Quando parliamo di un
filosofo, siamo soliti indicare una persona di grande pensiero, un
intellettuale, ma non ci domandiamo mai “Chi è il filosofo?”. Questo è una
persona innanzi tutto che ha un suo Ego o un Io (un proprio essere), è una
personalità che ha una forma, che vive come un qualsiasi essere umano, è un
essere umano, che nella vita incrocia diverse emozioni (gioia, momenti di tristezza, dolori, angosce,
paure…), ma che però davanti a qualsiasi cosa ha sempre un grande sorriso, non
si abbatte mai.
Il filosofo è una
persona di gran cuore, è un nobile e una persona semplice, non ricerca il
successo, pensa di vivere la vita come il suono di una canzone che passa
immediata, ma che è bella da vivere.
Il filosofo è una
persona che sa comprendere, sa ascoltare, dialogare, sa trovare una giusta
parola sempre. Il filosofo ama la vita, è un uomo etico, morale, ama i suoi
simili, sa comprendere di cosa essi hanno bisogno, un po’ come un padre per i
suoi figli. Il filosofo è un essere umano, intellettuale che descrive la
visione della sua vita, dell’esistenza in generale, attraverso la narrazione,
il canto, la scrittura, la pittura, la musica, insomma con tutta l’Arte in
generale. Un esempio di questa personalità è stato il grande Lucio Battisti e
lo è anche Mogol, come lo sono tanti altri Artisti di ogni categoria; ma
prendiamo qui in esame Mogol e Battisti, i quali a mio avviso hanno descritto
la personalità del filosofo, nella canzone intitolata “Emozione” del 1970.
Per spiegarla,
dobbiamo partire da due considerazioni: primo, descrivere e comprendere l’Arte
di Battisti e Mogol non è facile; secondo, è difficile coniare le emozioni, nel
senso di comprendere se sono emozioni belle o tristi. In tale canzone degli
autori, è difficile comprendere proprio questo.
In ogni modo, si
parla di emozioni e nella canzone ci sono effetti negativi, o meglio tristi, ed
effetti positivi, o meglio felici. È come se i due autori ci dicano, nel testo,
che la vita è fatta di emozioni belle e brutte, ma nonostante questo la vita vale
la pena di essere vissuta ugualmente. Ma per comprende questo, andiamo ad
analizzare il testo:
Emozioni
Seguir
con gli occhi un airone sopra un fiume e poi
ritrovarsi
a volare
e
sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
un
sottile dispiacere
E di
notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
dove
il sole va a dormire
Domandarsi
perché quando cade la tristezza
in
fondo al cuore
come
la neve non fa rumore
I e
guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
se
poi è tanto difficile morire
E
stringere le mani per fermare
qualcosa
che
è
dentro me
ma
nella mente tua non c'è
Capire
tu non puoi
tu
chiamale se vuoi
emozioni
tu
chiamale se vuoi emozioni.
In questa metafora
gli autori ci raccontano che un uomo se ne sta probabilmente in una campagna,
là dove vicino c’è un fiume, c’è poi un bel paesaggio, raffigurato anche da un
Airone (un uccello), che si trova a volare. Raffigura un uomo solo, triste, che
vuole o vorrebbe scappare via da qualcosa, dalla sua tristezza sicuramente.
Continua dicendo che questo uomo si sdraia “felice sopra l’erba ad ascoltare un
sottile dispiacere…”, raffigura un uomo che ha vissuto o vive qualcosa di
bello, e quindi un’emozione bella, ma qualcosa addolora quest’uomo e quindi c’è
anche un’emozione negativa.
“Domandarsi”, ponendo
lo sguardo verso la collina, per scoprire il sole dove andrà a dominare,
significa a mio avviso che si tratta di un uomo che si domanda cosa ne sarà del
suo domani, un uomo che si chiede dove è la sua amata, un uomo innamorato che
soffre per lei. C’è tristezza, ma cade la neve, che non fa rumore. È un uomo
chiuso nella sua tristezza, ma la neve simboleggia anche aspetti piacevoli e
fiabeschi: il candore, lo splendore e il paesaggio immacolato, i fiocchi che
danzano e riempiono l’aria: ingenuità, romanticismo, aspetti infantili, ricordi
e ancora… sentimenti di Amore e di amicizia, virtù e qualità del cuore,
generosità e misticismo, nel testo c’è anche questo. È un uomo che evidenzia
l’amore, lo splendore del paesaggio che lo circonda. È un uomo che fa della sua
tristezza un aspetto positivo, è un uomo che ama la vita. È un uomo che, nonostante veda la bellezza
intorno, vuole morire ed è disposto a far qualsiasi cosa per stringere le mani
a qualcuno che ama, che non c’è e che vorrebbe avere. “Chiamale emozioni,
capire tu non puoi, chiamale emozioni dicono gli autori”, ma quali emozioni,
quelle tristi o quelle belle?
Secondo me si parla
di entrambe le emozioni… “capire tu non puoi dicono”,
come se essi ci
volessero dire che la vita è bella davanti a una qualsiasi emozione, non
importa di che natura sia, la vita è bella ugualmente.
La personalità del
filosofo è racchiusa in quest’uomo che soffre in silenzio, che ama. È un uomo
di virtù, di qualità, di nobilita e grande cuore, che vive gioie, che chiama
qualsiasi aspetto “emozione”.
Uscir
dalla brughiera di mattina dove non si vede ad un passo
per
ritrovar se stesso
Parlar
del più e del meno con un pescatore per ore ed ore
per
non sentir che dentro qualcosa muore
E
ricoprir di terra una piantina verde sperando possa
nascere
un giorno una rosa rossa
E
prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po scortese
sapendo
che quel che brucia non son le offese
E
chiudere gli occhi per fermare
qualcosa
che è dentro me
ma
nella mente tua non c'è
Capire
tu non puoi
tu
chiamale se vuoi emozioni
tu
chiamale se vuoi emozioni
Uscire, camminare,
per trovare se stesso, trovare chi è, la sua autenticità, per dare un senso
alla sua vita o al suo dolore; parlare con un pescatore, un uomo che sta sul
mare, quindi rivolgere uno sguardo verso il mare, simbolo di tristezza; parlare
con il pescatore per ore, dimostra che è un uomo che ha bisogno di raccontare,
di sfogarsi, di dialogare e parlare di qualcosa per non sentire che qualcosa
dentro di lui muore, trovare qualcosa per non morire, per rialzarsi, per
tornare a sorridere; avere nel cuore speranza, avere rabbia e prendere a pugni
un uomo scortese. Chiudere gli occhi, il desiderio di cancellare o chiudere
qualcosa che sta dentro, ma non in quello della sua lei; fermare un amore non
corrisposto, non ricambiato, che non vale più; lei non comprende, nessuno
comprende quel dolore, è un’emozione, una tristezza, un “dolore bello”, perché
in questo nasce la capacità di amare, nasce quella ricchezza grande, che è
l’Amore. L’uomo che scrive questo meraviglioso testo di Battisti è Mogol e non
descrive solo la storia di un uomo sofferente, non descrive solo un uomo che
osserva, non c’è solo questo, non c’è solo un uomo che vive sensazioni tristi,
ma vede anche cose belle grazie alla sua capacità di amare; è un uomo di grande
qualità, perché si chiude in se stesso, il suo dolore è il suo e basta e
rinchiudendosi in sé parla di emozioni, queste rappresentano ogni cosa. Non si
parla solamente di quell’uomo che guida di notte come un pazzo, per sfidare la
morte, non c’è solo un uomo che vorrebbe con sé la sua amata: sono emozioni,
queste, tristi, ma ci sono anche emozioni belle, come gli aironi, il fiume, la
neve, la collina, il pescatore... sono immagini piacevoli quelle che lo
circondano.
La canzone di Lucio
Battisti e di Mogol quindi descrive un uomo che alle cose negative contrappone
le cose positive e che trasforma ogni cosa in sublime, in una bellezza che
qualcun altro non prova, “capire tu non puoi”, dicono.
La persona del
filosofo, dentro questo c’è tutto questo, c’è in egli, nella sua personalità,
in quell’uomo che i due autori descrivono del loro capolavoro. Un’Arte quella
di descrivere questa personalità da parte dei due filosofi Battisti e Mogol.
Due filosofi che parlano attraverso la musica, perché questa, come ogni Arte,
raffigura la vita, quello che accade nel quotidiano, e conoscere questo
significa saper curare, saper aiutare l’altro.
Un aspetto che solo la superiore filosofia può possedere, una qualità
che solo i filosofi possono possedere. Battisti e Mogol sono filosofi, perché,
non solo descrivono un dolore, un uomo, le sue emozioni, ma si guardano
intorno, cercano, parlano con un pescatore, sono filosofi come Socrate.
Filosofi nati però,
perché filosofi si nasce, come si nasce dottori, cantanti, scrittori… non si
diventa, ma si nasce. Tutto sta nel DNA,
se non si trova dentro il proprio talento non si è niente; possiamo avere
infiniti titoli di studio, ma un uomo che non ha trovato il suo talento è
nullo, destinato alla frustrazione, a prendere a botte un uomo perché è stato
un po’ scortese, perché magari possiede qualcosa che non si ha.
Filosofi si nasce,
non si diventa, i veri filosofi sono individui che amano la vita e i suoi
simili, sono pronti a regalare sempre una bella parola, un bell’aforisma, una
bella poesia, una bella opera, è per questo che non vengono mai dimenticati,
rimangono, vivono per l’eternità. Ad esempio il filosofo Schopenhauer è stato
quello che ha detto: “Se un uomo ricco camminando trova un portafoglio per
strada pieno di soldi, lo raccoglie da terra, prenderà i soldi e lo consegnerà
al suo legittimo proprietario, mentre se a trovare il portafoglio è un
poveraccio, raccoglierà quel portafoglio e lo consegnerà al suo proprietario
senza toccare nulla”. È un aforisma che mi ricordo che da bambino tante volte
sentivo dire. Sono parole rimaste eterne, che vivono e sono di un filosofo e
così potremmo anche parlare di altri aforismi, tutti viventi, al contrario
delle teorie degli psicologi, per riallacciarmi al mio articolo precedente, le
quali rimangono solamente nel mondo accademico e nei loro allievi ed
eredi.
Giuseppe
Sanfilippo
è meraviglioso perché ho scritto su un grande numero uno della musica, che rimane ed è rimasto nei cuori di tutti, viva l'arte, la filosofia e Lucio Battisti e Mogol. Giuseppe
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