Visto al Teatro Signorelli di Cortona
Anno 2077. Il pianeta Terra, a
sessant’anni dall’invasione aliena che l’ha devastato e ne ha decimato la
popolazione, sta per essere abbandonato: la popolazione si è già trasferita in
larga parte su Titano (luna di Saturno) o sta per farlo, attendendo l’ultimo
viaggio del Tet, gigantesca astronave sospesa sopra l’atmosfera. Jack Harper è
un tecnico che si occupa, assieme alla collega Victoria, di riparare i Droni,
robot che si occupano di difendere le grandi idro-trivelle con cui il Tet sta
risucchiando l’acqua e l’energia necessarie al viaggio su Titano. L’attività
dei Droni è resa necessaria dalla presenza, sul pianeta, di un gruppo di alieni
resistenti, i cosiddetti Scavenger, la cui principale attività è il sabotaggio
delle idro-trivelle.
Quando Jack riesce a salvare
fortunosamente Julia, astronauta di origine misteriosa, dal naufragio della sua
navetta, scopre molte cose: la sconosciuta è una vecchia conoscenza, gli
Scavenger non sono quello che sembrano e il Tet è tutt’altro che un’ancora di
salvezza.
Oblivion è il secondo lungometraggio diretto da Robert Kosinski, regista con una
formazione in computer-grafica e in architettura, arti che non faticano ad
emergere nelle sue opere. Il primo film diretto da Kosinski è il controverso Tron:Legacy,
del 2010: un film, come ebbe a dire il compianto Rogert Ebert, “incomprensibile, ma forte”.
Come
per ogni film fantascientifico che si rispetti, Oblivion dovrebbe essere giudicato secondo due piani differenti:
quello della sceneggiatura e quello degli effetti visivi e dell’aspetto diciamo
“fenomenico”. Partiamo dal secondo, che si guadagna il nostro plauso per una
fotografia curata e mai banale (merito dell’italo-americano Claudio Miranda, quest’anno premiato
con l’Oscar per Vita di Pi), oltre che per l’efficacia degli effetti speciali e
la magnificenza delle ambientazioni. Degna di nota anche la colonna sonora,
curata dai francesi M83 (band di
musica elettronica/shoegazer), così
come i Daft Punk si erano occupati
delle musica di Tron:Legacy. La
scelta di una band in luogo di un compositore tradizionale appare
significativa, a dimostrazione di una volontà di rinnovarsi non così comune
nella produzione dei grandi studios
hollywoodiani. Gli attori danno una prova convincente, sebbene non eccelsa. In
particolare Cruise, protagonista
assoluto della pellicola (essendo solo in scena per gran parte del film),
sembra eccedere a tratti in gigionerie poco utili alla trama.
È
sul piano della trama che Oblivion
perde consenso. La tematica, quella di una Terra abbandonata in cui pochi
uomini si trovano a dover combattere per la salvaguardia della propria specie e
del pianeta (con una spruzzata di ecologismo
2.0 oggi così di moda), è ormai più che usurata in sf. La stessa scelta di un
film con pochissimi personaggi e lunghi monologhi richiedeva forse una maggiore
attenzione nella scrittura delle battute e dei dialoghi. Come in Tron:Legacy, Kosinski si è fatto
trascinare dall’attenzione all’aspetto esteriore e ha tralasciato dettagli
essenziali nella costruzione del film, rimanendo troppo legato alla tradizione della
fantascienza da grande major. Come hanno osservato alcuni, Jack Harper è, nel suo superomismo, l’ennesimo supereroe proposto
dal cinema d’azione degli ultimi anni, e ciò determina il carattere “fumettoso”
del film.
Come
giudicare allora Oblivion? Una
pellicola che parte da buoni spunti ma che si perde nella superficialità con
cui si è trattato l’intreccio, troppo poco vivo per resistere alle oltre due ore
di montato. Sotto il profilo tecnico non ci sono appunti da fare, ma un libro,
come sono soliti dire gli anglofoni, non si giudica dalla copertina.
Voto:
5 ½.
Alessandro
Ferri
Fantastici, assolutamente da vedere... Romina
RispondiEliminaRISULTATO RECENSIONE:OTTIMO! Marisa
RispondiEliminaeppure forma e sostanza non possono esistere l'una senza l'altra. Giuliano
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