Milano, Filodrammatici,
30 maggio 2013
Beppe Salmetti, bravo e versatile,
ironico e personale, veste i panni di Lucifero liberamente portati ai giorni
nostri, jeans stracciati e a vita bassa, da cui spuntano i boxer dove la
scritta “uomo” non lascia alcun dubbio che sia diventato uno di noi, dopo
essere stato cacciato dal Paradiso, dove non sopportava più di sentire e
cantare “ Osanna” tutti i santi giorni, canottiera loose, accappatoio e ciabatte.
Si sente proprio a suo agio, avendo
come angelo custode, buffo riferito a Lucifero, vero? il grande Mark Twain il
cui testo, sacrilego e intelligente, umoristico e veritiero, era stato, per
ragioni evidentemente legate alla censura, pubblicato postumo.
Twain immagina che l’arcangelo Satana
scriva a un altro arcangelo, Gabriele, per raccontargli con spirito quasi da
Marquis de Sade, il libertino per eccellenza, e non dimentichiamo grande
filosofo, come vanno le cose sulla terra, e ne viene fuori una critica feroce
alle religioni in generale, ma soprattutto al Cristianesimo.
“L’invidia è la chiave, presente ed
evidente, in tutta la storia di Dio. E’ la sostanza del suo temperamento, la
base del suo carattere (…). La paura che se Adamo ed Eva avessero mangiato il
frutto dell’albero della conoscenza sarebbero diventati «come Dio» scatenò la
sua invidia al punto da sconvolgergli la ragione, sicché fu incapace di trattare
quelle povere creature con giustizia e carità, e non seppe nemmeno astenersi da
un comportamento crudele e criminale verso i loro innocenti discendenti”.
Mark Twain, James Carroll Beckwith |
Questa è una delle tante considerazioni che
Twain mette in bocca al suo Lucifero, arcangelo cacciato dal Paradiso perché ha
osato sfidare Dio. Eppure il suo nome che significa “portatore di luce” lo
rende immenso, perché la luce è conoscenza, vita, splendore. Ecco allora che
Dio, invidioso, scaccia dal Paradiso l’ arcangelo, quello più pericoloso perché
potrebbe oscurare la sua persona, metterlo in discussione, prendere il suo
posto. Dopo la cacciata l’arcangelo si
trasforma in Satana, Diavolo, il Male contrapposto al Bene.
Twain mette bene in chiaro in questo testo
tutte le superstizioni del Cristianesimo, le credenze, le storie, i simbolismi
che la teologia dà invece per scontati, perché non sa dargli una spiegazione.
Allora ci dice, o ci impone? di “prenderle per buone, a priori”. Molti ci
cascano, Twain e tanti altri “portatori di luce” invece no.
Salmetti, attore diplomato ai
Filodrammatici, per un’ora abbondante, ma se durasse invece due non perderebbe
energia e sarcasmo, assomiglia un po’ fisicamente al giovane Twain. Chissà se
lo sapeva quando ha accettato di recitare, a ragione, questo testo, che sono
sicura scandalizzerà credenti e bigotti.
Liberi, liberi, signori, basta che non
spengiate le nostre luci…anche se sono rosse…capito a cosa mi riferisco?
Bravo!
Daria D.
Protagonista Beppe
Salmetti
Regia e Drammaturgia
Filippo Renda
Scene e costumi
Eleonora Rossi
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