Un animale
come
tu mi conosci,
pendo
dalla tua nudità,
dai
tuoi capezzoli di rosso miele,
dalle
coppe dei tuoi seni.
Le
mie pupille si dilatano
e
accolgono come dischi di fuoco,
le
briciole dei tuoi gesti –
le
tue minuscole briciole di considerazione,
per
questo miscredente piegato a giubilo
sulle
muliebri forme che elargisci.
Magro,
ha da essere ogni compenso,
che
vien gettato a un’anima inquieta,
di
vetro e girandole di trapezi
è il
suo gioco colossale.
E il
nome di tutti suoi inganni sai,
e
ripassi a memoria,
componendo
e ricomponendo,
le
Sacre Scritture del suo sesso,
il limine convesso che un bacio insiste,
su di ogni sua arsa sponda.Massimo Triolo
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