Il film d’esordio di
Régis Roinsard, interpretato da Romain Duris e Déborah François, è una commedia rosa dalle buone
potenzialità. Presentato al Festival Internazionale
del Film di Roma, ha ricevuto le nomination a cinque Premi Oscar. Il suo titolo originale è
“Populaire”. Rose Pamphyle abita in una
piccola città di provincia della Normandia.
Orfana di madre, vive con suo padre, con il quale non ha alcun tipo di rapporto e confidenza. Le sue giornate sembrano essere monotone, piatte. Per sfuggire da tale quotidianità, da un matrimonio organizzato con il figlio del meccanico e da un futuro tutt’altro che roseo, si presenta un giorno ad un colloquio di lavoro come segretaria, presso un’agenzia di assicurazioni gestita dal signor Louis Echard, un uomo tanto affascinante quanto rigidamente impostato. Per conquistare la fiducia del dirigente decide, durante l’incontro, di mostrargli la sua grande dote: una strepitosa rapidità nello scrivere a macchina. È proprio grazie a questo suo particolare talento che Louis si convince ad assumerla; sebbene con delle riserve. Il suo capo pretende che partecipi ai campionati di dattilografia e che li vinca, tutti. Si inizia con il regionale, poi il nazionale e infine il mondiale. Per fare ciò la segretaria è costretta a trascorrere mesi tra lavoro ed esercitazioni serali, che saranno vigilate dallo stesso Louise e che si svolgeranno presso la sua abitazione. Rose, donna “moderna” briosa e spumeggiante, affronta con tenacia la sfida e svolge regolarmente i compiti assegnati da quel severo dirigente che tanto l’ ammalia. Tutto resta sospeso in un ambiguo rapporto: convivere, conoscersi, capirsi e forse amarsi ma allo stesso tempo dover mantenere i ruoli e restare duramente concentrati e inflessibili. Qualcosa cambia la sera che Rose, provando il vestito con cui partecipare alla successiva gara, decide di indossare un abito rosso. Il colore scelto dagli sceneggiatori Régis Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt non è affatto casuale. Infatti la tinta è stata utilizzata spesso in pellicole cinematografiche: Vertigo-la donna che visse due volte-, Eyes Wide Shut, Suspiria, giusto per citare qualche titolo. Il rosso indica il sangue quanto la passione, l’amore, il fuoco. Ed è proprio quest’ ultimo elemento che si accende in Louise facendogli desiderare ardentemente la
Orfana di madre, vive con suo padre, con il quale non ha alcun tipo di rapporto e confidenza. Le sue giornate sembrano essere monotone, piatte. Per sfuggire da tale quotidianità, da un matrimonio organizzato con il figlio del meccanico e da un futuro tutt’altro che roseo, si presenta un giorno ad un colloquio di lavoro come segretaria, presso un’agenzia di assicurazioni gestita dal signor Louis Echard, un uomo tanto affascinante quanto rigidamente impostato. Per conquistare la fiducia del dirigente decide, durante l’incontro, di mostrargli la sua grande dote: una strepitosa rapidità nello scrivere a macchina. È proprio grazie a questo suo particolare talento che Louis si convince ad assumerla; sebbene con delle riserve. Il suo capo pretende che partecipi ai campionati di dattilografia e che li vinca, tutti. Si inizia con il regionale, poi il nazionale e infine il mondiale. Per fare ciò la segretaria è costretta a trascorrere mesi tra lavoro ed esercitazioni serali, che saranno vigilate dallo stesso Louise e che si svolgeranno presso la sua abitazione. Rose, donna “moderna” briosa e spumeggiante, affronta con tenacia la sfida e svolge regolarmente i compiti assegnati da quel severo dirigente che tanto l’ ammalia. Tutto resta sospeso in un ambiguo rapporto: convivere, conoscersi, capirsi e forse amarsi ma allo stesso tempo dover mantenere i ruoli e restare duramente concentrati e inflessibili. Qualcosa cambia la sera che Rose, provando il vestito con cui partecipare alla successiva gara, decide di indossare un abito rosso. Il colore scelto dagli sceneggiatori Régis Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt non è affatto casuale. Infatti la tinta è stata utilizzata spesso in pellicole cinematografiche: Vertigo-la donna che visse due volte-, Eyes Wide Shut, Suspiria, giusto per citare qualche titolo. Il rosso indica il sangue quanto la passione, l’amore, il fuoco. Ed è proprio quest’ ultimo elemento che si accende in Louise facendogli desiderare ardentemente la
donna posta davanti a
sé. In quell’istante fallisce la sua capacità di mascherarsi dietro un personaggio: cala il
sipario e per un attimo lui smette di
recitare.
Sebbene il titolo
italiano “Tutti pazzi per Rose” ricorda fortemente la commedia americana “Tutti pazzi per Mary” e
la fiction “Tutti pazzi per amore”, e
dunque risulti assolutamente inflazionato e sia causa di perplessità, il profumo del vintage è invece sicuramente un elemento
capace di richiamare l’ attenzione e persuadere uno spettatore innamorato di
quella specifica epoca e delle sue peculiarità. Il film, ambientato nel 1958-1959,
ricrea un’atmosfera che
indiscutibilmente rievoca una sorta di nostalgia per un gusto, una
delicatezza e
un’eleganza probabilmente oggi troppo rari. Leggero, francese per molti versi, ma hollywoodiano per altri. Viene
mostrata una fotografia di Audrey
Hepburn ma si sente l’odore dell’icona Marilyn Monroe e di tutto un periodo perfettamente rappresentato
attraverso un lavoro meticoloso per quanto
concerne la ricerca di quei costumi, delle pettinature, delle automobili
e ovviamente delle macchine da scrivere.
Il film inizia mostrando proprio il marchio
di quest’ultima: “Triumph”. E non è il solo inserimento pubblicitario; tuttavia,
i product placement risultano essere funzionali, in quanto ben amalgamati alla sceneggiatura del film.
Francesca Saveria
Cimmino
Proprio una bella commedia, ben fatta. Rosa
RispondiEliminaquero muito ver A Datilógrafa! Lorrayne
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