Spoleto,
Festival dei Due Mondi. Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti. Venerdì 28 giugno 2013
Foto Andrea Kim Mariani |
Un pianoforte a coda
solennemente sollevato al di sopra del palco, in un gioco aereo intenso e
magico; la musica che inizia durante il suo “volo”, la musica che inizia senza
che nessuno lo suoni: è il pianoforte che suona autonomamente, è lui che “apre
le danze”, è lui che dà inizio allo spettacolo e lo fa come se fosse uno di quei
congegni che mette in moto un carillon. Un carillon intenso, espressivo e
solenne; un carillon che vede come protagonista la disperazione di un marito
abbandonato dalla moglie e che si rende conto che la vita non vale più niente
senza di lei.
Questo è “The Piano Upstairs”,
spettacolo, in qualche modo, di Teatro-Danza che ha aperto la cinquantaseiesima edizione
del Festival dei Due Mondi di Spoleto, prima assoluta che ha consacrato il
ritorno sul palco della danzatrice Alessandra Ferri, che ha curato anche le
coreografie, e che ha visto la regia del direttore artistico del Festival
Giorgio Ferrara.
Sullo sfondo si nota
una città dall’architettura moderna e anche fantasiosa: il luogo della
rappresentazione è quindi quasi fiabesco, a-spaziale, a-temporale, questo per
rappresentare le splendide visioni che troviamo sul palcoscenico; “visioni”,
certo, perché quello che vediamo è il frutto immaginario della mente del
disperato marito (Boyd Gaines), che ha perso sua moglie. Si aggira spaesato sul
palcoscenico, vestito elegantemente ma allo stesso tempo trascurato; i suoi
occhi sono persi nel vuoto, la sua disperazione si alterna a momenti di
umorismo – molto bravo l’attore a entrare sapientemente in questa dimensione.
Alessandra Ferri è la moglie che appare sul palcoscenico accompagnata da tre
danzatori – Attila Csiki, Stephen Hanna, Andrea Volpintesta - ed è ormai diventata
solo una visione, un ricordo, un sogno, un incubo, un tormento. Ma riuscirà
alla fine il marito a riconciliarsi con la moglie? Sembra di sì, perché nel
finale i due si ritrovano abbracciati, come un tempo, mentre il pianoforte
ricala sul palcoscenico, come a sancire la fine del “carillon”. Si tratta della
realtà, oppure, ancora una volta, della visione tormentata del marito? Lasciamo
la risposta in sospeso.
Straordinario ritorno
di Alessandra Ferri, che veramente ci emoziona con la sua fluidità corporea,
con la sua capacità di esprimersi in un modo tanto inteso con il proprio corpo,
con la sua “semplicità”, con cui riesce a fare diventare tutto così naturale da
porsi in una posizione di estrema vicinanza con le emozioni del pubblico. Le
coreografie da lei create – che uniscono passi di danza classica e moderna -
sono capaci di raccontare, di narrare le situazioni della vicenda, capaci di
creare, attraverso la rituale ripetizione di passi e di figure, un’atmosfera di
sospensione, di cristallizzazione della messa in scena. Magnifico il momento in
cui la danzatrice danza su Chopin: comincia con i passi da balletto classico,
ma poi è costretta a fermarsi; ricomincia e ancora è costretta a fermarsi
disperata, come a volerci dire: la bellezza è finita, l’idillio amoroso è
finito, il romanticismo è finito, il sogno è finito… e adesso c’è spazio solo
per l’incubo.
Bravi anche gli altri
danzatori, che accompagnano i naturali movimenti della Ferri, e ottima anche la
prova di Boyd Gaines, le cui parole entrano in relazione con i movimenti della
danzatrice - da annoverare il suo splendido monologo sul finire dello
spettacolo.
Tutto sommato abbiamo
visto una bella prima a Spoleto, anche se non sempre la relazione tra l’attore
e la danzatrice risulta del tutto organica, proprio perché non è semplice
mettere in relazione due protagonisti che si avvalgono di due mezzi espressivi
diversi: uno della voce, l’altra del corpo.
La musica è
registrata e, benché riconosco non sia facile adattare gli spazi, ritengo che
uno spettacolo di questa portata necessiti di musica dal vivo. Inoltre, infine, non smetterò mai di dirlo,
anche se ho paura che dovrò dirlo in eterno, non ritengo opportuno l’uso del
microfono da parte degli attori – in questo caso da parte di Boyd Gaines -, ciò
toglie solo espressività ed emotività al gesto vocale.
Stefano Duranti
Poccetti
The Piano Upstairs
di John Weidman
da
un’idea di Alessandra Ferri
con
Boyd Gaines
e
Attila Csiki, Stephen Hanna, Andrea Volpintesta
musiche
Giovanni Allevi, John Cage, George Crumb, Morton Feldman, Fabrizio Ferri,
Philip Glass, Arvo Pärt
regia
Giorgio Ferrara
coreografia
Alessandra Ferri
scene
Gianni Quaranta
costumi
Luisa Spinatelli
luci
Daniele Nannuzzi
coordinatore
musiche Arthur Solari
aiuto
regista Gianni Santucci
assistente
alla coreografia Marco Pelle
professeur
de danse Philippe Beamish
coordinamento
progetto Lisa Weisinger Manne, Roberta Righi
understudy
Jesse Campbell
direttore
tecnico Ottorino Neri
direttore
di produzione Maya Dimova
coordinamento
direzione tecnica Daniele Di Battista
segreteria
tecnica Silvia Preda
assistente
al direttore tecnico Alessia Forcina
responsabile
luci Graziano Albertella
responsabile
settore macchinisti Paolo Zappelli
direttore
di scena Laurent Daniel Gerber
capo
macchinista Michele Colella
macchinisti
Generoso Ciociola, Massimiliano Marotta, Fabio Pibiri
capo
elettricista Roberto Gelmetti
operatore
consolle luci Fiammetta Baldisseri
elettricisti
David Baldoni, Umberto Giorgi
fonico
Luca Starpi
capo
attrezzista Patrizia Valentini
attrezzisti
Maurizio Salvatori
responsabile
sartoria Chiara Crisolini Malatesta
sarte
Claudia Zampolini, Serenella Orti, Marian Osman Mohamed, Giuliana Rossi
costumi
Brancato Costumi Milano
calzature
Pompei
responsabile
trucco e acconciature Roberto Maria Paglialunga
elementi
scenografici Tecnoscena s.r.l
scenografia
Staff Tecnico Festival dei Due Mondi
responsabile
Claudio Balducci
macchinista
costruttore Enrico Calabresi
pittori
scenografi Moreno Bizzarri, Silvana Luti, Marta Tazza
servizio
audio/video Sound Store di Luca Starpi – Spoleto
luci
Luce E’ S.r.l Firenze
sottotitoli/sopratitoli
Prescott
strutture
e servizi per spettacolo Atmo Divisione Gioform srl
pianoforti
Angelo Fabbrini
trasporti
GBANG S.r.l.
computer
regolazione luci E.T.C. Italia www.etcconnect.com
Si
ringraziano The Jerome Robbins Foundation & The Robbins Rights Trust,
Judith Hoffman, Margo e Allen London per il prezioso supporto al progetto negli
Stati Uniti.
produzione
Spoleto56 Festival dei 2Mondi
in
lingua inglese con sottotitoli in italiano
musiche
Arvo
Pärt, moderato Variation 1, 2, 3
Arvo
Pärt, Für Alina
Fabrizio Ferri, Clouds
John Cage, In a Landscape
Arvo Pärt, Für Anna Maria
Philip Glass, Suite II Orphée’s Bedroom
John Cage, A Room
Morton Feldman, Nature Pieces - 4
Arvo
Pärt, Fragile
Giovanni
Allevi, Jazzmatic
George Crumb, Dream Images (Love-Death Music) – Gemini
Fabrizio
Ferri, TV
Fabrizio
Ferri, Luna
Arvo
Pärt, Spiegel Im Spiegel (Mirror In Mirror)
dopo i suoi trentacinque spettacoli di addio alle scene direi che la coerenza non è proprio il suo forte. Lia
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