15 aprile, 2013

FANTASMA TOUR: IL NUOVO (CAPO)LAVORO DEI BAUSTELLE. Di Maria Rosaria Grassa




“Gli spettri agitano coscienze storiche 
Fatti epocali, stragi piccole 
Colpe e peccati e scie di cenere 
Ciò che ci fa paura siamo noi”. 


Incorniciati dal prestigioso sipario del Teatro degli Arcimboldi, solcano il palco i Baustelle, gruppo di origine toscana ma ormai di casa a Milano. Con l’uscita del sesto album –Fantasma, nei negozi dal 29 gennaio scorso- ribadiscono la loro definitiva uscita dall’etichetta “musica di nicchia” per rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio. A conferma di questo –oltre alle vendite di questo nuovo concept album- i numerosi sold out per i concerti eseguiti in alcuni dei più importanti teatri d’Italia.
Scelta importante quella di esibirsi nei teatri ma anche essenziale, dal momento che a seguire i Baustelle questa volta si presenta anche l’orchestra sinfonica che conta ben 48 elementi.
L’ambiente imponente del teatro, la formazione dei musicisti, gli abiti sobri, tutto ciò che si presenta in questo spettacolo sembra voler conciliare la concentrazione. Il nuovo album dei Baustelle è da studiare e allo stesso tempo da ascoltare per poter cogliere tutti i significati, le suggestioni e  le citazioni tanto care a Bianconi e company. Il potenziale visionario, racchiuso nei brani e nelle strofe strumentali, è tutto da scoprire.
Il sipario si apre e il nucleo dei Baustelle (Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini) si presenta seduto accanto ai suoi strumenti e spartiti, in un raccoglimento quasi spirituale. Alla loro destra e alla sinistra, su palchetti rialzati, si trova il resto del gruppo con la strumentazione che prima di allora permetteva di essere riconosciuta come pop rock band. Alle loro spalle l’Ensemble Symphony Ochestra diretta magistralmente da Enrico Gabrielli.
A cominciare lo spettacolo “Il futuro”, poetica canzone dall’atmosfera morriconiana, che sembra ricordarci l’umana preoccupazione di ciò che deve ancora arrivare, dimenticandoci di stimare e comprendere il nostro presente, trovandoci poi soli con un pugno di ricordi. E trovarsi soli, ci dice Bianconi, può anche essere la sensazione che si prova quando l’odierna società indossa costumi troppi sudici per uno che voleva essere un romantico. Con “Nessuno” racconta di questa solitudine che fronteggia insieme al suo Amore. Splendida è la piccola opera dal titolo “Il finale”, accompagnata da arrangiamenti orchestrali pomposi, ma in questo caso sono forse più teatrali, suggestivi. A seguire la superba “Radioattività”, vera perla nella carriera dei Baustelle, interpretata da una Rachele Bastreghi emozionante nella sua interpretazione. Viene riproposto in questa sede uno dei temi più cari al gruppo, ovvero il rapporto con la spiritualità che non ha nulla a vedere con religione, chiese e dogmi, solo un speranza quasi disperata nel non voler credere che finisca tutto qui, con le nostre grandi e piccole sofferenze quotidiane. Pensiero che come in un continuum si insedia anche nel testo di “Diorama”.
Questi cinque brani di proporzione quasi monumentale vengono eseguiti senza indugio tra loro. Ma ora basta, si può anche tirare un sospiro di sollievo e ad annunciarlo è Bianconi stesso che ci avverte che da ora <metteremo in luce la nostra parte più cafona e  campagnola>.
L’annuncio è propiziatorio in quanto riaprono il concerto con la scoppiettante “Cristina” dove troviamo un Bianconi quasi inedito, con un’interpretazione sorprendente,  divertita e soprattutto divertente, così come la  romanesca “Contà gli inverni”. A seguire “ Monumentale” e “La morte (non esiste più)” che raccontano, in modi diversi,  la visione baustelliana rispetto alla morte e il loro invito a non temerla, ma anzi prenderne confidenza, manipolarne il concetto, fino ad abbandonarsi “tra le mute tombe” e “le urne amiche”.
È ancora una carichissima Rachele a regalarci una sensazione di soffusa libertà nel familiarizzare con l’argomento morte con “La natura” e riprendendo Bianconi nei ritornelli di “Maya colpisce ancora”.
A conclusione dei brani contenuti in Fantasma, la band di Montepulciano ci regala un’interpretazione di “Col tempo” del poeta Leo Ferrè. Nel testo, è facile rintracciare affinità di idee e pensieri con i messaggi cari al gruppo.
Infine, non potevano mancare intramontabili classici dei Baustelle (alcuni con data decennale) ma in un ascolto totalmente nuovo, grazie al riarrangiamento delle musiche accompagnate questa volta dall’orchestra sinfonica. Ed ecco in cambio di veste la sublime “Aeroplano”, “Il corvo Joe”, la commovente “Alfredo”, “Charlie fa surf”, “Andarsene così” e l’immancabile “La guerra è finita”.
Al termine di questo concerto  il pubblico ricopre di applausi gli autori  e gli orchestranti , grati di aver assistito ad un trionfo di parole, musiche, sinfonie, emozioni. Il sipario si richiude e rimaniamo con la sensazione di aver passato una serata che non aveva nulla da spartire con il banale.

Maria Rosaria Grassa


I Baustelle sono:
Francesco Bianconi- voce, chitarra acustica ed elettrica
Rachele Bastreghi- voce, piano
Claudio Brasini- chitarre acustiche ed elettriche
Ettore Bianconi- synth, tastiere
Diego Palazzo- chitarre, piano, synth
Alessandro Maiorino- basso elettrico
Paolo Inserra- batteria
Sebastiano De Gennaro- marimba, vibrafono, timpani, percussioni
Ensemble Symphony Orchestra diretta da Enrico Gabrielli
 


 

3 commenti:

  1. È stato uno dei concerti più belli e intimi a cui io abbia assistito. Brava Mery che gli ha reso giustizia! Linda

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  2. Mi hai fatto venir voglia di sentire il nuovo album! Nicola

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  3. credo proprio ti piacerà!grazie comunque! Maria Rosaria

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