31 maggio, 2013

“Lucifer’s show” ispirato a "Lettere dalla Terra" di Mark Twain. Di Daria D.


Milano, Filodrammatici, 30 maggio 2013

Beppe Salmetti, bravo e versatile, ironico e personale, veste i panni di Lucifero liberamente portati ai giorni nostri, jeans stracciati e a vita bassa, da cui spuntano i boxer dove la scritta “uomo” non lascia alcun dubbio che sia diventato uno di noi, dopo essere stato cacciato dal Paradiso, dove non sopportava più di sentire e cantare “ Osanna” tutti i santi giorni, canottiera loose, accappatoio e ciabatte.
Si sente proprio a suo agio, avendo come angelo custode, buffo riferito a Lucifero, vero? il grande Mark Twain il cui testo, sacrilego e intelligente, umoristico e veritiero, era stato, per ragioni evidentemente legate alla censura, pubblicato postumo. 
Twain immagina che l’arcangelo Satana scriva a un altro arcangelo, Gabriele, per raccontargli con spirito quasi da Marquis de Sade, il libertino per eccellenza, e non dimentichiamo grande filosofo, come vanno le cose sulla terra, e ne viene fuori una critica feroce alle religioni in generale, ma soprattutto al Cristianesimo.
“L’invidia è la chiave, presente ed evidente, in tutta la storia di Dio. E’ la sostanza del suo temperamento, la base del suo carattere (…). La paura che se Adamo ed Eva avessero mangiato il frutto dell’albero della conoscenza sarebbero diventati «come Dio» scatenò la sua invidia al punto da sconvolgergli la ragione, sicché fu incapace di trattare quelle povere creature con giustizia e carità, e non seppe nemmeno astenersi da un comportamento crudele e criminale verso i loro innocenti discendenti”.
Mark Twain, James Carroll Beckwith
 Questa è una delle tante considerazioni che Twain mette in bocca al suo Lucifero, arcangelo cacciato dal Paradiso perché ha osato sfidare Dio. Eppure il suo nome che significa “portatore di luce” lo rende immenso, perché la luce è conoscenza, vita, splendore. Ecco allora che Dio, invidioso, scaccia dal Paradiso l’ arcangelo, quello più pericoloso perché potrebbe oscurare la sua persona, metterlo in discussione, prendere il suo posto.  Dopo la cacciata l’arcangelo si trasforma in Satana, Diavolo, il Male contrapposto al Bene.
 Twain mette bene in chiaro in questo testo tutte le superstizioni del Cristianesimo, le credenze, le storie, i simbolismi che la teologia dà invece per scontati, perché non sa dargli una spiegazione. Allora ci dice, o ci impone? di “prenderle per buone, a priori”. Molti ci cascano, Twain e tanti altri “portatori di luce” invece no.

Salmetti, attore diplomato ai Filodrammatici, per un’ora abbondante, ma se durasse invece due non perderebbe energia e sarcasmo, assomiglia un po’ fisicamente al giovane Twain. Chissà se lo sapeva quando ha accettato di recitare, a ragione, questo testo, che sono sicura scandalizzerà credenti e bigotti.
Liberi, liberi, signori, basta che non spengiate le nostre luci…anche se sono rosse…capito a cosa mi riferisco?
Bravo!

Daria D.


Protagonista Beppe Salmetti
Regia e Drammaturgia Filippo Renda

Scene e costumi Eleonora Rossi

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