05 aprile, 2013

"Hitchcock": dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna. Di Francesca Saveria Cimmino



Il film diretto da Sacha Gervasi affida a Anthony Hopkins il ruolo del più famoso Maestro del brivido e della suspence. A supportarlo c’è la moglie Alma (Helen Mirren): donna talentuosa e dall’invidiabile carisma. Il taglio registico decide di ripercorrere un momento preciso della vita del sovra citato genio della storia del cinema Alfred Hitchcock: siamo alla fine degli anni cinquanta.
In quel periodo Hitch, (era questo il diminutivo che preferiva gli fosse attribuito), aveva già portato a casa numerosi successi con film quali Rebecca la prima moglie, Io ti salverò, Nodo alla gola, Paura in palcoscenico, Notorius, Vèrtigo- la donna che visse due volte-, La finestra sul cortile e Intrigo internazionale.
Si prepara dunque a cambiare genere con un’opera filmica ispirata a eventi di cronaca nera: il personaggio di Norman Bates è ispirato alla figura di Ed Gein che, tra il 1947 e il 1957, uccise due persone nella zona di La Crosse e Plainfield (Wisconsin), creando decorazioni casalinghe con i resti delle vittime.
Tale lavoro, per il quale decide di provvedere personalmente ai finanziamenti, prende il nome di Psycho.




La Paramount Pictures prova ad ostacolare e persuadere il regista affinché non porti a termine un prodotto avente come tema un argomento tanto macabro e riprovevole, ma non c’è niente da fare: Hitch vuole concludere e mostrare agli spettatori il suo ultimo capolavoro, a tutti i costi.
Sebbene sia stato un uomo dallo spiccatissimo senso dell’ironia e dall’indubbio ingegno, Alfred necessitava sempre e comunque dell’unica donna più preziosa delle bionde attrici: sua moglie.
Compagna di vita e di lavoro, intelligente e astuta, Alma è la fonte di energia e la perla di saggezza; tutto ciò che un uomo può ricercare e richiedere. Pronta a sorreggerlo nei momenti di crisi riponendo in lui piena fiducia, la consorte è l’anello necessario affinché la catena non si spezzi più volte.
Probabilmente non basterebbero sei pellicole per descrivere pienamente la vita di un Maestro quale Hitchcock sia stato e non sarebbe sufficiente alcun tempo definito. Tuttavia scegliere di raccontare un così breve frammento può avere le sue ovvie giustificazioni: in novantotto minuti il regista mostra tutte le facce di una persona comune e fragile quanto quelle di un individuo dalle pregevoli abilità; delineandone, dunque, pregi e difetti.
Le magistrali interpretazioni dei due protagonisti sono il contorno di un lavoro che richiama l’attenzione e una giusta vena di malinconia, ricordando una fetta di quella torta che Hitch stesso bramava di poter gustare.

Francesca Saveria Cimmino

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