Milano,
Teatro alla Scala. Giovedì 4 aprile 2013
Lady Macbeth - Una macchia…
è qui tutt’ora!
Via, ti dico, o
maledetta!...
È una storia di
streghe, di spiriti, dell’uomo che niente può contro il Destino, dell’uomo
punito dalla sua stessa disonestà, dell’uomo punito dalla sua terribile
ambizione. È una storia famosa quella di Macbeth (“Macbetto” per Francesco
Maria Piave), distrutto dall’ambizione di sedersi sul trono di Scozia,
distrutto da quella “macchia” di cui lui stesso e la malefica moglie si
sporcano.
Sono state molte le
critiche negative su questo spettacolo, critiche che non ritengo adeguate a un
allestimento che posso consacrare – spero di non essere diventato cieco e sordo
– un capolavoro.
Mentre lo ammiravo
sentivo dentro di me che le teorie di Craig e “L’opera d’Arte vivente” di
Appia, stavano finalmente e veramente prendendo vita, per una prova scenica che
sembra basarsi proprio sulle straordinarie teorie dei due massimi utopisti
dello spettacolo, teorie che vedono muoversi un personaggio all’interno di una
perfetta geometria spaziale, in cui è la musica a dettare il tempo e
l’espressività del movimento dei cantanti sulla scena.
Sembra abbastanza
chiaro il riferimento all’epoca fascista, le architetture – per l’appunto
geometriche - si rifanno a Piacentini, i soldati del regno vestono abiti sul
modello dei militari nazisti. Non è poi vero che tutti i personaggi vestono
costumi di quel periodo, perché, intuizione geniale, i costumi si fanno simbolo
della personalità del personaggio, ed è per questo che troviamo Lady Macbeth,
seduta sul suo trono, più alta di tutti sulla scena, con un costume da
Cleopatra.
Ricorrente è il
motivo di una luce proiettata sulla bianca architettura della scenografia. Si
tratta di uno spruzzo di colore che, al momento delle arie, attraversa tutta la
scena al ritmo della musica e del canto; uno spruzzo di colore che è piaciuto
molto ai miei occhi e che s’inserisce molto bene nel contesto canoro e
musicale. Si tratta di colori simbolici, a cui si possono attribuire vari
significati: il rosso della passione e dell’ambizione, il rosso del sangue e
della “maledetta macchia”, il viola della morte… sono colori che delle volte
prendono la forma di veri e propri oggetti, come quello del terrificante
pugnale, simbolo del delitto. Durante lo spettacolo assistiamo inoltre anche a
proiezioni di video, in cui vediamo volti di personaggi della messa in scena e
di dittatori fascisti – un altro rimando storico. Tutto questo potrebbe essere
letto, a una mente antifascista, come simbolo della follia dei regimi
totalitari, che hanno dato vita a una triste pagina della nostra storia? Può
darsi, questa potrebbe essere di certo una lettura concreta di quello che ho
visto alla Scala.
Ho assistito a una
rappresentazione molto teatrale da parte dei cantanti, molto dinamici sul
palcoscenico e anche molto espressivi. Non credo infatti che basti valorizzare
soltanto il canto dei personaggi, proprio perché la regia ha bisogno anche, e
credo soprattutto, di un aspetto teatrale ed espressivo, che il canto da solo
non può svolgere. È per questo che ci troviamo di fronte a una Lady Macbeth –
Lucrecia Garcia - forse dalla voce un po’ troppo squillante, ma, per chi fosse
stato dotato di un binocolo come me (invito tutti gli appassionati a portare un
binocolo in occasione delle rappresentazioni operistiche) sarebbe stato chiaro
un alto grado di espressività nella cantante, artefice, secondo il mio parere,
di un’ottima interpretazione, ottima come del resto quella degli altri protagonisti,
e non, dello spettacolo. Del resto è il complesso del tutto che mi parla
positivamente e in questo insieme spettacolare, pulito, organico, fluido,
s’inserisce per il meglio il lavoro del cantante/attore – da notare anche
l’intuizione del regista di trasformare la platea, anche se solo per un
momento, in luogo scenico, tramutandola in una sorta di corteo di entrata per
gli invitati al palazzo del re. Altro fattore che s’inserisce perfettamente
nella fluidità dello spettacolo di regia è certamente l’elemento coreutico e
sono bravissimi i ballerini che realizzano snodati e acrobatici passi di danza
contemporanea.
Il critico di lirica
deve sapere che oggi non basta più sapere valutare uno spettacolo operistico esclusivamente
delle voci. Oggi i cantanti sono anche attori, sono anche performers; oggi nel
palco possiamo trovare passi di danza, proiezioni video, scenografie costruite
grazie alle teorie dei più grandi “utopisti” teatrali. Senza questa
preparazione totalizzante si rischia di non poter apprezzare grandi prove di
regia, come è stata quella per questo Macbeth, dove i ritmi teatrali sono
sempre rispettati e dove tutti gli elementi dello spettacolo sono coesi tra di
loro, dando vita a un’onda fluida di movimento, dall’inizio fino alla fine
catartica.
Nota positiva anche
per il direttore d’orchestra Pier Giorgio Morandi e per l’orchestra della
Scala. Macbeth è un’opera molto complicata dal punto di vista musicale, si
passa infatti da temi misteriosi e oscuri alle danze allegre delle streghe; da
toni molto bassi a toni molto alti; da forti a piano; da tempi incalzanti a
tempi lenti. Ecco, tutto questo il direttore ce lo rende per il meglio, attento
agli accenti, attento alle pause – non si vergogna di fare cadere l’orchestra
in momenti di vuoto silenzio -, attento ai punti e alle corone della partitura,
sapendo interpretare espressivamente i segni del Maestro Verdi. A mio parere è
stato tutto così perfetto in questa serata, tutto così organico che alla fine
non ho potuto trattenere infiniti applausi ed era il mio cuore che applaudiva
prima delle mie mani.
Non posso fare altro
che rinnovare i complimenti a tutti i creatori de “L’opera d’Arte vivente” e,
soprattutto, non posso fare a meno di ringraziarli per avermi fatto assistere a
questo Macbeth capolavoro. Al pubblico e ai critici dico invece: “Non
dimenticatevi mai di portare un binocolo a Teatro”.
Stefano Duranti
Poccetti
Macbeth
Giuseppe Verdi
Nuova produzione
Teatro alla Scala
Edizione completa
della prima versione 1847
Dal 28 Marzo al 21
Aprile 2013
Durata spettacolo: 3
ore incluso intervallo
Cantato in italiano
con videolibretti in italiano, inglese
L'OPERA IN POCHE
RIGHEApri
DIREZIONE
Direttore Valery
Gergiev (28 mar.; 2, 7, 9 apr.)
Pier Giorgio Morandi
(4, 13, 16, 18, 21 apr.)
Regia Giorgio
Barberio Corsetti
Scene Giorgio
Barberio Corsetti e Cristian Taraborrelli
Costumi Cristian
Taraborrelli e Angela Buscemi
Luci Fabrice Kebour
Coreografia Raphaëlle
Boitel
Video design
Fabio Massimo Iaquone
e Luca Attili
CAST
Macbeth Franco
Vassallo (28 mar.; 2, 7, 13, 16, 21 apr.)
Vitaliy Bilyy (4, 9, 18 apr.)
Banco Štefan Kocán (28 mar.; 2, 7, 13, 18, 21 apr.)
Adrian Sampetrean (4, 9, 16 apr.)
Lady Macbeth Lucrecia
Garcia (28 mar.; 2, 4, 7, 13, 16, 21 apr.)
Tatiana Serjan (9, 18
apr.)
Dama Emilia
Bertoncello
Macduff Stefano Secco
(28 mar.; 2, 7, 13, 16, 21 apr.)
Woo Kyung Kim (4, 9,
18 apr.)
Malcolm Antonio
Corianò
Medico Gianluca
Buratto Domestico Ernesto
Panariello
Sicario Luciano
Andreoli
Prima apparizione Lorenzo
Tedone
Seconda apparizione Beatrice
Fasano (28 mar.; 2, 4 apr.)
Andrea Camilla
Mambretti (7, 9, 13 apr.)
Matilde Di Fonzo (16
apr.)
Patricia Fodor (18,
21 apr.)
Terza apparizione Lucilla
Amerini (28 mar.; 2, 4 apr.)
Matilde Di Fonzo (7,
9 apr.)
Margherita Pezzella
(13, 21 apr.)
Benjamin Natali (16,
18 apr.)
Adorei o cenário!!! Lucia
RispondiEliminaMa non verrà trasmessa su qualche canale Rai? Stefania
RispondiEliminaSinceramente non so, anche se non credo purtroppo, perché la nostra società è convinta che le persone non siano interessate a questi spettacoli, mentre in realtà non è affatto così...
EliminaAllora dobbiamo ricordarglielo ???? E' vero che le riprese costano, ma se si riprende da un unico piano frontale si potrebbe risparmiare e diffondere comunque, anche per chi come me vive in una Valle bellissima, ma lontanissima da tutto!!! La Tv è uno strumento ottimo, vedi per esempio i programmi di Rai Scuola. Se vi può servire il mio commento, fate pure. Potreste suggerire. Stefania
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