“Gli spettri agitano
coscienze storiche
Fatti epocali, stragi piccole
Colpe e peccati e scie di cenere
Ciò che ci fa paura siamo noi”.
Fatti epocali, stragi piccole
Colpe e peccati e scie di cenere
Ciò che ci fa paura siamo noi”.
Incorniciati dal prestigioso sipario del
Teatro degli Arcimboldi, solcano il palco i Baustelle,
gruppo di origine toscana ma ormai di casa a Milano. Con l’uscita del sesto
album –Fantasma, nei negozi dal 29
gennaio scorso- ribadiscono la loro definitiva uscita dall’etichetta “musica di
nicchia” per rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio. A conferma di questo
–oltre alle vendite di questo nuovo concept album- i numerosi sold out per i
concerti eseguiti in alcuni dei più importanti teatri d’Italia.
Scelta importante quella di esibirsi nei
teatri ma anche essenziale, dal momento che a seguire i Baustelle questa volta
si presenta anche l’orchestra sinfonica che conta ben 48 elementi.
L’ambiente
imponente del teatro, la formazione dei musicisti, gli abiti sobri, tutto ciò
che si presenta in questo spettacolo sembra voler conciliare la concentrazione.
Il nuovo album dei Baustelle è da studiare e allo stesso tempo da ascoltare per
poter cogliere tutti i significati, le suggestioni e le citazioni tanto care a Bianconi e company.
Il potenziale visionario, racchiuso nei
brani e nelle strofe strumentali, è tutto da scoprire.
Il
sipario si apre e il nucleo dei Baustelle (Francesco Bianconi, Rachele
Bastreghi e Claudio Brasini) si presenta seduto accanto ai suoi strumenti e
spartiti, in un raccoglimento quasi spirituale. Alla loro destra e alla
sinistra, su palchetti rialzati, si trova il resto del gruppo con la
strumentazione che prima di allora permetteva di essere riconosciuta come pop
rock band. Alle loro spalle l’Ensemble Symphony Ochestra diretta magistralmente
da Enrico Gabrielli.
A
cominciare lo spettacolo “Il futuro”, poetica canzone dall’atmosfera morriconiana,
che sembra ricordarci l’umana preoccupazione di ciò che deve ancora arrivare,
dimenticandoci di stimare e comprendere il nostro presente, trovandoci poi soli
con un pugno di ricordi. E trovarsi soli, ci dice Bianconi, può anche essere la
sensazione che si prova quando l’odierna società indossa costumi troppi sudici
per uno che voleva essere un romantico. Con “Nessuno” racconta di questa
solitudine che fronteggia insieme al suo Amore. Splendida è la piccola opera
dal titolo “Il finale”, accompagnata da arrangiamenti orchestrali pomposi, ma
in questo caso sono forse più teatrali, suggestivi. A seguire la superba
“Radioattività”, vera perla nella carriera dei Baustelle, interpretata da una
Rachele Bastreghi emozionante nella sua interpretazione. Viene riproposto in
questa sede uno dei temi più cari al gruppo, ovvero il rapporto con la
spiritualità che non ha nulla a vedere con religione, chiese e dogmi, solo un
speranza quasi disperata nel non voler credere che finisca tutto qui, con le
nostre grandi e piccole sofferenze quotidiane. Pensiero che come in un
continuum si insedia anche nel testo di “Diorama”.
Questi
cinque brani di proporzione quasi monumentale vengono eseguiti senza indugio
tra loro. Ma ora basta, si può anche tirare un sospiro di sollievo e ad
annunciarlo è Bianconi stesso che ci avverte che da ora <metteremo in luce la nostra parte più cafona
e campagnola>.
L’annuncio
è propiziatorio in quanto riaprono il concerto con la scoppiettante “Cristina” dove
troviamo un Bianconi quasi inedito, con un’interpretazione sorprendente, divertita e soprattutto divertente, così come
la romanesca “Contà gli inverni”. A
seguire “ Monumentale” e “La morte (non esiste più)” che raccontano, in modi
diversi, la visione baustelliana
rispetto alla morte e il loro invito a non temerla, ma anzi prenderne
confidenza, manipolarne il concetto, fino ad abbandonarsi “tra le mute tombe” e
“le urne amiche”.
È
ancora una carichissima Rachele a regalarci una sensazione di soffusa libertà nel
familiarizzare con l’argomento morte con “La natura” e riprendendo Bianconi nei
ritornelli di “Maya colpisce ancora”.
A
conclusione dei brani contenuti in Fantasma,
la band di Montepulciano ci regala un’interpretazione di “Col tempo” del
poeta Leo Ferrè. Nel testo, è facile rintracciare affinità di idee e pensieri
con i messaggi cari al gruppo.
Infine,
non potevano mancare intramontabili classici dei Baustelle (alcuni con data
decennale) ma in un ascolto totalmente nuovo, grazie al riarrangiamento delle
musiche accompagnate questa volta dall’orchestra sinfonica. Ed ecco in cambio
di veste la sublime “Aeroplano”, “Il corvo Joe”, la commovente “Alfredo”,
“Charlie fa surf”, “Andarsene così” e l’immancabile “La guerra è finita”.
Al
termine di questo concerto il pubblico
ricopre di applausi gli autori e gli
orchestranti , grati di aver assistito ad un trionfo di parole, musiche,
sinfonie, emozioni. Il sipario si richiude e rimaniamo con la sensazione di
aver passato una serata che non aveva nulla da spartire con il banale.
Maria Rosaria Grassa
I
Baustelle sono:
Francesco
Bianconi- voce, chitarra acustica ed elettrica
Rachele
Bastreghi- voce, piano
Claudio
Brasini- chitarre acustiche ed elettriche
Ettore
Bianconi- synth, tastiere
Diego
Palazzo- chitarre, piano, synth
Alessandro
Maiorino- basso elettrico
Paolo
Inserra- batteria
Sebastiano
De Gennaro- marimba, vibrafono, timpani, percussioni
Ensemble
Symphony Orchestra diretta da Enrico Gabrielli
È stato uno dei concerti più belli e intimi a cui io abbia assistito. Brava Mery che gli ha reso giustizia! Linda
RispondiEliminaMi hai fatto venir voglia di sentire il nuovo album! Nicola
RispondiEliminacredo proprio ti piacerà!grazie comunque! Maria Rosaria
RispondiElimina