Rosa
Ma
dov’è il rosso della rosa?
Spinosa
svetta
come
un pinnacolo,
senza
i suoi petali.
Dov’è
il rosso della rosa?
Chi
l’ha vista fiorita?
composita
e delicata,
rosa
che fosti
e
non sei più.
Metafora
crudele
della
vita,
che
qui fra gli uomini,
si
fa e disfà
in
un giorno o poche ore.
Fosti
rosa fiorita,
sul
nero feretro
che
sfilava…
Non
sei meno rosa, adesso,
avvizzita
e spennacchiata,
sul
ciglio di una lapide
che
porta memoria.
E
chi sarà
il
prossimo testimone
del
tuo fuggevole ciclo?
Baleni
di rosso
col
boccio appena schiuso,
ti
apri come una rossa gola
nello
sbadiglio che ti è maturità,
e
finisci con un gambo nudo
di
spine irsuto.
Il
poeta ti ha cantata,
perché
fossi colta da mani diafane
e
delicate,
testimone
inconsapevole –
nel
tuo splendore chiusa –
di
morte e amore,
deferenza
e gelosia.
Rosa
attinta al nero inchiostro
di
chi ti scrive adorante,
rosa
chiusa
tra
le pagine di un libro caro,
pegno
di amore,
custode
di segreti altari;
rosa
selvatica
o
del giardino della sera,
il
tuo profumo ubriaca
per
il tempo di una farfalla,
che
attorno ti descrive cerchi,
e
su te riposa
ignara
d’esserti sorella.
Ma
dov’è il rosso della rosa?
Spinosa
svetta
come
un pinnacolo,
senza
i suoi petali.
Dov’è
il rosso della rosa?
Chi
l’ha vista fiorita?
Massimo Triolo
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