Era da molto che volevo scrivere questo articolo e
adesso sembra che sia arrivato il momento giusto. È assicurato che anche lo Sport
rientra in quel ramo che chiamiamo “Spettacolo”, lo stesso ramo in cui troviamo
il Teatro, la Danza, la Musica… tutto quello che viene identificato come
avvenimento culturale. Anche lo Sport è Spettacolo, perché lo Sport è un evento
di distrazione e di divertimento che si può vedere in un “luogo scenico” – lo stadio.
Nello Sport ci sono attori, che, in qualche modo, devono rispettare un copione
e un ruolo e lo svolgono in gran parte improvvisando. Insomma, lo Sport è
Spettacolo sotto questi aspetti, poi è chiaro che, diversamente da un evento
culturale, non si carica di significati, significanti, metafore, concetti
profondi… perché lo Sport ha puramente una valenza ludica e d’intrattenimento.
Detto questo e tornando all’inizio del mio articolo,
mi sono chiesto sovente se sul Corriere dello Spettacolo avrei potuto trattare
trasversalmente uno Sport che ho molto a cuore, e che tra l’altro, almeno in
Occidente, è lo Sport più popolare: il Calcio, proprio perché accanto alla mia
grande Passione per l’Arte unisco quella per questo Sport. Dovete anche sapere,
care Spettatrici e cari Spettatori, che, prima di essere direttore di questo
giornale, molti molti anni fa, sono stato redattore di una testata nata con
grande ambizione e speranza (peccato che la sua pubblicazione cessò dopo appena
tre o quattro numeri). Avevo circa nove o dieci anni e con altri piccoli colleghi
giornalisti, Alessandro, Antonio, Giovanni e Marco, avevamo dato vita un
giornale, il cui nome era “Tutto Soccer”,
scritto totalmente a mano e illustrato, con tanto di voti dati ai giocatori –
chiaramente copiati dalla Gazzetta dello Sport. Insomma, questa che ricordo è
certamente una divertente vicenda che dimostra la mia Passione per il Calcio e
che dimostra anche che la mia carriera di giornalista culturale era in realtà
iniziata da un’altra di giornalista sportivo!
A parte questi piacevoli ricordi, stasera ho assistito
a un’importantissima e bellissima partita: Bayer Monaco vs Borussia Dortmund,
finale di Coppa dei Campioni (preferisco
chiamarla con il vecchio nome), straordinario Spettacolo sportivo e “artistico”.
Il tutto si è svolto a Wembley, che potremmo definire
un po’ come il Teatro alla Scala del Calcio e, prima dell’inizio della partita,
si è realmente assistito a uno Spettacolo – dove “Spettacolo” sta per la
valenza che gli si attribuisce solitamente -, visto e considerato che è stata
simulata una battaglia storica in costume tra le due squadre, trasferite così
in un’epoca lontana e indefinita, dove il pallone da Calcio è stato sostituito
da armi. I due “eserciti” combattevano, ma poi infine si davano amichevolmente
la mano e sono questi gesti che potrebbero essere presi da esempio per tutti
gli Sport: “Combattiamo sul campo non perché ci odiamo, ma solo perché siamo
avversari e, finita la partita, ci possiamo stringere la mano in amicizia”.
Dopodiché inizia l’altro Spettacolo, quello sportivo,
e sono grandi gli “attori” in campo, che ci regalano grandi giocate, grandi
azioni, grandi virtuosismi, messi in campo da due registi in grado di rendere
omogeneo il gioco delle proprie squadre. Esistono infatti nel Calcio, come nel
Teatro, grandi attori, in grado di sorprendere il pubblico con le loro grandi
capacità, e mani registiche che devono essere in grado di coordinare gli attori
e gli altri elementi della scena.
Il Calcio è un’arte immediata e anche se esiste un
copione da seguire, poi è impossibile seguire quel copione, perché davanti
esiste un avversario; i giocatori sono così dei performer che improvvisano e
che devono riuscire a improvvisare nel modo giusto al momento giusto; sono come
aedi che nel loro repertorio hanno tanti “topoi”
e che devono scegliere questi topoi a
seconda delle situazioni – è chiaro che non si tratta in questo caso di topoi letterari, ma di topoi gestuali.
Non sono ovviamente qui per scrivere una cronaca della
partita, che doveva diventare, a prescindere dai vincitori e dalla rivincita di
Robben, solo un pretesto per poter esprimere il concetto di “Sport come Arte” e
sono felice di aggiungere questo particolare tassello al Corriere dello
Spettacolo.
Stefano Duranti Poccetti
bellissimo articolo ste,complimenti... tante volte ho cercato di spiegare a delle persone questo sport, perchè mi appassiona, come deve essere visto e come lo vedo io ma non sono mai riuscito a trasmettere le sensazioni e a spiegarlo come fa questo articolo. Di nuovo, complimenti :-) Martin
RispondiEliminaSono molto felice che ti abbia colpito e che ti sia piaciuto! :-)
Eliminaduri alla fine l hai scritto tu! Antonio
RispondiEliminaAlla fine sì è ti ho anche citato, hai visto? :-)
Eliminagrazie della citazione! condivido il giudizio sullo sport come narrazione, e ti consiglio di leggere qualche articolo del monumentale Gianni Brera, che fu un grande scrittore prima che un cronista sportivo (qualche esempio su http://www.brera.net/gianni/articoli/articoli.html)Alessandro
RispondiEliminaCitazione dovuta! :-) Grande Gianni Brera! Ecco, leggendo i suoi articoli si capisce veramente che lo Sport può diventare Arte...
Eliminamitico ! cmq io spesso i voti li davo guardando le sintesi di 90esimo minuto...! Antonio
RispondiEliminaAllora tu eri più serio!
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