08 aprile, 2013

Il Macbeth di Giorgio Barberio Corsetti alla Scala. Quando la regia è colta e perfetta. Di Stefano Duranti Poccetti



Milano, Teatro alla Scala. Giovedì 4 aprile 2013

Lady Macbeth - Una macchia… è qui tutt’ora!
Via, ti dico, o maledetta!...


È una storia di streghe, di spiriti, dell’uomo che niente può contro il Destino, dell’uomo punito dalla sua stessa disonestà, dell’uomo punito dalla sua terribile ambizione. È una storia famosa quella di Macbeth (“Macbetto” per Francesco Maria Piave), distrutto dall’ambizione di sedersi sul trono di Scozia, distrutto da quella “macchia” di cui lui stesso e la malefica moglie si sporcano.
Sono state molte le critiche negative su questo spettacolo, critiche che non ritengo adeguate a un allestimento che posso consacrare – spero di non essere diventato cieco e sordo – un capolavoro.
Mentre lo ammiravo sentivo dentro di me che le teorie di Craig e “L’opera d’Arte vivente” di Appia, stavano finalmente e veramente prendendo vita, per una prova scenica che sembra basarsi proprio sulle straordinarie teorie dei due massimi utopisti dello spettacolo, teorie che vedono muoversi un personaggio all’interno di una perfetta geometria spaziale, in cui è la musica a dettare il tempo e l’espressività del movimento dei cantanti sulla scena.
Sembra abbastanza chiaro il riferimento all’epoca fascista, le architetture – per l’appunto geometriche - si rifanno a Piacentini, i soldati del regno vestono abiti sul modello dei militari nazisti. Non è poi vero che tutti i personaggi vestono costumi di quel periodo, perché, intuizione geniale, i costumi si fanno simbolo della personalità del personaggio, ed è per questo che troviamo Lady Macbeth, seduta sul suo trono, più alta di tutti sulla scena, con un costume da Cleopatra.
Ricorrente è il motivo di una luce proiettata sulla bianca architettura della scenografia. Si tratta di uno spruzzo di colore che, al momento delle arie, attraversa tutta la scena al ritmo della musica e del canto; uno spruzzo di colore che è piaciuto molto ai miei occhi e che s’inserisce molto bene nel contesto canoro e musicale. Si tratta di colori simbolici, a cui si possono attribuire vari significati: il rosso della passione e dell’ambizione, il rosso del sangue e della “maledetta macchia”, il viola della morte… sono colori che delle volte prendono la forma di veri e propri oggetti, come quello del terrificante pugnale, simbolo del delitto. Durante lo spettacolo assistiamo inoltre anche a proiezioni di video, in cui vediamo volti di personaggi della messa in scena e di dittatori fascisti – un altro rimando storico. Tutto questo potrebbe essere letto, a una mente antifascista, come simbolo della follia dei regimi totalitari, che hanno dato vita a una triste pagina della nostra storia? Può darsi, questa potrebbe essere di certo una lettura concreta di quello che ho visto alla Scala.
Ho assistito a una rappresentazione molto teatrale da parte dei cantanti, molto dinamici sul palcoscenico e anche molto espressivi. Non credo infatti che basti valorizzare soltanto il canto dei personaggi, proprio perché la regia ha bisogno anche, e credo soprattutto, di un aspetto teatrale ed espressivo, che il canto da solo non può svolgere. È per questo che ci troviamo di fronte a una Lady Macbeth – Lucrecia Garcia - forse dalla voce un po’ troppo squillante, ma, per chi fosse stato dotato di un binocolo come me (invito tutti gli appassionati a portare un binocolo in occasione delle rappresentazioni operistiche) sarebbe stato chiaro un alto grado di espressività nella cantante, artefice, secondo il mio parere, di un’ottima interpretazione, ottima come del resto quella degli altri protagonisti, e non, dello spettacolo. Del resto è il complesso del tutto che mi parla positivamente e in questo insieme spettacolare, pulito, organico, fluido, s’inserisce per il meglio il lavoro del cantante/attore – da notare anche l’intuizione del regista di trasformare la platea, anche se solo per un momento, in luogo scenico, tramutandola in una sorta di corteo di entrata per gli invitati al palazzo del re. Altro fattore che s’inserisce perfettamente nella fluidità dello spettacolo di regia è certamente l’elemento coreutico e sono bravissimi i ballerini che realizzano snodati e acrobatici passi di danza contemporanea.
Il critico di lirica deve sapere che oggi non basta più sapere valutare uno spettacolo operistico esclusivamente delle voci. Oggi i cantanti sono anche attori, sono anche performers; oggi nel palco possiamo trovare passi di danza, proiezioni video, scenografie costruite grazie alle teorie dei più grandi “utopisti” teatrali. Senza questa preparazione totalizzante si rischia di non poter apprezzare grandi prove di regia, come è stata quella per questo Macbeth, dove i ritmi teatrali sono sempre rispettati e dove tutti gli elementi dello spettacolo sono coesi tra di loro, dando vita a un’onda fluida di movimento, dall’inizio fino alla fine catartica.
Nota positiva anche per il direttore d’orchestra Pier Giorgio Morandi e per l’orchestra della Scala. Macbeth è un’opera molto complicata dal punto di vista musicale, si passa infatti da temi misteriosi e oscuri alle danze allegre delle streghe; da toni molto bassi a toni molto alti; da forti a piano; da tempi incalzanti a tempi lenti. Ecco, tutto questo il direttore ce lo rende per il meglio, attento agli accenti, attento alle pause – non si vergogna di fare cadere l’orchestra in momenti di vuoto silenzio -, attento ai punti e alle corone della partitura, sapendo interpretare espressivamente i segni del Maestro Verdi. A mio parere è stato tutto così perfetto in questa serata, tutto così organico che alla fine non ho potuto trattenere infiniti applausi ed era il mio cuore che applaudiva prima delle mie mani.
Non posso fare altro che rinnovare i complimenti a tutti i creatori de “L’opera d’Arte vivente” e, soprattutto, non posso fare a meno di ringraziarli per avermi fatto assistere a questo Macbeth capolavoro. Al pubblico e ai critici dico invece: “Non dimenticatevi mai di portare un binocolo a Teatro”.

Stefano Duranti Poccetti


Macbeth
Giuseppe Verdi
Nuova produzione Teatro alla Scala
Edizione completa della prima versione 1847
Dal 28 Marzo al 21 Aprile 2013
Durata spettacolo: 3 ore incluso intervallo
Cantato in italiano con videolibretti in italiano, inglese
L'OPERA IN POCHE RIGHEApri
DIREZIONE
Direttore Valery Gergiev (28 mar.; 2, 7, 9 apr.)
Pier Giorgio Morandi (4, 13, 16, 18, 21 apr.)
Regia Giorgio Barberio Corsetti
Scene Giorgio Barberio Corsetti e Cristian Taraborrelli
Costumi Cristian Taraborrelli e Angela Buscemi
Luci Fabrice Kebour
Coreografia Raphaëlle Boitel
Video design
Fabio Massimo Iaquone e Luca Attili
CAST
Macbeth Franco Vassallo (28 mar.; 2, 7, 13, 16, 21 apr.)
Vitaliy Bilyy (4, 9, 18 apr.)
Banco Štefan Kocán (28 mar.; 2, 7, 13, 18, 21 apr.)
Adrian Sampetrean (4, 9, 16 apr.)
Lady Macbeth Lucrecia Garcia (28 mar.; 2, 4, 7, 13, 16, 21 apr.)
Tatiana Serjan (9, 18 apr.)
Dama Emilia Bertoncello
Macduff Stefano Secco (28 mar.; 2, 7, 13, 16, 21 apr.)
Woo Kyung Kim (4, 9, 18 apr.)
Malcolm Antonio Corianò
Medico Gianluca
Buratto Domestico Ernesto Panariello
Sicario Luciano Andreoli
Prima apparizione Lorenzo Tedone
Seconda apparizione Beatrice Fasano (28 mar.; 2, 4 apr.)
Andrea Camilla Mambretti (7, 9, 13 apr.)
Matilde Di Fonzo (16 apr.)
Patricia Fodor (18, 21 apr.)
Terza apparizione Lucilla Amerini (28 mar.; 2, 4 apr.)
Matilde Di Fonzo (7, 9 apr.)
Margherita Pezzella (13, 21 apr.)
Benjamin Natali (16, 18 apr.)

4 commenti:

  1. Adorei o cenário!!! Lucia

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  2. Ma non verrà trasmessa su qualche canale Rai? Stefania

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    1. Sinceramente non so, anche se non credo purtroppo, perché la nostra società è convinta che le persone non siano interessate a questi spettacoli, mentre in realtà non è affatto così...

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    2. Allora dobbiamo ricordarglielo ???? E' vero che le riprese costano, ma se si riprende da un unico piano frontale si potrebbe risparmiare e diffondere comunque, anche per chi come me vive in una Valle bellissima, ma lontanissima da tutto!!! La Tv è uno strumento ottimo, vedi per esempio i programmi di Rai Scuola. Se vi può servire il mio commento, fate pure. Potreste suggerire. Stefania

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