La valle infestata
Nella più verde, rigogliosa valle,
dai celesti araldi abitata,
un palazzo svettava
dalla fronte indorata d’ignei raggi;
nell’arcadia ch’è dominio di Re Pensiero,
laggiù s’ergeva la bella fronte.
Mai serafino, le sue ali ha dispiegato,
su dimora più allettante.
Un vasto lago d’acque chete e chiare,
gemina imago a perle adorna,
rendeva al volto di rocca rosa,
che il maniero ad esso offriva.
Due frange fiorite, di vivido verde,
come chiuse ciglia,
sotto entrambi gli identici superbi.
Su tutto pace e prosperità.
Sulla vetta, schioccavano al vento
gloriose bandiere d’avito lignaggio,
(e remoto nel tempo, tutto questo,
remoto, come un abisso secoli fondo);
nei lieti giorni di quel tempo,
ad ogni esile soffio di vento
lungo gli eburnei bastioni, fra l’erba,
un profumo soave si spargeva.
Percorrendo la valle gaia,
attraverso due radiose finestre,
s’indovinavano danze di spirti armoniosi
al suono del cembalo fedeli;
tutto attorno ad un trono; dove seduta,
Sua Grazia, su tutto il regno padrona,
nella sua gloria invitta, era veduta.
Corrusca d’ori e adorna di rubini,
la porta del palazzo,
e a fiotti ne usciva, a fiotti
un flusso scintillante d’Echi;
il cui compito dolce,
era solo cantare e cantare,
con le voci loro belle sopra ognuna,
sapienza e sottigliezza del Re.
Ma cose malvagie, vestite in gramaglie,
assalirono del Re l’alta dimora.
(Ah, lasciateci piangere, che mai
Vi sarà alba nuova per lui, sventurato!),
E tutto attorno sua dimora traboccante
d’edere verdi,
glorie porpora e quelle,
son più niente che fioca memoria.
Un vento caparbio, dal pianto cupo,
ora strappa ogni stento di verzura.
Ruderi e macerie
son ripetuti
fiaccamente,
senza un barbaglio,
da torve acque lutulente .
Corvi e cornacchie vanno in lugubri cerchi,
su ciò che resta del bel regno d’un tempo.
E chi ancora adesso, la valle attraversi,
oltre le vetrate già cremisi fatte brune,
vede forme in un moto bizzarro,
seguir melodie sghembe e discordi;
mentre un flusso livido d’ombre,
se n’esce per sempre dalla morta soglia,
e ride, sgraziatamente ride,
ma più non sorride.
Massimo Triolo
Immenso Poe. Guglielmo
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