Film di Maria Sole
Tognazzi, interpretato da Margherita Buy nei panni di Irene, un’ispettrice
alberghiera.
Vivere in non-luoghi,
vivere da soli. Libertà significa poter sbattere le ali serenamente senza
timore di invadere il territorio altrui e senza avere una meta precisa. Andare,
con se stessi, ovunque e sentirsi appagati. Una fortuna senza pari, ma
contemporaneamente un rischio. Il pericolo è quello di confondere
l’indipendenza, l’autonomia, il bastare a se stessi con la solitudine. Un
confine labile e una linea sottile dividono questi due concetti; sfumando
attraverso la malinconia che prima o poi si impossessa della mente umana e
rischia di farla cadere nella consapevolezza di esser tristemente un numero
primo.
Irene è una donna
forte, audace, fiera della vita che ha costruito faticosamente. Sua sorella
(Fabrizia Sacchi) è sposata e ha due bambine ma la sua vita sembra essere
noiosa e piatta; il suo migliore amico (Stefano Accorsi) sta per diventare
padre e a stento conosce colei con cui ha concepito. Ognuno ha una vita, ognuno
dei dolori e delle gioie conservati nel cassetto. C’è chi urla, chi resta in
silenzio e chi si adatta alla realtà cercando di colmare i vuoti con
meditazione, lettura e sport. Benessere e felicità sono parametri assolutamente
soggettivi, e questo è un messaggio del film chiaro e rilevante. Ciascuno
sceglie la propria strada, ognuno decide se e quando fermarsi; questo viaggio è
individuale e bisogna basarsi sull’istinto, sulle passioni; circondandosi di
positività o sforzandosi affinché si tenda a quest’ultima.
Non è facile
stabilire se la vita di Irene sia migliore o peggiore di quella di chi abbia
preferito condividere con qualcuno il cammino. La compagnia può essere il
miglior bastone, ma anche un fardello o una preoccupazione di troppo. Il
montaggio alternato tra il taxi in cui Irene gioca con le nipoti e il motorino
su cui è seduta sua sorella con il marito è una scelta di regia idonea se il
fine è quello di rappresentare attraverso le immagini una dualità e contemporaneamente una continua necessità
di confronto. L’uomo è un animale sociale; eppure convivere con “io, me e me
stessa” talvolta è la sfida più difficile da affrontare e da vincere.
Interessante la
fotografia, il soggetto e la sceneggiatura del prodotto filmico.
Francesca Saveria
Cimmino
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