRY
DOC’S
di
David Crov
con
Antonio Bonanotte, Pierfrancesco Ceccanei
Lisa
Bruscolini, Jessica Fainelli
scena
Dario Dato
musiche
originali Flavio Manella
regia
Antonio Serrano
dal
5 al 14 aprile
e
dal 3 all’ 11 maggio
TEATRO
DEI CONCIATORI
Via
dei Conciatori 5 Roma
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